Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
12/01/2024 06:00:00

"Così abbiamo salvato la mano al ragazzo di Alcamo la notte di Capodanno"

 Ha rischiato di perdere la mano, e anche la vita, il ragazzo di 18 anni colpito dall’esplosione di una “cipolla” la notte di Capodanno ad Alcamo.


Ma l’equipe di chirurghi del Policlinico "Paolo Giaccone" di Palermo sono riusciti a salvargli l’arto, ricostruendo tre dita (le altre due purtroppo le ha perse), con un intervento molto complicato durato otto ore.


“Non era un semplice petardo, è come se gli fosse esplosa in mano una bomba a mano. Poteva anche morire”, spiega il chirurgo Pierfrancesco Pugliese, a capo dell’equipe medica che ha operato il giovane la notte di Capodanno.


Chirurgo degli arti, Pugliese da anni si occupa di traumatologia, e ogni anno  porta avanti delle campagne di prevenzione e sensibilizzazione proprio contro i rischi dei “botti” di Capodanno. Un lavoro fatto a Palermo e non solo, assieme al nucleo artificieri.
“Quello che è successo al ragazzo di Alcamo fa parte di quelle casistiche che cerchiamo di prevenire nei nostri incontri”.
Il ragazzo di 18 anni la notte di Capodanno, in particolare, ha raccolto un petardo artigianale inesploso. In realtà si tratta di una vera e propria bomba a mano, la classica “cipolla”, che una volta lanciata non è esplosa immediatamente. Il giovane l’ha raccolta e gli è esplosa in mano. Gli effetti dell’esplosione sono stati devastanti. Il giovane è stato portato prima al pronto soccorso di Alcamo e poi al Policlinico di Palermo.

I primi soccorritori gli avevano fatto capire che il rischio di perdere la mano era concreto. Il giovane è stato sottoposto ad un intervento di 8 ore molto complesso. Una vera e propria ricostruzione che gli ha permesso di salvare il pollice ed altre due dita con una procedura microchirurgica.

“Questo intervento gli permetterà di avere una mano funzionale, è stato dimesso nei giorni scorsi, ma il percorso di guarigione è lungo” spiega il dottor Pugliese. L’operazione iniziata alle 2 di notte è terminata alle 11 del mattino nella UOC di Chirurgia plastica e ricostruttiva dell'AOUP Paolo Giaccone di Palermo, diretta dalla Prof.ssa Adriana Cordova. Oltre al dottor Pugliese facevano parte dell’equipe dell’intervento il dottor Graziano Accardo e la dottoressa Mariangela Vulpetti, due anestesisti Dr Giuseppe Grutta e Dr Amedeo Scifo.


L’unità operativa complessa di Chirurgia Plastica è stata promotrice di alcuni incontri di prevenzione dei traumi da petardo nelle scuole negli ultimi mesi. Incontri organizzati da Prof. Bartolo Corradino e lo stesso dottor Pierfrancesco Pugliese insieme a Nucleo Artificieri polizia di stato questura di Palermo, avvenuti a dicembre, con patrocinio delle società di Chirurgia Plastica (SICPRE) e di chirurgia della mano (SICM) e dell’assessorato all'Istruzione.


Pugliese da tanti anni fa i turni proprio la notte di Capodanno. “Ogni anno c’è un paziente con cui stringo amicizia, purtroppo per episodi non felici. Il giovane di Alcamo rischiava di avere amputata la mano se non ci fosse stata un’equipe specializzata”. Casi del genere sarebbero finiti diversamente se gestiti in strutture non organizzate, molto facilmente con l'amputazione della mano. Non è un lavoro facile, spiega Pugliese. Ogni anno a Capodanno è un bollettino di guerra, con pazienti giovanissimi vittime dei botti, che perdono dita o addirittura tutto l’arto.
In questo senso le campagne di sensibilizzazione non si fermano. “Ci stiamo già organizzando per il prossimo anno. I botti di capodanno, soprattutto quelli illegali, sono dei veri e propri ordigni. Noi ci faremo trovare pronti, perchè c’è anche una sanità in Sicilia che funziona. Ma non vorrei più vedere ragazzi così giovani subire amputazioni”.