Secondo i dati forniti dalla Regione Siciliana e dalla Capitaneria di porto di Mazara del Vallo, le coste selinuntine in cui vietare la balneazione arriverebbero complessivamente a più di due chilometri.
Ma si è rischiato di arrivare a quattro. Praticamente quasi l’intera costa. Sì, perché oltre ai divieti relativi all’area portuale, alla foce dei due fiumi (Belice e Modione), alla zona del depuratore e ai tratti corrispondenti all’Acropoli e a tutta la via Marco Polo (questi ultimi interessati da dissesti idrogeologici), inizialmente si aggiungevano altri due tratti a causa del superamento dei limiti microbiologici: la Rocca di Calannino e la Pineta.
Ed infatti la prima ordinanza sindacale dello scorso 26 maggio il divieto di balneazione comprendeva anche questi altri due chilometri, in base ai valori di Enterococchi intestinali e di Escherichia coli oltre i limiti consentiti, effettuati dal 17 al 19 maggio scorso.
A limitare il danno è stato un secondo prelievo effettuato tra il 25 e il 27 maggio, che stavolta ha registrato i parametri molto al di sotto dei limiti. L’ufficio tecnico sta lavorando dunque ad una nuova ordinanza, con i seguenti divieti:
- 200 metri a destra e 200 a sinistra rispetto alla foce del fiume Belice
- 200 metri a destra e 200 a sinistra rispetto alla foce del fiume Modione
- 200 metri a destra e 200 a sinistra rispetto all’ubicazione del depuratore
- 500 metri nel tratto relativo al porticciolo
- Nei tratti di costa prospicienti l’intera via Marco Polo e l’Acropoli per complessivi 550 metri
Come dicevamo all’inizio, in questi ultimi due tratti di costa il divieto di balneazione è dato dal pericolo del dissesto idrogeologico, in base ad un’ordinanza della Capitaneria di porto del 2011 in cui, sino a nuovo ordine veniva vietato il “transito e la sosta di persone e/o cose, nonché la balneazione e la sosta di qualsiasi imbarcazione a motore, a vela o a remi nello specchio acqueo antistante fino ad una distanza di 50 metri dalla costa”.
Nella stessa ordinanza della Capitaneria, c’è scritto anche che il comune “è incaricato di eseguire periodici accertamenti allo scopo di controllare le evoluzioni geomorfologiche delle aree interessate, comunicando tempestivamente a questa Capitaneria di Porto ogni eventuale anomalia riscontrata”.
Al momento, l’impressione è che le ore disponibili per i tecnici degli uffici comunali siano insufficienti perfino per la redazione della nuova ordinanza.
Nell’attesa si può sempre fare riferimento alla nostra foto, tratta dalle mappe di Google, in cui abbiamo inserito le tratte interdette alla balneazione.
Egidio Morici