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08/06/2023 07:05:00

Lesioni e rapina all'ombra della mafia, chiesta la condanna per quattro imputati di Vita 

  Ventinove anni di carcere sono stati complessivamente invocati dal pm della Dda Francesca Dessì per i quattro imputati di un processo, davanti il Tribunale di Marsala, per lesioni personali e rapina, con l’aggravante di avere favorito Cosa Nostra.

Alla sbarra sono quattro persone di Vita: Vito Musso, di 35 anni, figlio del capomafia locale Calogero Musso, che attualmente sta scontando una condanna all’ergastolo, Giuseppe Pipitone, di 48, Giovanni Pipitone, di 54, e Vito Leone, di 48.

La pena più severa (otto anni di carcere) è stata invocata per Musso, mentre per gli altri tre la richiesta è stata di sette anni ciascuno. Secondo l’accusa, i quattro, in concorso, il 5 marzo 2019, a Vita, “mediante violenza alla persona e minaccia, s’impossessavano delle chiavi dell’autoambulanza condotta da Enrico Perricone, sottraendole a quest’ultimo che le deteneva in quanto incaricato del servizio di soccorso sanitario in occasione di una manifestazione. Fatto aggravato perché commesso contro una persona incaricata di pubblico servizio”. Nella colluttazione, il Perricone, 46 anni, costituitosi parte civile, riportò un “trauma distorsivo al ginocchio destro”, con prognosi di guarigione di 20 giorni. La presunta vittima, residente a Vita, è stato presidente di un’associazione operante in campo sanitario che quattro anni fa ha anche subito un tentativo di furto. Non è stato mai realmente accertato perché gli furono sottratte le chiavi dell’ambulanza, ma dalle indagini è emerso che potrebbe essere stata un’intimidazione. Dopo la requisitoria del pm Dessì, ci sono stati gli interventi del legale di parte civile, l’avvocato palermitano Claudio Trovato, e di alcuni difensori: gli avvocati Francesco Salvo, per Giuseppe Pipitone e Leone, e Carlo Ferracane, per Giovanni Pipitone. Entrambi hanno chiesto l’assoluzione per i loro clienti, sottolineando le “numerose contraddizioni della parte offesa” e affermando che l’aggravante mafiosa non sussisterebbe in quanto si è trattato di “un