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25/01/2024 06:00:00

  “Gli scrocco questa cosa”. L’arresto di Safina e la nuova inchiesta che scuote Trapani

 Una nuova inchiesta giudiziaria scuote Trapani. E scuote soprattutto l’area politica che negli ultimi anni ha amministrato la città. Perchè, al di là degli esiti giudiziari, l’arresto (ai domiciliari) del deputato regionale del Pd, Dario Safina, ex assessore della giunta Tranchida, è qualcosa che lascia il segno. Anche perchè si tratta della seconda inchiesta, pesante, in poche settimane, dopo quella sulla corruzione nella sanità che ha coinvolto la presidente del consiglio comunale Anna Lisa Bianco.

Safina è il delfino di Tranchida, ha una lunga militanza politica nel Pd ed è sempre stato visto come il giovane rampante della politica trapanese.
Ha sempre avuto un modo di fare “smart”, come dicono i giovani, il deputato regionale. E forse è proprio questo che l’ha messo nei guai. Secondo le accuse mosse dalla Procura di Trapani il politico avrebbe favorito un imprenditore nell’aggiudicazione dell’appalto per la manutenzione dell’impianto di pubblica illuminazione. In cambio di notizie riservate sulla gara il deputato regionale del Pd, quando era assessore ai Lavori pubblici del comune di Trapani, sarebbe stato ripagato con degli interventi extra non previsti. “Gli scrocco questa cosa…” diceva l’allora assessore a proposito di alcuni interventi sull’illuminazione ad opera di una società messinese.

 


GLI INDAGATI
Sono indagati, a vario titolo, dalla Procura diretta da Gabriele Paci per le ipotesi di turbativa d’asta, corruzione e rivelazione di notizie d’ufficio.
Safina si sarebbe accordato con un imprenditore di Messina, Christian Valerio, manager di una importante società operante nel settore della pubblica illuminazione, per la gara di manutenzione dell'impianto. A Valerio è stato imposto il divieto di esercitare impresa per un anno. Safina avrebbe informato l’imprenditore sui tempi di pubblicazione, sui contenuti e sull’importo base del bando. Un altro capitolo dell'inchiesta riguarda la presunta promessa dell’affidamento, sempre alla stessa impresa, “al di fuori di ogni procedura concorsuale ad evidenza pubblica”, dei lavori di rifacimento dell’illuminazione degli impianti sportivi “Campo Aula” e “Campo Coni”.
Il divieto di dimora nei comuni di Trapani ed Erice è stato imposto ai direttori generale e amministrativo della “Trapani Servizi” Carlo Maria Baldassare Guarnotta e Giuseppe Ullo. Si sarebbero messi d’accordo per turbare i due concorsi del 2020 e 2021 per scegliere il direttore generale. Tra i requisiti richiesti ne sarebbero stati inseriti alcuni affinché venisse selezionato Guarnotta. Una volta nominato avrebbero adottato atti contrari ai doveri d’ufficio per la scelta di un collaboratore esterno e direttore tecnico della società.

 


COME NASCE L’INCHIESTA
L'inchiesta che ha portato agli arresti di ieri a Trapani è nata nel settembre del 2020, dopo l’incendio in un impianto di raccolta dei rifiuti della Trapani Servizi spa. La natura dolosa del rogo spinse i carabinieri a disporre una serie di intercettazioni a carico dell’amministratore unico della società comunale che gestisce i rifiuti, Carlo Guarnotta e di alcuni dipendenti della municipalizzata che lavoravano all’impianto.

 


LE NOMINE TRUCCATE ALLA TRAPANI SERVIZI
L’inchiesta avrebbe accertato, tra l’altro, che per favorire la nomina di Guarnotta a direttore generale dopo la sua decadenza dalla carica per l’insediamento del nuovo consiglio di amministrazione, sarebbe stato predisposto un concorso truccato. Per aiutare Guarnotta l’avviso per la selezione del direttore sarebbe stato fatto da Bellofiore su misura, attraverso l’inserimento di una serie di requisiti che solo il concorrente favorito aveva. Il bando dunque, che prevedeva ad esempio che il direttore avesse lavorato almeno per tre anni come dirigente di imprese pubbliche o partecipate con almeno 110 dipendenti (la Trapani e Servizi ne aveva allora 126) era congegnato in modo tale che solo Guarnotta avrebbe potuto vincere. Al piano avrebbe partecipato anche l’allora direttore amministrativo Ullo.

