L'altra volta un amico mi raccontava di un progetto che voleva realizzare per l'educazione alla sicurezza stradale nelle scuole, e mi diceva, orgoglioso: "Coinvolgeremo anche degli influencer". E io pensavo: che strano, proprio degli influencer, in Italia, hanno fatto una strage in strada, a Roma, un paio di mesi fa, e però li cerchiamo per parlare ai ragazzi dell'importanza del casco. Boh.
Qualche giorno dopo, a seguito del terribile omicidio (no disgrazia, no tragedia: omicidio) di Giulia Cecchettin, il ministro dell' Istruzione ha annunciato dei corsi sull'"affettività" nella scuola, "coinvolgendo anche gli influencer". E io ancora: boh.
Parlavo di questo con un'amica insegnante, una prof seria e preparata, e mi diceva rassegnata: ma non lo capiscono che a scuola c'è già tutto? Platone, Omero, i classici, la letteratura, la filosofia, Shakespeare, non parlano già di tutto questo? Caricano gli studenti e la scuola di ore extra, per fare questi spot e pulirsi le coscienze, e sottraggono tempo a ciò che conta: lo studio, il sapere, la curiosità.
Ho ripensato ad una cosa che dico spesso: abolire i progetti sulla "legalità" nelle scuole. Perchè la legalità è un metodo, dico. E peggio mi sento con i corsi sulla "cultura della legalità". Che è una cosa che non esiste. Un altro spot. Ogni tanto al nord, quando mi chiedono di spiegare la mafia, mi trovo a citare i Promessi Sposi. Lì c'è tutto: l'omertà, la soggezione il boss padrone, la violenza,la chiesa omertosa e quella coraggiosa, la borghesia inetta e complice e quella responsabile. E' sbagliato dire che Manzoni è stato il primo a descrivere la mafia, non è questo il punto. Ma se io oggi so riconoscere la mafia è perchè ho letto (anche) i Promessi Sposi.
A me capita, nelle scuole, di assistere a cose sempre più aberranti: nomi di vittime che si mischiano a quelle dei carnefici, date sbagliate, pronunce sbagliate. Se questo accade è proprio perchè gli studenti, magari, vedono il film su Peppino Impastato (sto semplificando), ma poi al quinto anno, nel corso di storia, o, come si usa ora, di geostoria, si fermano alla seconda guerra mondiale. Gli manca la comprensione di mezzo secolo di mondo. Gli manca il sentimento del tempo. Perchè magari erano impegnati a dipingere le panchine rosse, a fare il murale sulla legalità, o hanno incontrato l'influencer.
Dobbiamo liberare la scuola. Vogliamo davvero fare qualcosa di concreto contro la violenza? Liberiamo la scuola. Facciamo studiare i ragazzi. E facciamogli posare lo smartphone, che soffoca le loro vite e li espone in modi che noi non possiamo neanche immaginare. Anche qui, c'è già tutto, in Diogene, ad esempio, e in un famoso episodio della sua vita. Si racconta che, incuriosito dalla sua fama e dalla personalità anticonformista, Alessandro Magno abbia reso visita al filosofo mentre quest’ultimo prendeva il sole in strada, offrendogli di “realizzare ogni suo desiderio”. Diogene, che viveva come un mendicante ed era stato esiliato dalla sua terra natale, avrebbe potuto approfittare per ottenere qualunque cosa, invece si limitò a chiedere ad Alessandro di “scansarsi dal sole”, lasciando tutti costernati: "Scansatevi dalla luce!". Tutti gli schermi con i quali oggi ci circondiamo sono diventati un'ombra che ruba la nostra attenzione, e il nostro essere umani, e quindi curiosi, desiderosi di sapere. Così vale pertutte le impalcature con le quali abbiamo circondato la nostra scuola. Scansatevi dalla luce, perché abbiamo bisogno di ristrutturare il nostro io interiore, la nostra relazione con l'altro. Scansatevi dalla luce, perchè abbiamo bisogno di capire.
Giacomo Di Girolamo