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29/07/2023 06:00:00

La mafia, la droga, la strage di giovani: 40 anni fa Rocco Chinnici aveva capito tutto

 40 anni fa Palermo diventava Beirut. 

Il 29 luglio 1983 un'autobomba in via Pipitone Federico fece saltare in aria il capo dell'ufficio Istruzione, Rocco Chinnici, due uomini della sua scorta e il portiere dello stabile in cui viveva. Con lungimiranza e grazie al lavoro di squadra mise le basi al Maxiprocesso, ma capì anche prima di altri la necessità di sensibilizzare studenti e società civile contro Cosa nostra

Ma c'è un aspetto particolare di Rocco Chinnici: aveva capito tutto. Sulla mafia, la droga, i giovani siciliani che morivano. Lo racconta in un bellissimo libro, "La notte della civetta" (pubblicato da Zolfo) Piero Melati.  "Falcone guardava la mafia verso l’alto: le banche svizzere, i riciclaggi, gli equilibri interni alle “famiglie”, i legami tra boss e grande potere. Seguiva gli assegni. Chinnici era ossessionato dalla strada. Non gli sfuggiva mai il collegamento tra quei livelli più sofisticati studiati da Falcone e quel che si consumava nel giardino di casa della città. Ma proprio per questo a colpirlo non era tanto l’albero avvelenato, ma i suoi frutti mortali: le fontanelle, le siringhe, i ragazzi che si bucavano".

Chinnici comprese pienamente la portata del capovolgimento sociale della narcoeconomia. «Aveva chiara la misura dell’aumento geometrico di quella peste - dice Melati - Lo ascoltavano con insofferenza, lo accusavano quasi di non parlare d’altro. È stato l’unico a dire con coraggio che le vittime di overdose erano vittime di mafia. Ha assistito e reagito al massacro di una generazione, quella delle occupazioni universitarie del ’77. Questo dolore riguarda tutti ma non lo codifichiamo in nessun libro di storia. È stato un effetto del trasferimento dei laboratori di Marsiglia, che furono nulla rispetto alle raffinerie di droga in Sicilia».

Di questo ed altro abbiamo parlato proprio con Piero Melati.