Continua il dibattito su mafia e concorso esterno. Dopo le parole del ministro Nordio, mentre, dalla maggioranza, Fratelli d'Italia cerca di gettare acqua sul fuoco, la polemica continua.
"Sul problema del concorso esterno comprendo benissimo sia le valutazioni del ministro Nordio, sempre molto preciso, sia le critiche che possono arrivare. Però mi concentrerei su altre priorità" dice la premier Giorgia Meloni.
La querelle sul concorso esterno agita e divide ancora la maggioranza, ma Nordio insiste: “Non vi è alcun cedimento nella lotta contro la mafia, ma c'è un'esigenza di certezza del diritto perché insisto nel dire che la stessa parola 'concorso esterno' è un ossimoro, un ossimoro così evidente che parte da una contraddizione lessicale della lingua italiana: concorrere deriva da concurrere, correre insieme, stare insieme, stare dentro, mentre estraneo deriva da extra, stare fuori, quindi non ha senso mettere insieme chi sta dentro con chi sta fuori, o si sta dentro o si sta fuori”. Ricordando il suo passato di pubblico ministero il ministro dice: “Quando ho diretto l’inchiesta sulle Br venete negli anni 80 abbiamo sempre contestato il reato associativo anche a chi si prestava a semplici contatti, dal soccorso medico al volantinaggio, e li abbiamo tutti fatti condannare come appartenenti alla banda armata”
“Tra il 2002 e il 2006 - dice al Corriere - ho presieduto la commissione per la riforma del codice penale con autorevoli accademici, magistrati avvocati, e ho studiato tutto ciò che era stato scritto in materia“. E ancora: “La commissione ha concluso che il concorso esterno andava tipicizzato con una norma ad hoc, perché non esiste come fattispecie autonoma nel codice, ma il frutto di un’interpretazione giurisprudenziale che coniuga l’articolo 110 sul concorso con il 416 sull’associazione”.
In occasione delle celebrazioni per l'anniversario della strage di Via D'Amelio abbiamo intervistato Marcello Saladino, presidente vicario del Tribunale di Marsala.
Ecco cosa ci ha detto.
Sul concorso esterno, questo è invece quanto ha detto di recente il procuratore aggiunto Sebastiano Ardita: "Pensare di abolire il concorso esterno sarebbe un atto sconsiderato sul piano politico-criminale ma anche su quello giuridico perché il concorso esterno è un’applicazione dell’articolo 110 del codice penale. Se si dovesse modificare il 110, dovrebbe anche modificarsi e rendersi impossibile il concorso del basista nella rapina, quello del mandante in un omicidio. E’ complesso operare sul concorso esterno. Lo si dovrebbe fare tipizzando il concorso esterno. Il concorso esterno è in questo momento oggetto di un’interpretazione minimalista da parte della Cassazione. Un’interpretazione che lo riduce al minimo perché la responsabilità è enorme della giurisprudenza di stabilire la soglia del concorso esterno. Se lo si tipizzasse aumenterebbe la possibilità di essere coinvolti nella fattispecie di concorso esterno. Quindi è difficile dal punto di vista giuridico e sarebbe sconsiderato dal punto di vista delle politiche criminali abolirlo. D’altra parte si sente dire che il concorso esterno condiziona la classe dirigente. Io ritengo francamente quest’affermazione infondata. Io dico che una classe dirigente con la schiena dritta, distante dai soldi facili e dai rapporti con la mafia non ha niente da temere dal concorso esterno".