Se ci fosse un novello Pier Paolo Pasolini, oggi, nel nostro Paese, questo grande intellettuale scriverebbe, qualcosa del tipo "Le ceneri di Berlusconi" o "Le ceneri di Silvio", se vogliamo, data la confidenza che - nell'italico orbe terracqueo - tutti avevamo con l'imprenditore / politico da poco scomparso.
Questo lavoro, "Le ceneri di Silvio", comincerebbe con un affresco, o un ragionamento.
E il ragionamento è il seguente. Solo in Italia, tra le democrazie occidentali, esiste un principio, per tutti scontato, in base al quale, se muore un Senatore della Repubblica, eletto con il voto diretto in un collegio uninominale, la scelta su chi debba prendere il suo posto viene presa non dal partito, o dalla coalizione, ma dalla stessa famiglia del defunto, che ne dispone quasi fosse un asset della già copiscua eredità.
E' quello che sta succedendo in questi giorni. Morto il senatore della Repubblica Silvio Berlusconi, si dovranno convocare a breve le elezioni nel collegio Monza - Brianza, in Lombardia, per eleggere il suo successore. E ogni giorno i leader del centrodestra si affannano a dire che tutto è prematuro, indelicato (come è indelicato ogni discorso su Berlusconi che non ne esalti la figura di grande statista e comunicatore, in questi giorni, pare ...) e che comunque deciderà la famiglia, cioè i figli Piersilvio e Marina. Quindi, è una famiglia a decidere chi diventa Senatore. Neanche i Savoia, ai tempi, potevano tanto. Potrebbe essere il fratello Paolo, o il fido Adriano Galliani. Viene da dire, allora, perchè votare? Fate scegliere direttamente a loro, ai parenti stretti, e andiamo avanti.
La vicenda non è secondaria. Perchè tocca un punto cardine della democrazia, è come se l'elettore non contasse nulla. Ma la colpa non è tanto dei Berlusconi o di chi, nel centrodestra e in Forza Italia, ragiona nell'ottica del partito del padre - padrone. La colpa, per me, è ancora una volta dell'opposizione. Perché vedrete che di fronte a questa opportunità, conquistare in autunno un collegio alle elezioni suppletive, il Pd ed il centrosinistra opporranno una candidatura morbida, materasso, per non disturbare il manovratore, ancora una volta. Come è sempre stato.
Se Berlusconi è diventato Berlusconi, in questi anni, il nuovo Pasolini che si appresta a scrivere le "Ceneri di Silvio", dovrebbe ribaltare infatti il campo, e dire che è merito anche del centrosinistra. Parto da lontano. Io, ragazzino, che non capisco perché, di fronte ad un conflitto così enorme tra interessi privati e cosa pubblica, il centrosinistra giochi di tacco e punta. Poi, nel 2001, ascolto Luciano Violante dire in un intervento in Parlamento testuali parole, durante un dibattito, rivolgendosi ad un collega: "Onorevole Anedda, la invito a consultare l’onorevole Berlusconi perché lui sa per certo che gli è stata data la garanzia piena – non adesso, nel 1994 – che non sarebbero state toccate le televisioni… Durante i governi di centrosinistra il fatturato di Mediaset è aumentato di 25 volte». E mi ricordo anche di uno strepitoso Guzzanti / Rutelli, che non faceva altro che dire: "Silvio, ricordati di chi ti ha voluto bene!".
Torniamo a Violante. Lo spiego meglio. L'ex presidente della Camera, punto di riferimento della sinistra, ha promesso apertamente a Silvio Berlusconi, che rappresentava un conflitto di interesse permanente tra pubblico e privato in poiltica, che loro non avrebbero mai toccato le sue televisioni, e poteva stare tranquillo. E così è stato.
Ma arrivo fino all'ultimo, ad una cosa che mi tocca da vicino. Perché ricordo ancora una volta che l'ultima compagna di Berlusconi, Marta Fascina, è stata eletta deputata all'uninominale nel collegio della mia città, Marsala. Se Berlusconi ha deciso di candidarla qui, e non altrove, è perchè aveva garanzie del mille per cento che la sua donna sarebbe stata eletta. Zero rischi. Ed infatti il Pd ha rifiutato di candidare qualche esponente politico locale, un sindaco, qualche imprenditore o giovane attivista, di quelli insomma conosciuti, che avrebbero dato corpo e anima per la causa (e magari avrebbero vinto le elezioni), per sacrificare invece il volenteroso presidente dell'assemblea regionale del Pd, ma fuori dal contesto e dal territorio. Persona bravissima, e degnissima, ma che si muoveva in un territorio che non conosceva, senza mezzi e senza speranze. E' stato fatto apposta.
Perchè nessun ragionamento su Berlusconi e le sue ceneri sarà mai completo, senza quest'altra porzione di analisi, di chi poteva contrastarlo e ha fatto finta, di chi era a busta paga più o meno in maniera trasparente. Di chi ancora, in suo nome, anche dopo la sua nome, farà i suoi interessi. E magari ti dirà, per giustificarsi: "... però era un bravo comunicatore".
Giacomo Di Girolamo