Il proprietario di un caseificio di via Porta Palermo ad Alcamo, dopo l'eplosione avvenuta lo scorso giugno, non lo adegua alle normative e per questo motivo gli è stata imposta la cessazione dell’attività.
L’incidente è avvenuto lo scorso 19 giugno, con una fiammata prima, seguita poi da uno scoppio, con danneggiamento dei locali. Il danno era stato limitato perché il titolare è riuscito a chiudere il gas procurandosi ustioni di primo e secondo grado.
Il tutto sarebbe partito da un fornellone, alimentato da una bombola Gpl. La deflagrazione ha provocato lo scoppio delle vetrate, il distacco dell’intonaco sul soffitto e il danneggiamento dell’impianto elettrico. Il titolare in seguito però non ha eseguito le opere di messa in sicurezza e in ordine degli impianti, per rendere il locale nuovamente sicuro per l’attività. I vigili del fuoco, infatti, avevano espresso la necessità di sospendere l’attività fino al ripristino degli impianti.
Ai primi di novembre, sono state richieste inormazioni inerenti le prescrizioni espresse, specificando che in assenza di riscontro entro 15 giorni l’esercizio dell’attività sarebbe stato oggetto di apposito provvedimento di divieto di prosecuzione. Nulla è stato presentato, e non si è potuto fare altro che procedere alla immediata cessazione dell’attività.
Il legale del caseificio, in una nota di replica a Tp24 scrive: "Il caseificio non è stato chiuso per i motivi da voi descritti poichè non vi è alcun provvedimento di divieto di prosecuzione dell'attività. Il titolare del Caseificio ad oggi è ancora in corso di trattamenti terapeutici e ciò non gli consente di lavorare. Il Caseificio potrebbe riaprire alla completa guarigione del titolare e ciò anche in altra sede".