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16/10/2024 06:00:00

Perricone, l'uomo ponte tra mafia e politica ad Alcamo

Non è stata una sorpresa per molti leggere il nome di Pasquale Perricone, ex vice sindaco di Alcamo, tra quelli coinvolti nell’operazione antimafia Eirene. Un’indagine che, ancora una volta, ha svelato il rapporto molto stretto tra politica e mafia ad Alcamo e dintorni.

Non è stata una sorpresa perchè Perricone, accusato di essere il tramite tra Nino Papania, anche lui arrestato, e la mafia per racimolare voti per le elezioni regionali del 2022, già in passato era stato pizzicato, diverse volte. E secondo quanto hanno scoperto negli anni dagli investigatori il rapporto tra Perricone ed esponenti della criminalità organizzata erano molto stretti.

“Un imprenditore vicino a cosa nostra”. Che grazie a questi rapporti si era aggiudicato diversi appalti ad Alcamo e dintorni. Così gli investigatori descrivevano Pasquale Perricone già due anni fa quando gli furono sequestrati beni per 2,5 milioni di euro, proprio in seguito alle indagini sui suoi rapporti con cosa nostra.

Oggi lo ritroviamo in prima pagina. Il Pubblico Ministero gli contesta il reato di scambio elettorale politico – mafioso. Perricone sarebbe stato l’intermediario tra Nino Papania e Giosuè Di Gregorio (braccio destro del mafioso Francesco Coppola), per comprare voti in favore di Angelo Rocca, coordinatore provinciale di VIA, candidato alle elezioni regionali del settembre 2022. Rocca, emerge dalle indagini, era all’oscuro di tutto. Secondo gli investigatori, Papania, attraverso Perricone, avrebbe pagato 2000 euro per una manciata di voti. Perricone era anche accusato di estorsione aggravata dal metodo mafioso, ipotesi di reato derubricata nei giorni scorsi dal tribunale del Riesame di Palermo che ha rigettato la richiesta di scarcerazione presentata dai legali dell’ex politico.


Il voto di scambio
Secondo quanto emerso dall'indagine, Perricone avrebbe svolto un ruolo chiave come intermediario tra Papania e Di Gregorio (braccio destro del mafioso Francesco Coppola) per assicurare i voti necessari a Rocca. Le accuse si basano su intercettazioni che descrivono un complesso sistema di compravendita di voti in cambio di denaro. Già il 17 agosto 2022, Perricone aveva avuto una conversazione con Di Gregorio in cui affermava: "questa cosa delle Regionali ci interessa... e delle Nazionali pure", con Di Gregorio che rispondeva: "però... qualche cosa la dobbiamo dare... una ventina di euro...".


Il 23 agosto 2022, Perricone si è incontrato nuovamente con Di Gregorio, questa volta presso la sua abitazione. Da quel momento, il loro rapporto si è intensificato, con incontri regolari fino alla data delle elezioni.
Un dialogo tra Di Gregorio e Diego Pipitone intercettato il 31 agosto 2022 consente di riscontrare sia il rapporto di conoscenza diretta del primo con Papania sia il ruolo di intermediario tra questi di Pasquale Perricone (PIPITONE: “ma tu con quello, poi ti sei più visto con Nino?"; DI GREGORIO: "mi ha mandato Pasquale…..(...)..e gli ho detto che voglio parlare con lui, ci dobbiamo vedere, ci dobbiamo vedere... ma sicuro che viene lui a Trapani... viene a Trapani mi manda a chiamare ...se ne va al ristorante mi manda a chiamare è così che fa, mi manda a chiamare io ci vado là a mangiare e mi racconta tutte...inc..”).

Le prove raccolte dagli inquirenti comprendono anche un incontro intercettato l'11 settembre 2022, giorno in cui Perricone consegnò 1.500 euro a Di Gregorio come acconto per i voti promessi. Poco dopo l'incontro, Di Gregorio, parlando con suo fratello Giovanni, commentava: "Pasquale mi ha dato i soldi... questo è un acconto... poi mi porta un’altra cosa mercoledì". Nelle settimane successive, Perricone continuò a essere l’intermediario tra Papania e Di Gregorio, garantendo la consegna del denaro per il procacciamento dei voti. "Dobbiamo votare a questo, Giovanni!...(...)..e il Senatore mi ha preparato duemila euro che mi darà mercoledì...PAPANIA...hai capito?..", diceva Di Gregorio al fratello dopo gli incontri con Perricone.


