Cos’è un libro? A parte le frasi fatte, l’incontro non facile tra autore e lettore. All’uno il compito di sciogliere i nodi interiori del suo vissuto, senza essere un io-dio, all’altro individuare segnali utili a rimuovere pensieri di piombo.
Se l’intesa è raggiunta, chi scrive non indugia in minuzie descrittive, nè abusa di analisi introspettive che rischiano di appesantire l’espressione letteraria. Fedele al ruolo di scrittore e non di scrivano, il lettore è incoraggiato, in tal modo, nel piacere del bello e del buono, capisaldi letterari. Con levità d’inchiostro e dinamismo di costrutto Diego Mormorio propone il suo “Di cose, fatti e animali siciliani”, edito da Avagliano, un diario di viaggio nell’Isola.
Da epoche diverse e lontane fra di loro, voci e conoscenze eterogenee sull’Isola, massacrata dalla corruzione e da chi guarda e resta di pietra, abbondano. Eppure, nella corsa al virtuale per nuove catene, sembra reclamare un bisogno di genuinità che non inquini anime e cose, qualcosa di spontaneo ostile al travestimento.
Intanto sceglie una pratica di scrittura misurata, nè grassa nè magra, cristallina e un a priori: il ripudio del superfluo e l’approdo all’essenziale. Poi, l’intreccio narrativo, frutto di fervida linfa fantasiosa, riunisce varietà di miti, di simboli, di usanze locali,
di fatti e personaggi che, di pagina in pagina, risultano avvincenti quanto sorprendenti. L’occhio fulmineo, alla Cartier-Bresson, cattura angoli di mondo, mentre sollecita un itinerario mentale composto di lampi di riflessione diretti al lettore sia assiduo sia causale.
E non è rivolta al lettore “avvertito”, di sciasciana memoria, la provocazione che si trova nelle pagine iniziali del libro, quando un protagonista afferma che tanta gente di letteratura non è servita, nel lungo tempo della Storia, a migliorare nè l’uomo nè il
mondo? A conferma del necessario dialogo sommesso col lettore, la risposta di quest’ultimo si trova negli artefici-educatori dell’Età dei Lumi, uomini di lettere, scienziati, enciclopedisti che seppero legare a catenaccio ideale e realtà, pensiero ed azione; per il superamento del servaggio e dei privilegi… quando la letteratura non è solo finzione. Il mosaico di varianti e avvicendamenti è arricchito da una sottile vena poetica, gioiosa e appassionante sostanza di vita.
Peppe Sciabica