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14/10/2024 06:00:00

Il futuro degli aeroporti siciliani, si va verso la privatizzazione

Quale futuro per gli aeroporti siciliani? Il governo regionale ha un chiodo fisso: privatizzare. Così da Palermo a Catania, a Trapani, si muovono interessi milionari.

Gli scali siciliani soprattutto in estate sono presi d’assalto da centinaia di migliaia di turisti. Ma nonostante questo la politica regionale non è più intenzionata ad essere presente con quote cospicue, spesso in maggioranza, nelle società di gestione. Oltre alla grande partita per la privatizzazione c’è anche il lungo braccio di ferro tra la Regione e Ryanair, con la compagnia irlandese che chiede di pagare meno tasse e nel frattempo taglia i voli.

I colossi degli aeroporti puntano gli scali siciliani
Gli aeroporti siciliani continuano a registrare numeri record: solo nell'estate scorsa, Palermo e Catania hanno accolto 500 mila passeggeri in più. Questi numeri, uniti all'importanza strategica degli scali, hanno attirato l'interesse di colossi mondiali del settore aeroportuale, che vedono negli aeroporti siciliani un’opportunità di investimento da quasi un miliardo di euro. Tra i gruppi interessati figura il Royal Schiphol, che gestisce l’aeroporto di Amsterdam e che potrebbe entrare nel capitale dell’aeroporto di Palermo. Anche i giganti Aeroports de Paris e Corporacion America monitorano da tempo la situazione, puntando anche sullo scalo di Catania, uno dei più importanti del Sud Italia, come ricostruisce La Repubblica.

 

Il gioco politico dietro la privatizzazione
La privatizzazione degli scali è anche oggetto di trattative politiche tra il presidente della Regione, Renato Schifani, e il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, con il coinvolgimento di altri attori politici, tra cui Fratelli d’Italia. Uno degli snodi cruciali è la scelta del nuovo amministratore delegato di Gesap, la società che gestisce l'aeroporto di Palermo. Dopo il passo indietro di Vito Riggio, già presidente dell'Enac, ci sono in lizza nomi come Alessandro Albanese e Giovanni Maniscalco. La decisione su chi guiderà la società influenzerà il futuro processo di privatizzazione. Il presidente della Regione sta provando a far tornare sui suoi passi Riggio.

«Sotto la guida di Riggio – sottolinea Schifani – lo scalo di Punta Raisi ha registrato incrementi record sotto diversi aspetti. Il traffico passeggeri, per esempio, è cresciuto del 25%, il bilancio del 2023 si è chiuso con oltre 12 milioni di euro di utili e un Ebitda, l’indicatore che aiuta a valutare il profitto di un'impresa, di 31 milioni. Grande impulso anche ai lavori di riqualificazione del terminal, la cui percentuale di avanzamento è passata dal 57% al 100%. Risultati che hanno contribuito al rilancio dell’aeroporto, che si conferma un hub strategico per il turismo e il commercio, non solo per la Sicilia, visto che il 35% del traffico è internazionale».

Il presidente evidenzia anche l’importanza di riprendere il percorso di privatizzazione interrotto alcuni anni fa e bloccato anche per la crisi del trasporto aereo a causa del Covid19. «Un processo – prosegue Schifani - sul quale Riggio, che da presidente di Enac ha rilasciato le concessioni aeroportuali di gestione totale agli aeroporti siciliani, insiste con lungimiranza, consapevole dei vantaggi che tali iniziative hanno determinato per i maggiori scali italiani, ormai tutti gestiti brillantemente da soci privati. La privatizzazione è un obiettivo chiave per garantire ulteriore sviluppo e competitività all’aeroporto e il lavoro svolto finora ha creato solide basi per il futuro. Confido che Riggio possa rivedere la sua scelta, in modo tale che l’iter possa essere completato con rapidità e successo».

 

“Quella della privatizzazione degli aeroporti siciliani è un percorso non solo auspicabile ma anche necessario se vogliamo attrarre nuovi investimenti, creare sviluppo e sostenere il turismo. Tuttavia privatizzare non basta, serve creare un coordinamento tra gli scali e perché no un sistema unico che non mortifichi gli aeroporti più piccoli ma al contrario li valorizzi” lo afferma il deputato Nino Minardo, Presidente della Commissione Difesa della Camera dei Deputati. “Gli aeroporti siciliani - spiega Minardo - attualmente non hanno nessun tipo di coordinamento e di strategia comune e ciò non emerge solamente nei momenti di difficoltà ma anche nella crescita disomogenea”. Per il Presidente della Commissione Difesa di Montecitorio “un modello di sviluppo interessante è quello della Campania dove un unico soggetto in una logica di sistema integrato e complementare gestisce sia lo storico scalo di Napoli-Capodichino che il nuovissimo aeroporto di Salerno-Costa d’Amalfi. La gestione unica ha consentito di sviluppare un imponente piano d’investimenti infrastrutturali e, al contempo, una significativa rete di collegamenti aerei senza contare le prospettive di sviluppo economico che incideranno sul PIL del territorio e avranno importanti ricadute occupazionali”.

