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15/06/2023 06:00:00

Castelvetrano. Le minacce di Martire all’imprenditrice, giudice chiede conciliazione

 “Tenga presente che lei ha già trascinato due cittadini italiani in un tribunale. Il processo penale è già una pena. Lei avrà sofferto una serie di cose per cui ha fatto denuncia, ma già nel momento in cui due persone vivono per un anno o due con la spada di Damocle di una condanna, questa è già una pena”.

Sono le parole del Giudice Bruno Vivona nell’udienza di ieri al tribunale di Marsala, rivolte alla signora Beya Merikech, nel chiederle se ci siano spiragli per la remissione della querela nei confronti del politico castelvetranese Calogero Martire e del sindacalista Andrea Vanella. Questi ultimi sono stati rinviati a giudizio per averla minacciata per costringerla a tornare in Tunisia, suo paese d’origine e cedere loro la gestione dell’Hotel Miramare di Marinella di Selinunte. Oltre a concedere il diritto di passaggio dal cancello di casa propria  al relativo ristorante, già concesso in affitto alla Selin Tourist e dotato di un altro accesso dalla pubblica via (ne avevamo dato notizia qui),

 

La signora Merikech, al momento non sembra aver escluso la possibilità di ritirare la denuncia. Ma ha tenuto a precisare di essere anch’essa una cittadina italiana, “un’imprenditrice che paga le tasse, in Italia da 35 anni. E se oggi sono qui – ha affermato - non è perché voglia fare perdere tempo a qualcuno. Ho un albergo da gestire e anche oggi avrei avuto da lavorare”.

Ho ricevuto due anni e mezzo di minacce – ha aggiunto, rispondendo al giudice - All’inizio ho fatto finta di non sentire, ma poi mi è stato detto di tornarmene in Tunisia, che ormai sono una donna sola, che sono una vedova e che devo stare attenta anche a mio figlio. E allora ho detto basta e ho denunciato”.

 

Quella di ieri è stata dunque un’altra occasione per una nuova conciliazione tra le parti, anche attraverso i propri legali (Martire era assente) che si sono detti disponibili a trovare una soluzione. A difendere Calogero Martire sono gli avvocati Giuseppe Ferro e Giovanna D’Angelo; Andrea Vanella è difeso dall’avvocato Antonino Salmeri; L’avvocato Caterina Bivona difende invece la signora Beya Merikech.

Oggi, con la riforma Cartabia, anche il reato di tentata violenza in concorso è diventato procedibile a querela di parte. “Dal momento che questi processi costano ai cittadini italiani tanti soldi – ha ribadito il giudice - in un’ottica di risparmio erariale, le sto chiedendo se oggi c’è la possibilità di mettere qualche semino”.

E davanti al comprensibile timore della donna per il proprio futuro, il giudice le ha assicurato che non verrà lasciata da sola, grazie al proprio avvocato che tutela legittimamente i suoi interessi.

C’è la possibilità di chiudere questa vicenda – ha chiesto alla signora - per il passato ma anche per il futuro, perché non avvengano più queste cose che lei ha denunciato ma che io devo accertare?

 

L’udienza è stata rinviata al prossimo 11 luglio.

Certo, è difficile che un possibile accordo per la remissione della querela possa non contemplare la consapevolezza della controparte di aver effettivamente pronunciato quelle parole di minaccia, come “La pagherai cara” o “Vi finisce male”, per citarne qualcuna. Parole molto pesanti, soprattutto se dette ad una donna. Soprattutto se proferite da Calogero Martire, ex candidato sindaco che potrebbe ricandidarsi alle prossime amministrative e da Andrea Vanella, responsabile dell’Ufficio vertenze legali della Cgil Sicilia.

 

Egidio Morici