Quattro società, di cui tre nel settore edile ed una che gestisce l’intera area parcheggio e servizi del Parco Archeologico di Segesta, 16 rapporti bancari, 132 beni immobili e terreni e 24 automezzi per un valore complessivo stimato di oltre 12 milioni di euro.
Sono questi i beni patrimoniali che la Direzione Investigativa Antimafia ha confiscato - provvedimento emesso del Tribunale di Trapani, su disposizione del direttore della DIA - all'imprenditore di Vita, Francesco Isca, attivo nel settore delle costruzioni e nella produzione e commercializzazione di calcestruzzo.
Nei confronti di Isca è stata disposta anche la misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale di PS, per la durata di 3 anni e 6 mesi. Isca era finito agli arresti domiciliari a seguito dell’operazione “Phimes” del 2020, e nel 2021 aveva subito il sequestro degli stessi beni sempre su proposta del Direttore della D.I.A. (potete leggere qui).
Secondo la ricostruzione eseguita dal Tribunale, sulla base di indagini di polizia giudiziaria eseguita dalla Direzione Investigativa Antimafia, la pericolosità sociale di Francesco Isca, ritenuto vicino ai boss ma anche a Vito Nicastri e all'ex deputato Paolo Arata con i quali è entrato in affari, emergerebbe dal legame appunto di Isca con il capo della famiglia mafiosa del territorio Leonardo Crimi, dal quale risulterebbe che l’imprenditore abbia ottenuto sia le risorse finanziarie per avviare ed alimentare le proprie aziende che la “copertura” mafiosa per espandersi sul mercato, imponendosi nei lucrosi affari legati alla realizzazione delle grandi opere pubbliche a danno delle imprese concorrenti, alterando il corretto funzionamento del libero mercato e violando le regole della leale concorrenza.
Nel provvedimento di confisca eseguito viene descritta, la partecipazione dell'imprenditore in prima persona a numerosi episodi estorsivi a danno di imprenditori avversari.