Sei anni. È questo il tempo trascorso dall’esplosione a Parigi che ha cambiato per sempre la vita di Angela Grignano, ballerina e consigliere comunale, e di altre centinaia di vittime. Era il 12 gennaio 2019 quando un’intera palazzina venne devastata da una fuga di gas causata da quattro anni di negligenza.
E mentre Macron e le istituzioni francesi si affannano a proteggere la reputazione di Parigi da una serie TV, le vere vittime della città restano nell’ombra. Angela Grignano e gli altri 500 coinvolti in quella tragedia continuano a essere trattati come un problema di secondo piano, dimenticati da un sistema che non sembra avere la volontà di restituire loro ciò che è stato tolto: dignità e giustizia. E, a distanza di sei anni, la loro lotta è ben lontana dall’essere conclusa.
Da quel giorno, Angela lotta non solo per riavere la sua salute, ma soprattutto per ottenere giustizia. Giustizia che, a distanza di sei anni, ancora non arriva. Le vittime sono state lasciate sole, trattate "come pezzenti che cercano di arricchirsi grazie alla propria disgrazia". Questo, racconta Angela, è il messaggio che viene trasmesso dalle istituzioni e dalle assicurazioni francesi, in un atteggiamento che sfiora l’indecenza.
Il trattamento indegno delle vittime
Angela non ha mai smesso di combattere, anche di fronte all'indifferenza delle autorità francesi e al ritardo delle procedure legali. Le spese mediche si accumulano: la riabilitazione le costa migliaia di euro e vive in un appartamento a Parigi, regolarmente pagato, ma inaccessibile per una persona disabile. L'ascensore si ferma al settimo piano, mentre Angela abita all'ottavo.
Ogni giorno deve affrontare questo ostacolo, come se la città e le istituzioni non riconoscessero la gravità della sua situazione. "Ci trattano come pezzenti", denuncia, sottolineando come l'assicurazione abbia contestato persino i danni morali a lei inflitti solo perché continua a presentarsi in modo positivo, senza lasciarsi abbattere dalla tragedia.
Ma il problema non riguarda solo Angela. Ci sono più di 500 vittime coinvolte in quell'esplosione, quattro morti e decine di invalidi permanenti, eppure, ancora oggi, non c'è una data di inizio processo. Mentre le scuse piovono una dopo l’altra – prima la pandemia, poi le Olimpiadi – ora persino una serie televisiva, "Emily in Paris", è diventata un caso di Stato.
L’indignazione di Angela è palpabile: "come è possibile che una polemica televisiva riguardo allo spostamento delle riprese della serie da Parigi a Roma abbia suscitato più interesse del dolore e della lotta delle vittime? Come può il presidente francese Macron scagliarsi contro una questione così futile, mentre la giustizia per oltre 500 persone continua a essere rinviata senza alcuna risposta?"
Una rabbia che non può essere ignorata
Angela Grignano non si limita a criticare la Francia. Il suo appello si rivolge anche all’Italia, che finora non ha fatto abbastanza per difendere i propri cittadini coinvolti in tragedie come questa. "Il governo italiano e quello spagnolo dovrebbero fare di più", dice Angela, ricordando che tra le vittime c’era anche una turista spagnola. Il silenzio delle istituzioni è assordante e il loro disinteresse fa male. Se una serie televisiva può diventare motivo di contesa diplomatica, perché la lotta delle vittime non può essere altrettanto importante?
Intanto, Angela continua a pagare di tasca propria le cure e la riabilitazione: una spesa superiore ai 15 mila euro. La Trapanese ha affrontato più di dieci operazioni e sta per sottoporsi a un nuovo intervento che immobilizzerà la sua caviglia per sempre. “Bloccare il piede a una ballerina non è semplice a livello psicologico”, ammette, ma sa che è necessario per trovare una stabilità fisica. È stanca, ma non si arrende. Chiede solo che si ricordi la dignità di chi, come lei, ha perso tutto quel giorno.