In cambio dell’aiuto Guarnotta avrebbe promesso a Rosario Bellofiore, ex consulente della società, la conferma dell’incarico nonostante il parere negativo del cda.

 

 


PERCHè SAFINA è FINITO NEI GUAI
In cambio delle informazioni che avrebbero fatto vincere alla società per cui lavorava, la City Green Light, gare pubbliche bandite dal Comune di Trapani il manager Valerio, indagato per corruzione e turbativa d’asta, avrebbe dato all’allora assessore comunale Dario Safina, 50 mila euro per iniziative comunali, 10 mila euro per le luminarie cittadine per il Natale del 2020, quattro telecamere da installare accanto a due fontane cittadine per la videosorveglianza, due dispositivi di illuminazione di un’opera d’arte installata in piazza Catito.
«Regali» che, secondo i pm, sarebbero stati sollecitati da Safina, ora deputato regionale Pd, per «conseguire il personale vantaggio di accrescere la propria visibilità e quindi il personale consenso presso il corpo elettorale con ciò, conseguentemente incrementando il proprio rilievo politico».
L’assessore e Valerio si sentivano spesso al telefono. A fronte della ripetuta richiesta del politico di recapitargli alcune telecamere per un sistema di video sorveglianza, Valerio replicava: “A condizione che esce il bando entro il 30 marzo come mi hai promesso”. “Non ti preoccupare, quello pronti saremo”, rispondeva Safina. Ad una richiesta se fosse possibile illuminare un restauro nella chiesa Santa Maria del Gesù, Safina rispondeva: “Fai due foto che gli scrocco questa cosa a City Green Light”. Anche se “sta settimana già ho scroccato piazza Catito vediamo”.
Un’altra volta Safina spiegava ad un suo interlocutore: “… l’abbiamo messa l’anno scorso… e cinquantamila euro ce li ha regalati City Green Light”.

LE REAZIONI
Ovviamente diverse le reazioni del mondo politico. Tra tutti quella del sindaco di Trapani, Giacomo Tranchida, che si è detto basito dell’arresto del suo ex assessore. Un coro di dichiarazioni iper-garantiste sulla vicenda si è levato per tutta la giornata di ieri.
In base alla legge Severino, adesso, se l'arresto venisse confermato, scatterebbe la sospensione, e pertanto il suo posto sarebbe preso dal secondo della lista provinciale del Pd, alle ultime regionali, cioè Domenico Venuti, Sindaco di Salemi.
Tra l'altro tra i due c’era già stata una disputa legale: Venuti, che aveva perso la sfida per arrivare primo per soli 143 voti di differenza, aveva fatto ricorso sostenendo l’ineleggibilità di Safina alla carica di deputato regionale ma il giudice aveva dato ragione al giovane avvocato trapanese.

 


UNA PAIO DI COSE STRANE
La prima riguarda proprio Safina. Gli è stata notificata l'ordinanza degli arresti domiciliari, immaginiamo, all'alba. I Carabinieri hanno reso nota la notizia solamente alle otto e un quarto del mattino. Eppure, poco prima, intorno alle otto, è stato lo stesso Dario Safina a rendere pubblico, con una dichiarazione inviata a tutte le redazioni, il fatto di essere stato arrestato, con tutte le frasi di circostanza del caso. Non si era mai visto: un indagato, ristretto ai domiciliari, che fa una dichiarazione pubblica, violando così apertamente il divieto di comunicazione verso l'esterno. In serata arriva invece una nota a firma degli avvocati del deputato regionale nella quale dichiarano che Safina si autosospende dal Pd: “consapevole dell’imbarazzo che l’indagine in corso, che lo ha visto attinto dalla misura cautelare degli arresti domiciliari, può arrecare alla comunità dei democratici e delle democratiche, nonché al gruppo parlamentare del PD. Appena verrà chiarita, sicuramente nel più breve tempo possibile, la sua posizione giudiziaria, tornerà nel pieno esercizio delle funzioni parlamentari”.


Il secondo fatto da notare è invece la nota di "solidarietà" del circolo del Pd di Erice e del suo segretario, Vito Brillante, nei confronti di Safina. Avete letto bene: "solidarietà". Neanche avesse subito un'intimidazione o fosse vittima di un complotto. Siamo tutti serenamente garantisti, ma parlare di "solidarietà" nei confronti di un indagato sembra un po' esagerato. Si solidarizza con le vittime, con i perseguitati, con i rifugiati. Non con gli indagati …