Continua il nostro racconto sui fatti accaduti a Trapani dal 2013, al 2019: il tentato omicidio di un uomo Domenico Cuntuliano, da parte di un conoscente, Gaspare Gervasi, e la "scoperta", dopo anni, che in realtà il mandante dell'agguato era il cognato di Cuntuliano, niente di meno che il noto imprenditore "antiracket" trapanese Matteo Bucaria. Abbiamo raccontato la scena del delitto, le indagini vecchie, quelle nuove, e come in realtà qualcuno già sapeva da tempo la verità su quel delitto, dettato da motivi prettamente economici.
Ma Bucaria perché aveva bisogno di soldi? Secondo le indagini della Squadra Mobile (ma tutto era già stato accertato dalla Guardia di Finanza in un rapporto di anni fa, sfociato poi in un processo per bancarotta fraudolenta …) è emersa la partecipazione di Bucaria in molte società formalmente non sue (ma di fatto si). Ad esempio la Ediltecnica, che ha come amministratore proprio Cuntuliano, la famosa Cogema srl, che ha come amministratore un uomo di fiducia, Antonino Vattiata, e dove Bucaria risulta essere un semplice dipendente. Questo accade perché Bucaria è interdetto dall’attività di impresa, è stato dichiarato fallito e poi condannato per bancarotta fraudolenta, nel 2019.
Nel 2013, in un anno, Bucaria prosciugherà il conto del cognato. C’è anche una polizza sulla vita, sottoscritta alle Poste, di Cuntuliano, che vede come beneficiaria la sorella Rosa. La firma però è falsa. Quindi, se Cuntuliano muore, non solo evita di scoprire che mancano i soldi, ma la sua assicurazione sulla vita permetterà ulteriori somme...Per dovere di cronaca, va detto che Rosa Cuntuliano ha negato di aver rubato i soldi del fratello, e che in realtà c’era una lite per motivi ereditari. Non è riuscita però a spiegare, durante i processo, perché avesse preso quei soldi.
E pensare che Cuntuliano, all'inizio, si fidava davvero del cognato. E’ da lui che va dopo il tentato omicidio. Vuole anche chiedere un risarcimento danni a Gervasi, ma Matteo Bucaria gli dice che non è il caso. Quando aveva avuto l’incidente, nel 2009, il cognato gli era stato molto vicino. Ed aveva curato lui personalmente le pratiche per il risarcimento danni (salvo nascondergli l’entità reale del risarcimento: nessuno dirà mai a Cuntuliano quanto era invece l’effettivo ammontare dei soldi ricevuti).
Indicativo è il ruolo dell'avvocato Michele Cavarretta. Conosce Bucaria da 25 anni. Lo ha assistito in diverse cause. Cuntuliano, invece, lo ha seguito solo per l’incidente - ne ha guadagnato una "parcella" da 55mila euro - e dopo il tentato omicidio.
L’incarico per chiedere i danni dopo l’incidente stradale gli fu dato da Bucaria (il cognato era grave, in ospedale). La controversia si chiuse con ben 620mila euro di risarcimento. L’atto venne firmato, al suo cospetto, nel Settembre del 2011 “nella piena consapevolezza della somma effettivamente ricevuta” dice l’avvocato. La sua parcella era di 45mila euro, sulla carta. Si arriva a 55mila, perché c’erano anche da pagare l’opposizione contro una multa (a quanto pare salata ...) e il procedimento penale contro l’investitore. Curiosità: Cavarretta non fece fattura. 55mila euro in nero vennero versati sul conto della madre, occultando la somma al fisco, e alla Cassa forense.
Cuntuliano non sembra proprio un fulmine di guerra, ha i suoi tempi per capire le cose. Ma anche lui, anni dopo l’attentato, arriva a sospettare del cognato. Soprattutto quando riceve una strana visita, in piena notte. Uno sconosciuto, bussa alla porta, e, senza entrare, da dietro, gli dice che il mandante del suo tentato omicidio è il cognato”: “Ascolta ... senza parlare e senza aprire … denuncia a tuo cognato …”. Secondo Cuntuliano l’uomo misterioso è sempre l’ex poliziotto Francesco Pellegrino.
Nel 2020 Gervasi perde la pazienza e, a sette anni dal tentato omicidio, cerca in tutti i modi di mettersi in contatto con Bucaria. Fino alle famose lettere sequestrate in carcere, nelle quali, come abbiamo già raccontato su Tp24, di fatto Gervasi ammette il patto criminale con Bucaria.
Le indagini ripartono, Cuntuliano viene convocato dalla Squadra Mobile. Mentre è in auto, e parla con il cugino, l’ex finanziere Dino Liberale, proprio dei soldi che il “Carcarazzo” (cioè Gervasi) pretende da Bucaria. Quel giorno Cuntuliano, comunque, rivela che sa che è stato il cognato a “farlo sparare”. E in famiglia lo sanno tutti.
Dal momento del ritrovamento delle lettere, Gervasi collabora. E fa ritrovare anche l’arma del delitto, sotto una pietra, all’interno di un uliveto.
Gervasi racconta che ricevette l’incarico da Bucaria di uccidere Contiliano perché gli aveva spiegato che c’erano troppi dissapori familiari e continui litigi con sua madre. Accetta, ma non vuole utilizzare i suoi fucili da caccia. Dice che è Bucaria che gli trova l’arma, un vecchio fucile a canne mozze, con le cartucce . Compenso: 50mila euro, e 1000 euro al mese ai familiari. Concordano di compiere l’omicidio la settimana prima di Pasqua, mentre Bucaria è in vacanza a Praga con la moglie. Il resto lo abbiamo già raccontato. Gervasi dice anche che Cuntiliano aveva pensato ad un incontro a sfondo sessuale, tanto da portarsi dietro dei fazzolettini, una volta sceso dalla macchina, e quando vide il fucile puntato contro gli propose mezzo milione di euro per dissuaderlo. Gervasi dice che a quel punto ha sparato due colpi, uno al torace e uno all’addome, per lasciarlo in vita, perché aveva capito che Bucaria lo aveva ingannato sui reali moventi dell’agguato. Poi è scappato.
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