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25/09/2023 12:10:00

Niente funerali per Messina Denaro. Sarà seppellito vicino al padre 

 Niente funerale religioso per Matteo Messina Denaro, morto questa notte per il tumore al colon che lo aveva colpito da tempo. L’ex boss di Castelvetrano aveva già espresso la sua volontà una decina di anni fa, ben prima di ammalarsi, nel suo stile: con un pizzino, che è stato ritrovato dai carabinieri del Ros nel covo del boss di Campobello di Mazara dopo l’arresto, il 16 gennaio scorso. Rifiuto ogni celebrazione religiosa perché fatta di uomini immondi che vivono nell’odio e nel peccato», si legge. «Non sono coloro che si proclamano i soldati di Dio a poter decidere e giustiziare il mio corpo esanime, non saranno questi a rifiutare le mie esequie».

Il pizzino risale a maggio 2013, quando la Chiesa proclamò beato il prete anti-mafia Don Pino Puglisi, ribadendo la lontananza con i mafiosi. «Il rapporto con Dio è personale, non vuole intermediari e soprattutto non vuole alcun esecutore terreno. Gli anatemi sono espressioni umane non certo di chi è solo spirito e perdono». E ancora: «Sono io in piena coscienza e scienza che rifiuto tutto ciò perché ritengo che il mio rapporto con la fede è puro, spirituale e autentico, non contaminato e politicizzato. Dio sarà la mia giustizia, il mio perdono, la mia spiritualità. Chi come oggi osa cacciare e ritenere indegna la mia persona non sa che non avrà mai la possibilità di farlo perché io non lo consento, non ne darò la possibilità».

Matteo Messina Denaro ha trascorso gli ultimi giorni di vita nel reparto detenuti dell’ospedale San Salvatore all’Aquila. Come per sua volontà, sancita dal testamento biologico, una volta entrato in coma irreversibile non è stato più alimentato e rianimato, ma solo sedato e idratato fino a quando il cuore ha cessato di battere. Nelle ore prima della sua morte, sono state rinforzate le misure di sicurezza all’interno e all’esterno della struttura ospedaliera: la sorveglianza è stata affidata a 15 membri delle forze dell’ordine, tra poliziotti, carabinieri, agenti della polizia penitenziaria, militari dell’esercito e finanzieri.

Intanto è cominciato l’iter burocratico per trasferimento della salma dall'ospedale dell'Aquila a Castelvetrano, dove sarà sepolto nella tomba di famiglia, accanto al padre Francesco, detto «Don Ciccio», anche lui ex latitante. Prima, però, il corpo dovrà essere sottoposto ad autopsia. Solo in seguito tornerà in Sicilia.

Durante le operazioni di tumulazione, le telecamere delle forze dell’ordine potrebbero filmare, per esigenze investigative, la cappella di famiglia del cimitero di Castelvetrano. Gli inquirenti verificheranno chi sarà presente all’ultimo addio all’ex boss.