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08/05/2023 12:36:00

Trapani, operazione Alcatraz. Revocato l'arresto per Beninati, ma resta in carcere

Dopo Roberto Santoro anche un altro indagato, nell'ambito dell'operazione Alcatraz, che portò alla luce un traffico di droga e telefonini al Pietro Cerulli di Trapani con la complicità di alcuni agenti, ha ottenuto l'annullamento dell'ordinanza di custodia cautelare in carcere. Si tratta di Giuseppe Felice Beninati.

Il tribunale del Riesame, infatti, ha accolto l'istanza del suo difensore, avvocato Salvatore Longo. A differenza di Roberto Santoro che è tornato in libertà, Giuseppe Felice Beninati, però, resta in carcere per altra causa.
Sono 30 in totale gli indagati nell'operazione Alcatraz. Per 22 di loro è scattato l'arresto. Le ipotesi di reato vanno dalla corruzione allo spaccio di sostanze stupefacenti.
Carabinieri a agenti del Nucleo regionale della polizia penitenziaria hanno scoperto all'interno della casa di reclusione trapanese un vero e proprio mercato clandestino di droga e telefonini.
In carcere è finito anche un ex agente: Giuseppe Cirrone.

Altri due suoi colleghi sono, invece, indagati. Un quarto - ritenuto il perno dell'attività corruttiva, Francesco Paolo Patricolo, è deceduto durante l'attività investigativa. Tra gli indagati anche l' ex comandante della polizia penitenziaria, Giuseppe Romano. Estraneo all'accordo corruttivo - telefonini e droga ai detenuti in cambio di denaro e prestazioni sessuali elargite, in particolare dalla compagnia di un recluso- è accusato di non aver denunciato il pestaggio subito da un recluso ad opera delle guardie.


Dalle indagini è emerso che al Pietro Cerulli i detenuti vendevano telefonini e spacciavano droga. Chi voleva avere un telefonino doveva sborsare 400 euro. A disporre di telefonini non solo detenuti comuni ma anche persone ristrette nel reparto di Alta sicurezza, come Nicola Fallarino esponente della camorra e Davide Monti affiliato alla Sacra corona unita. I telefonini arrivavano dall' alto con i droni che raggiungevano direttamente le celle. Il destinatario bastava che allungasse la mano oltre le grate e il gioco era fatto. Oppure venivano lanciati all'interno della casa di reclusione occultati in palloni di calcio. Ma erano anche i familiari che durante i colloqui riuscivano ad introdurli nascosti nelle scarpe che consegnavano ai detenuti. Gli stessi detenuti, poi, si davano da fare. Rientrati in carcere, dopo aver beneficiato di permessi, prima di varcare il portone del Pietro Cerulli facevano tappa in due attività commerciali nella zona dell'istituto penitenziario. Lì, si approvvigionavamo di droga custodita all'interno di oculi che " il corriere" ingoiava.


Ma ad alimentare il mercato clandestino del Pietro Cerulli erano anche i poliziotti corrotti che applicavano un tariffario: 300 euro per introdurre un micro telefonino, 600 euro per uno smartphone. L' agente più attivo era Patricolo che aveva problemi economici.
Droga e telefoni ai detenuti in cambio di denaro ma anche di sesso. E qui entra in ballo Giuseppe Cirrone. Faceva favori al detenuto Andrei in cambio di prestazioni sessuali che otteneva da Valentina, compagna del recluso.