"Le variazioni di Giuditta", di Sabrina Sciabica, è un inatteso raggio di bellezza in questa epoca impaziente, superficiale e rovinosa.
Quest’opera è caratterizzata da una scrittura rilassata e avvincente. Il racconto, sin dall'inizio, è esposto in modo familiare e coinvolgente ed il lettore può divorare i primi capitoli del libro tutto d'un fiato, senza esitazioni. La prosa è semplice, mai banale, scorrevole, ben ritmata: sembra di
avere tra le mani il copione di un cortometraggio.
L'autrice, a suo agio, non avverte la necessità di stupire il lettore, consapevole dei contenuti; ha ben trattato argomenti non banali osando riferimenti ad un enorme 1984 cui sembra dare concreto seguito e realtà.
I molteplici ingredienti dello scritto sono stati amalgamati senza forzature e l'ambientazione, leggermente futuristica (e poco elaborata), passa in secondo piano ma è bastevole a creare atmosfera e credibilità.
Elemento centrale del racconto è la donna, emblema eterno di fertilità, che elabora la realtà che la circonda per trasmutarla, attraverso segrete alchimie, in vita e libertà. Donna che tutto può, solo a patto di riuscire a far germogliare il seme dell'amore eternamente custodito in sé.
Donna fragile ma forte, che riesce a farsi strumento, che non tradisce mai se stessa né la sua natura. L’uomo, occhio di dio sulla terra, orbita attorno alla donna, anch'egli assoggettato all'onnipotente legge dell'Amore. E la famiglia: istituzione custode di radici storiche e sociali,
anima della società, colonna portante della storia umana.
Una umanità, quella presentata, incline alla decadenza, che deve trovare la forza di ricostruire la bellezza perduta in una società distopica che riflette, invero, attualissime pieghe disumanizzanti.
In tal senso, tra le righe c'è più di quanto scritto; Gli scontri sociali raffigurati riportano alla mente i recenti fatti dei portuali di Trieste e le manifestanti capitoline strumentalizzate e travolte da volontà subdolamente occulte, camuffate da verità “ufficiali”, tutte allineate. Un attualissimo
"nuovo ordine" che sembra muovere le più svariate e, fino a poco tempo fa, insospettabili figure istituzionali.
Come nella distopia dipinta da Orwell, l'elemento di divisione e manipolazione utilizzato dalla propaganda è la paura, veicolata e controllata attraverso una sapiente gestione dell'informazione.
Ma, sottomessa alla onnipervadente legge dei domini di coerenza, la natura dell'uomo può vibrare all'unisono trovando la forza di coesione celata dentro chiavi universali. L'autrice propone l'arte, in tutte le sue forme espressive, come strumento di riscoperta ed unione. Arte come elemento di risonanza dell’anima, elemento espressivo interculturale unificante.
Il mistero della vita viene eternamente rilegato allo spirito, guida interiore onnipresente, coscienza troppo spesso impolverata.
Le realtà editoriali accennate, certamente autobiografiche, sono indizio di autoreferenzialità: l'autrice impersona Giuditta, che, brandendo una spada, la penna, riesce a premettere trattarsi di storia di pura fantasia pur restando fedele alla propria anima, con un racconto che ispira i
cuori e dona speranza.
Essa impersona il sacrificio della sottomissione protesa all'ideale della verità, facendosi cavallo di troia umano, strumento della battaglia finale.
Inaspettata quanto gradita, la traccia artistica offerta a margine, che ripercorre i riferimenti pittorici narrati nello scritto: i corrispondenti riferimenti musicali sarebbero stati oggetto di gradito bonus.
L'autrice ha dato prova di maturità, di spessore, di capacità narrative probabilmente innate. Nessun protagonismo, tutt'altro: mano ferma e cuore. Sabrina Sciabica ha mostrato essere a proprio agio anche nel disvelare l’energia imbrigliata dentro storie archetipali, racchiuse in grandi opere d'arte, dando prova di ricettività artistica e padronanza espressiva, in questo scritto che, a ben vedere, ha il taglio di un saggio in chiave narrativa.
Luca Algozino