Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
24/08/2024 06:00:00

Carceri, Favignana isola "felice". A Trapani invece... 

 Nell’ambito del progetto dell’Ucpi “Ristretti in agosto”, una delegazione della Camera penale di Marsala, presieduta dall’avvocato Francesca Frusteri, ha visitato il carcere di Favignana, riscontrando “condizioni generali, seppur migliorabili, rispettose della dignità umana”.

In seno alla delegazione, a rappresentare la Commissione Carceri è stato l’avvocato Alessandro Casano. “La considerazione finale che si può trarre da queste esperienze carcerarie – afferma la Camera penale marsalese - è che negli istituti di pena di piccola-media capienza i detenuti hanno maggiori possibilità di partecipare all'opera di rieducazione, in tal modo superando quel disagio e quelle criticità tipiche del sistema detentivo italiano”.

Il progetto dell’Unione Camere penali italiane, esteso su tutto il territorio nazionale, “ha la finalità – conclude la nota - di sensibilizzare i rappresentanti della politica, delle istituzioni e dell’opinione pubblica sulla drammatica situazione del sistema penitenziario italiano”. Lo scorso 16 luglio, invece, la Camera penale lilibetana, insieme ai vertici dell’associazione “Nessuno tocchi Caino”, aveva visitato il carcere di Trapani. E i giudizi erano stati più severi.

“Il carcere di Trapani – dichiarò qualche ora dopo Rita Bernardini, presidente di Nessuno tocchi Caino - in genere, viene definito non sovraffollato, e forse i numeri ci dicono che complessivamente è così, ma io, visitando il reparto Mediterraneo, quello di media sicurezza, dove ci sono più di duecento detenuti, ho trovato, cosa che non mi accadeva da tempo, una parte di carcere completamente chiusa e sovraffollata. Se andate, vi rendete conto che stanno veramente stretti. In genere – ha continuato la Bernardini nel carcere trapanese ci sono camere piccole con due letti a castello di due posti ciascuno, ma la cosa più grave è che stanno chiusi 20 ore al giorno. I detenuti hanno diritto solo a due ore d’aria la mattina e due al pomeriggio. Cosa che difficilmente si riscontra in altri istituti di pena. Le celle sono fatiscenti, le porte dei gabinetti con le docce sono arrugginite ed è facile ferirsi. Ed inoltre non c’è aereazione perché nel bagno non c’è finestra. E sono in quattro a doverlo utilizzare. Un problema, invece, che è stato risolto rispetto all’anno scorso è quello dell’acqua, che è arrivata ancora prima dell’arrivo della nuova direttrice, ma ci hanno detto che l’acqua è di colore marrone. L’acqua calda per la doccia c’è ad orari. Gli spazi per i passeggi durante l’ora d’aria sono luoghi infuocati, dove non c’è nemmeno una pensilina, c’è solo il biliardino. E’ sospesa la possibilità di andare al campo sportivo. Con il caldo che fa in questo periodo, una vita, insomma, davvero indecente. E poi con tutti i problemi che possono avere le persone. Ne abbiamo incontrate tantissime con problemi di tenuta psicologica, in alcuni casi anche psichiatrica, ma lo psichiatra viene due volte al mese, tossicodipendenti che non vedono il Sert nemmeno con il binocolo. E da quando è finita la scuola, questi non fanno niente tutto il giorno, non hanno attività. Allora, io mi chiedo se questa è una pena che corrisponde ai parametri costituzionali. Per non parlare, poi, della zona dell’isolamento, altro reparto che abbiamo visitato, dove ci sono quasi tutti casi psichiatrici o persone che non vogliono stare insieme ad altri perché hanno rapporti conflittuali. Qui, nelle docce non c’è lo spruzzino e in alcune celle non c’è la televisione. E anche lì due ore d’aria, con i passeggi che sono dei cunicoli di cemento armato assolati e senza tettoia per ripararsi. Che significa prendere l’aria così? Alle 15 si chiude tutto e se ne riparla la mattina successiva”.

 

 

Nei giorni scorsi, sempre dal carcere di Trapani, un drammatico appello è stato lanciato dalla famiglia del giovane petrosileno G.M., classe 1997, che da oltre un anno è detenuto al "Pietro Cerulli". La sua famiglia, preoccupata per le gravi condizioni di salute del loro caro, ha deciso di rivolgersi alla nostra redazione per denunciare la situazione e chiedere aiuto. G.M. ha subito un intervento chirurgico ortopedico alcuni anni fa, con l'applicazione di protesi alla gamba. Tuttavia, durante il periodo di detenzione, ha sviluppato seri problemi: le protesi si sono spostate, provocando fuoriuscite evidenti, dolori intensi e gravi difficoltà di deambulazione. Le immagini scioccanti che ci sono state inviate mostrano i "ferri" che spuntano sotto la pelle, suscitando preoccupazione anche tra gli altri detenuti.

 

Nonostante la gravità della situazione, gli operatori sanitari del carcere si sono limitati a somministrare blandi antidolorifici, ignorando la necessità di interventi più adeguati. Solo dopo una caduta del giovane e una vibrata protesta dei compagni di cella, G.M. è stato trasportato d’urgenza all’Ospedale di Trapani. Qui è stato sottoposto a un intervento chirurgico tampone per rimuovere la protesi, ma i medici hanno comunicato che era necessario un intervento più complesso presso un centro di alta specializzazione ortopedica.

Dopo l’intervento, senza alcuna degenza ospedaliera, G.M. è stato riportato in una cella affollata e priva di accorgimenti igienico-sanitari. Questo ha comportato un alto rischio di infezioni, che si sono puntualmente verificate. Nonostante due urgenti ricoveri ospedalieri per i forti dolori alla gamba operata, il giovane è stato sempre riportato in una cella promiscua.

G.M. ha sporto denuncia contro i sanitari del carcere per le cure tardive e inappropriate. Tuttavia, il paradosso è che ora dovrebbe essere curato e seguito dagli stessi operatori contro cui ha denunciato.