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28/07/2024 06:00:00

Carceri, situazione sempre più tragica: i numeri

Antigone, associazione per i diritti e le garanzie nel sistema penale, lancia  il proprio dossier sulla situazione delle carceri italiane. Al 30 giugno 2024 erano presenti negli istituti di pena  61.480 detenuti in 51.234 posti detentivi regolamentari. Le donne erano 2.682, il 4,4% dei presenti, mentre gli stranieri erano 19.213, il 31,3%. Il tasso di affollamento ufficiale medio è del 120%: “Come sappiamo però la capienza regolamentare, su cui è calcolato il tasso di affollamento ufficiale, non tiene conto dei posti non disponibili, che al 17 giugno 2024 erano in totale 4.123 e di conseguenza il tasso di affollamento reale del nostro sistema penitenziario è ormai del 130,6%”. Se si guarda ai posti effettivamente disponibili, sono ormai 56 gli istituti in cui il tasso di affollamento è superiore al 150% e ben 8 quelli in cui è superiore al 190%. Si tratta di Milano San Vittore maschile (227,3%), Brescia Canton Monbello (207,1%), Foggia (199,7%), Taranto (194,4%), Potenza (192,3%), Busto Arsizio (192,1%), Como (191,6%) e Milano San Vittore femminile (190,7%). Sono ormai solo 38, invece, gli istituti non sovraffollati. Secondo il dossier di Antigone, negli ultimi 12 mesi le presenze sono cresciute di 3.955 unità, un +6,9% che ha riguardato in misura sostanzialmente uguale anche le donne (+6,8%) e gli stranieri (+6,8%).

Sono stati 586 gli ingressi nei 17 Istituti Penali per Minorenni d’Italia nei primi mesi del 2024 (fino al 15 giugno). Nel corso del 2023 erano stati 1.142, il numero più alto degli ultimi anni. A metà giugno 2024 erano 555 - per 514 posti ufficiali - i giovani ristretti (di cui 25 ragazze), “e le presenze sarebbero ancora maggiori se non fosse per la pratica, resa più facile dal Decreto Caivano, di trasferire nelle carceri per adulti chi ha compiuto la maggiore età pur avendo commesso il reato da minorenne, interrompendo così la relazione educativa”, sottolinea Antigone nel suo dossier.

Nel 27,3% delle carceri vi sono celle che non assicurano i 3 mq a persona, dalle 88 visite svolte dall’Osservatorio di Antigone negli ultimi 12 mesi, risulta che nel 27,3% degli istituti visitati c’erano celle in cui non erano garantiti 3mq a testa di spazio calpestabile.

 

In carcere manca tutto, dallo spazio alla libertà, dagli affetti all'aria. Mancano, però, anche personale e salute. Lo riferisce Antigone che riporta dati riportati nelle schede trasparenza del Ministero aggiornate al 2024: manca il 16% delle unità di Polizia Penitenziaria previste in pianta organica. Per quanto riguardagli educatori, secondo le schede trasparenza aggiornate a luglio 2024, il numero complessivo è pari a 1.021 a fronte delle 1.099 previste in pianta organica. La media nazionale di persone detenute in carico a ciascun funzionario è di 59,7.

Per quanto riguarda invece la salute, “negli ultimi 12 mesi con il nostro Osservatorio - si legge ancora nel rapporto - abbiamo realizzato 88 visite negli istituti penitenziari italiani, da cui è emersa una preoccupante presenza di persone destinatarie di diagnosi psichiatriche gravi e un massiccio ricorso agli psicofarmaci”. I dati raccolti mostrano che l’8,4% delle persone presenti presenta diagnosi psichiatriche gravi, mentre il 17,7% assume regolarmente stabilizzanti dell’umore, antipsicotici o antidepressivi. Inoltre, 39,2% assume regolarmente sedativi o ipnotici. Il personale psichiatrico e psicologico è presente rispettivamente per 7,4 e 20,4 ore settimanali ogni 100 persone detenute, evidentemente insufficienti per far fronte alle necessità della popolazione reclusa.

Rilevante poi il tema delle segnalazioni di mancata traduzione delle persone detenute in attesa di visita medica, circostanza che comporta un aggravamento delle loro condizioni di salute.

Il 26 luglio un altro detenuto si è tolto la vita a Rebibbia, aveva trent’anni e si è impiccato nella sua cella del reparto G12. Si tratta del 59esimo suicidio in Italia dall'inizio dell'anno, a cui vanno aggiunti 6 membri della Polizia Penitenziaria che si sono tolti la vita. Sempre nella giornata di venerdì, 26 luglio, si sono registrati disordini presso la casa circondariale di Caltagirone, protesta scattata dopo il suicidio di un detenuto.

Sono 15 le proposte di Antigone, per il ritorno a un carcere che, se non umano, torni ad essere almeno costituzionale:

  • 1. Ritirare il pacchetto sicurezza (in via di approvazione) che introduce nuove fattispecie di reato tra cui quello di rivolta penitenziaria (che sanziona fino a 8 anni anche tre persone che con resistenza passiva e non violenta disobbediscono a un ordine dell'autorità) e che vuole far scontare in carcere la pena alle donne in stato di gravidanza o con un bimbo di età inferiore ad 1 anno.
  • 2. Aumentare a 75 giorni la liberazione anticipata per semestre.
  • 3. Approvare misure che consentano telefonate quotidiane.
  • 4. Dotare tutte le celle di tutti gli istituti di ventilatori o aria condizionata e frigoriferi, quanto meno di sezione.
  • 5. Ritornare dal sistema a celle chiuse a celle aperte durante il giorno.
  • 6. Modernizzare la vita penitenziaria attraverso la possibilità di collegarsi, con le dovute cautele, alla rete.
  • 7. Assumere 1000 giovani mediatori culturali e 1000 giovani educatori e assistenti sociali; anche la polizia penitenziaria ha bisogno di un supporto, non potendosi sostituire a queste figure professionali.
  • 8. Favorire la presenza del volontariato nei mesi estivi riempiendo in queste settimane di vita le carceri;
  • 9. Moltiplicare la presenza di psichiatri, etno-psichiatri e medici.
  • 10. Chiedere ai direttori di convocare consigli di disciplina allargati e introdurre la possibilità di concedere l'applicazione di misure alternative come premi.
  • 11. Prevedere che si possa entrare in carcere solo se è assicurato lo spazio minimo vitale.
  • 12. Far trascorrere la notte ai semiliberi fuori dal carcere.
  • 13. Chiudere le sezioni di isolamento
  • 14. Trasformare le sezioni nuovi giunti in sezioni di alta e qualificata accoglienza
  • 15. Formare nuclei di poliziotti ed educatori e medici capaci di gestire collegialmente i casi difficili in modo da evitare che degenerino.