Il De Rerum Natura di Giacomo Bonagiuso, autore, regista e attore, nella sera di domenica 13 al Castello di Salemi, ha letteralmente abbattuto la "quarta parete”, oltrepassandola. Gli spettatori si sono trovati “immersi” nella scena, parte dello spettacolo; anzi, dell’esperienza.
Introdotti da una parte dal poema di Lucrezio del I secolo a.C. che è un monito per il genere umano alle responsabilità del potere distruttivo delle azioni ma esortativo al rispetto dell'ordine naturale delle cose, principio che regge ogni forma in Natura, le sequenze sceniche si sono mischiate a scenari tratti dalla “Ballata del Carcere di Reading” di Oscar Wilde, dal celeberrimo discorso del Grande Dittatore di Charlie Chaplin, e del “folle” di Tarkowski, passando per le composizioni più mistiche di Franco Battiato.
Uno spettacolo atemporale, immersivo, in un'atmosfera onirica, un richiamo all'ordine, un ultimo avviso. Il messaggero, una figura bianca, mette in guardia i presenti sulla deriva distruttiva: uno ad uno vengono pungolati.
In realtà, in scena, tutti i sensi vengono presi: un videomapping proietta immagini distorte di nascita, vita e morte; parole ammonitorie emergono dal centro della Terra; performer della Scuola di Bonagiuso, vestali del Bene, legano e poi liberano col filo bianco della purezza, spettatori increduli diventati un tutt'uno di un allestimento sui generis. Le danzatrici coreografate da Ciro Venosa irrompono con la loro forte fisicità sulla scena.
Tutto, tra performance danzanti, canore e recitative, è in divenire.
L'essere umano è in divenire, un nuovo rinascimento abbaglia già dietro la montagna.
Applausi lunghi. Convinti. Commozione.
A fine spettacolo, per le scale in uscita, mormorii di apprezzamenti:
-bello spettacolo vero?
-Eh ma, Giacomo Bonagiuso è sempre Giacomo Bonagiuso!
Alessandra Canino
(fotografie di scena e delle prove di Giacomo Moceri)