Palermo e Catania: due percorsi diversi
Mentre a Palermo si discute sulla cessione del 49% delle quote di Gesap, il valore complessivo dell'operazione si aggira intorno ai 400 milioni di euro. A Catania, invece, la privatizzazione potrebbe portare alla vendita della maggioranza delle quote, con un'operazione che potrebbe valere fino a 700 milioni di euro. La decisione è attesa a breve, e il presidente Schifani e il suo amministratore delegato Nico Torrisi stanno già lavorando per gestire l'operazione attraverso Sac, la società che gestisce lo scalo etneo. La necessità di un partner industriale Dal Ministero dei Trasporti, il viceministro Galeazzo Bignami spinge per unire sotto un unico partner industriale gli scali di Palermo e Catania, per creare una massa critica in grado di competere meglio con le compagnie aeree low-cost. Il dibattito tra i diversi attori politici e industriali sembra essere solo all’inizio, ma su un punto tutti sembrano d'accordo: la necessità di vendere e privatizzare gli aeroporti siciliani per garantirne lo sviluppo e la competitività a livello internazionale.

Anche Trapani verso la privatizzazione
In questo Monopoly degli aeroporti fa parte anche l’aeroporto di Trapani Birgi. Il “Vincenzo Florio” è praticamente interamente gestito dalla Regione, con il 99% delle quote. Sullo scalo trapanese da tempo si parla della necessità di vendere le quote pubbliche, anche perchè la Regione nel corso degli anni ha sborsato milioni e milioni di euro per mantenere in vita lo scalo e gli accordi con le compagnie aeree, Ryanair su tutti. Airgest, la società che gestisce lo scalo trapanese, dopo anni turbolenti ha ritrovato una stabilità finanziaria che gli permette di essere più appetibile nel mercato. Su Birgi si giocherà una partita importante e molto dipenderà da chi guiderà la società, visto che Salvatore Ombra è in prorogatio, il suo mandato è scaduto in primavera e si concluderà con la chiusura del bilancio.
Sul futuro dello scalo trapanese il deputato Dario Safina e gli altri colleghi del Pd hanno presentato un’interrogazione all’Ars. “L’aeroporto di Trapani, strategico per tutto il Mediterraneo, è un bene quasi interamente regionale e va tutelato. A marzo, il governo regionale aveva garantito il rilancio dello scalo attraverso una collaborazione con l’aeroporto di Palermo, evitando la privatizzazione. Tuttavia, oggi sembra che la linea del governo stia cambiando, puntando verso la privatizzazione e l’individuazione di un partner internazionale unico per gestire sia Palermo che Catania”.

Il braccio di ferro con Ryanair
La minaccia di Ryanair, la compagnia aerea low-cost più grande d'Europa, di ridurre o sospendere i voli da e per la Sicilia, sta destando forte preoccupazione. L’amministratore delegato della compagnia, Eddie Wilson, ha chiesto l’abolizione della tassa addizionale di 6,5 euro per passeggero applicata negli aeroporti siciliani. In caso contrario, Ryanair sarebbe pronta a spostare i propri aerei in altre regioni italiane o addirittura all’estero.Il governo siciliano, guidato dal presidente Renato Schifani, si trova ora al centro di una disputa che coinvolge la politica dei trasporti aerei e le tasse che gravano sui passeggeri. Intanto Ryanair ha tagliato drasticamente i voli dall’aeroporto di Palermo per la stagione estiva 2025, come riporta la pagina Sicilia In Volo. Dallo scalo palermitano sono stati tagliati 28 voli in partenza.

Ryanair periodicamente minaccia di tagliare voli, di lasciare gli scali, perchè vuole abolita l’addizionale comunale. Ma è la compagnia aerea che prende più sovvenzioni da parte della Regione. La compagnia irlandese vola a Birgi, ad esempio, grazie ai milioni di euro che ogni anno sborsa Airgest e quindi la Regione. Per esempio negli ultimi anni, 2021, 2022, 2023, 2024 alla Ryanair sono state pagate fatture per un totale di circa 9,8 milioni di euro. Anche ad altre compagnie sono stati pagati i voli, ma ovviamente in misura molto ridotta.