Riprende oggi il processo - sono attese le conclusioni - ad Andrea Bonafede, uno dei favoreggiatori del boss Matteo Messina Denaro. La posizione dell’operaio del comune di Campobello di Mazara e cugino omonimo di colui che ha prestato l’identità a Matteo Messina Denaro, si è ulteriormente aggravata.
Era stato arrestato con l’accusa di aver ritirato per conto del boss le ricette firmate dal medico, Alfonso Tumbarello. L’uomo si è sempre difeso dicendo di aver fatto un favore a sua insaputa. La procura di Palermo, però, ha acquisito nuovi elementi ed ora Andrea Bonafede, arrestato per essere uno dei fidati complici del boss di Castelvetrano catturato lo scorso 16 gennaio dopo 30 anni di latitanza, è ritenuto dall’accusa un "uomo d'onore e non un semplice favoreggiatore".
"Per la Procura Bonafede deve rispondere di associazione mafiosa" - Nel corso dell’ultima udienza davanti al Gup del Tribunale di Palermo Rosario Di Gioia, la Procura ha modificato il capo di imputazione. Al favoreggiamento aggravato e alla procurata inosservanza di pena, si aggiunge il reato di associazione mafiosa. La Procura ha depositato nuovi atti da cui emergerebbe il ruolo di Bonafede che non si sarebbe limitato a ritirare le ricette dal medico Alfonso Tumbarello ma viene indicato come un punto di riferimento in altre attività dell’ex latitante. Attività che gli hanno consentito di mantenere i contatti sul territorio e continuare ad esercitare il potere.
"L’incontro con Messina Denaro, per Bonafede pura casualità" - L’impiegato del Comune aveva detto di non conoscere Matteo Messina Denaro. Il video che lo ritrae vicino al boss? Pura casualità – disse nel corso dell’interrogatorio – non si sarebbero parlati, né rivolti un saluto da lontano. Bonafede disse di avere ritirato le ricette dal medico Tumbarello, ma era convinto che fossero del cugino, l’altro Andrea Bonafede. Alle ore 14,36 del 13 gennaio scorso, tre giorni prima di essere arrestato, Matteo Messina Denaro se ne andava in giro tranquillamente a Campobello di Mazara. Nel filmato si vedeva Messina Denaro camminare per strada a piedi e salire su una Alfa Romeo Giulietta. Ad un certo punto arrivava Bonafede al volante di una macchina del Comune. Per la difesa dell’operaio, invece, c’è un sms con il quale Bonafede veniva incaricato di recarsi in via Galileo Galilei, a pochi passi dal luogo dell’incontro con Messina Denaro e lì doveva sostituire una lampada dell’illuminazione pubblica. Per i pm però le cose sarebbero andate diversamente.
"Non un semplice favoreggiatore ma organico a Cosa nostra" - Dai pizzini trovati nella gamba della sedia della casa di Rosalia Messina Denaro con gli appunti del diario clinico del fratello sono partite le indagini che hanno portato all’arresto del latitante. E da questi pizzini sono partite le indagini con il nuovo capitolo investigativo che ha convinto la Procura di Palermo a contestare il reato di associazione mafiosa ad Andrea Bonafede, ritenuto non un semplice favoreggiatore del boss castelvetranese ma uno dei fedelissimi su cui riponeva la massima fiducia. Ne sono convinti i pubblici ministeri, l’ex latitante si è rivolto a Bonafede nel momento di grandissima difficoltà.
La notizia della malattia e l’attivazione di una sim card - Il 3 novembre 2020 Messina Denaro viene a conoscenza di essere malato. All’indomani Bonafede ha attivato una sim card e l’ha inserita in un vecchio cellulare. I carabinieri del Ros agganciano la cella del telefonino che il 5 novembre 2022 ricade l’ospedale di Mazara del Vallo. Il 6 novembre i due cellulari sono ancora una volta posizionati uno accanto all’altro. E’ il giorno in cui Andrea Bonafede, cugino omonimo dell’operaio, colui che ha prestato l’identità al, esegue una visita in ospedale. In realtà si tratta di Messina Denaro. Dal 9 novembre i contatti si interrompono. La nuova linea è silenziosa. Il 13 novembre Messina Denaro viene operato la prima volta all’ospedale mazarese “Abele Ajello”, due mesi prima del secondo intervento alla clinica “La Maddalena” di Palermo. Il 14 novembre viene attivata una nuova utenza, sempre intestata a Bonafede l’operaio. Il 18 novembre la nuova sim e quella intestata a Bonafede agganciano una cella di Campobello di Mazara. Messina Denaro è tornato a casa.
Si aggravano sempre più le condizioni di salute del boss - Sono ormai "molto critiche" le condizioni di salute del boss Matteo Messina Denaro, ricoverato all'ospedale San Salvatore dell'Aquila per essere sottoposto alle cure specifiche per un tumore al colon che lo affligge da anni. Le condizioni generali sono in continuo peggioramento soprattutto per via del tumore al colon, ormai in uno stadio avanzato. Per questo Messina Denaro è ancora ricoverato nella cella dell’ospedale da oltre un mese, tra altissime misure di sicurezza. Da circa una settimana, il boss mafioso è nella cella del reparto per detenuti, che per l’occasione è stata ristrutturata. Prima del trasferimento, era stato curato in terapia intensiva.
In questo momento gli sforzi di medici e infermieri sono tutti dedicati alla gestione del dolore, conseguenza della gravità della patologia che affligge l'ex superlatitante.
Per questo viene sottoposto a cure specifiche con la somministrazione di farmaci che possano in qualche modo lenire la sofferenza e migliorare le condizioni generali dopo l intervento subito.
Sospesa l'istanza di scarcerazione - Non ci sono né conferme né smentite, invece, rispetto a un'indiscrezione filtrata ieri circa una presunta volontà del padrino di non essere rianimato in caso di necessità. Si tratta di un argomento assai sensibile che viene, per questo, trattato con la massima cautela possibile, rimanendo nelle competenze esclusive di pochissime persone. Quello che invece si sa per certo è che gli avvocati del boss avevano predisposto una istanza per chiedere la scarcerazione definitiva e la detenzione in ospedale, atto che è stato al momento sospeso proprio a causa dell'aggravarsi delle sue condizioni di salute.
Matteo Messina Denaro è stato sottoposto a un intervento chirurgico nel mese di agosto per gestire problemi di natura intestinale. A giugno era stato invece portato in ospedale per cure di natura urologica non strettamente collegate al tumore.