Le famiglie siciliane hanno grandi difficoltà a riempire il carrello della spesa, non arrivano nemmeno alla terza settimana del mese. Gli alimenti e i detergenti per il corpo hanno avuto una impennata difficile da sostenere, i detersivi la stessa cosa.
Quel famoso carrello tricolore che avrebbe dovuto calmierare i prezzi è solo tanto fumo negli occhi, non c’è altro, si risparmia meno di 1 euro sul totale della spesa.
Frutta e verdura sono diventati quasi proibitivi per le famiglie, che fanno i conti con altre altre spese da fronteggiare.
Si lasciano le grandi marche per fare la spesa presso i discount, meno costo più prodotto, si cerca il risparmio. La riduzione dal carrello per le famiglie riguarda anche il pesce, che ha raggiunto prezzi troppo alti, pure per il semplice e umile pesce azzurro, detto pesce povero ma che di povero non ha più nulla. Le sardine si aggirano intorno ai 10 euro al kg, va peggio per il merluzzo ancora più caro. Inarrivabili il pesce per la zuppa. Frutta alle stelle, l’uva è quotata a 4 euro al chilo, va peggio per le castagne a 7, limoni inavvicinabili, proibitivo l’olio d’oliva, quasi 10 euro a litro.
I dati Istat, del rapporto povertà in Italia, uscito lo scorso 25 ottobre, consegnano un quadro desolante: nel 2022 in condizione di povertà assoluta ci sono poco più di 2,18 milioni di famiglie (8,3% del totale da 7,7% nel 2021) e oltre 5,6 milioni di individui (9,7% in crescita dal 9,1% dell’anno precedente) . Questo peggioramento è imputabile in larga misura alla forte accelerazione dell’inflazione.
Tra le famiglie povere il 41,4% risiede nel Mezzogiorno, il 42,9% al Nord.
La povertà assoluta in Italia interessa quasi 1 milione 269 mila minori, ci sono segnali di peggioramento per i bambini da 4 a 6 anni del Centro Italia e per quelli dai 7 ai 13 anni del Mezzogiorno.
Gli stranieri in povertà assoluta sono oltre un milione e 700mila, con un’incidenza pari al 34,0%, oltre quattro volte e mezzo superiore a quella degli italiani (7,4%). Campania, Calabria e Sicilia sono tra le prime dieci regioni in Europa con la quota più alta di persone a rischio povertà ed esclusione sociale, sono questi i dati pubblicati da Eurostat riferiti al periodo del 2022.
In Sicilia il 41,4% della popolazione è a rischio povertà ed esclusione sociale. Peraltro nelle stesse tre regioni del Sud Italia meno della metà della popolazione ha un lavoro stabile: in Sicilia solo il 46,2%, in Calabria il 47% e in Campania il 47,3%.
A pesare è la diseguaglianza: in Italia ci sono tre regioni tra le migliori dodici: Valle d’Aosta al 8,6%, Emilia Romagna al 9,6% e l’Umbria con valore intorno all’11%; dall’altro lato ci sono tre regioni tra le dieci peggiori e sono proprio Calabria e Sicilia, con valori oltre il 40%.
Le zone più povere d’Europa, dopo il Mezzogiorno, le si trovano nelle periferie della Romania e della Bulgaria, mentre le qualità di vita nelle regioni peggiori della Grecia o della Spagna sono comunque migliori rispetto al Sud Italia.
Ad Atene c’è una situazione sociale migliore rispetto a quella del Lazio, con un divario del 5%.