Secondo gli investigatori Perricone sarebbe stato quindi il tramite con la famiglia mafiosa di Alcamo, rappresentata da Francesco Coppola. In una conversazione intercettata, Papania parla del Bis Bar di Alcamo, definendolo il "quartier generale" di Coppola e dei suoi affiliati. Perricone conosceva bene i rischi associati alla frequentazione di quel luogo, come emerso da un dialogo intercettato tra Papania e il suo autista: "...quello è il loro punto di ritrovo... meglio non andarci".

In un’altra intercettazione, risalente al 4 settembre 2022, Perricone viene ripreso mentre porta Di Gregorio a un incontro con un terzo soggetto non identificato, al fine di perfezionare l’accordo elettorale. Poco dopo, Perricone consegnò i soldi a Di Gregorio, come confermato da quest’ultimo: "...mi doveva dare i soldi... per questo sono venuto". Questo episodio segnala chiaramente il ruolo di intermediario di Perricone nella compravendita di voti per il candidato Rocca.

Alla fine tutto questo vai e vieni, questi incontri, soldi che passano di mano in mano, non servono a nulla. Papania e Perricone si sentono beffati. A Rocca circa 3600 preferenze non bastano per arrivare all’Ars, e Papania ci resta male per i pochi voti presi ad Alcamo.
Di Gregorio non avrebbe fatto il suo lavoro nel migliore dei modi, ad un suo contatto gli chiede di mentire: se uomini di Papania gli avessero chiesto se aveva ricevuto indicazioni doveva stare al gioco, anche se Di Gregorio non era andato.
Perricone e Papania si mettono così nei guai per nulla. Ma c’è un’altra vicenda che riguarda Perricone che, anche se è stata derubricata dal Tribunale del Riesame, è indicativa dei rapporti che c’erano tra Perricone ed esponenti della malavita.


L’estorsione
Pasquale Perricone era stato accusato anche di estorsione aggravata dal metodo mafioso per un episodio avvenuto a settembre 2022 ad Alcamo, come riportato nell'ordinanza cautelare emessa dal Tribunale di Palermo.  I fatti riguardano una controversia legata alla gestione del maneggio "Horsing Jumping Ranch", di cui Perricone e suo genero Giuseppe Caruso erano soci insieme a Graziano Silaco.
Secondo quanto emerso dalle indagini, Perricone ha coinvolto Giosuè Di Gregorio, noto per i suoi legami mafiosi, per intimidire Silaco e costringerlo ad abbandonare la società a condizioni sfavorevoli. Il 15 settembre 2022, Di Gregorio ha chiesto a Silaco di incontrarsi di persona per discutere una questione di cui non poteva parlare al telefono, mostrandosi preoccupato che Silaco potesse reagire con ostilità. Durante l'incontro, Di Gregorio ha minacciato Silaco con frasi del tipo: "Io non sono un tipo che ti minaccio, io le faccio le cose", lasciando chiaramente intendere che se non avesse accettato di lasciare il maneggio, avrebbe subito gravi conseguenze.


Silaco, accompagnato dal padre, ha incontrato Di Gregorio e Gregorio Savio Ascari, un altro individuo con legami mafiosi. Durante l'incontro, Di Gregorio ha confermato di agire su richiesta di Perricone, ribadendo che l'uscita di Silaco dalla società era ormai inevitabile. Di fronte alla minaccia di violenza, tra cui la possibilità di danni fisici e incendi alle sue proprietà, Silaco ha accettato di lasciare il maneggio a condizioni economiche imposte da Perricone, con Di Gregorio che gli ha detto chiaramente: "Gli taglio la testa a tuo figlio... tuo figlio là sotto si deve andare a prendere solo il quad".

La vicenda si è conclusa il 10 dicembre 2022, con l'accordo forzato che ha visto Silaco uscire dalla società. Perricone ha successivamente confermato l'esito positivo a Caruso, dicendo: "Oggi ho chiuso là con Silaco... e non gli do più nemmeno una lira!".
Questi fatti restano, ma cade un’accusa molto pesante. Il Riesame ha infatti ridisegnato in parte la posizione di Perricone, confermando l'accusa di voto di scambio politico-mafioso ma cancellando quella di estorsione aggravata ai danni del titolare di un maneggio. Nonostante questo, la misura cautelare non ha subito alcun alleggerimento: Perricone, come Papania, rimane detenuto al carcere Pagliarelli di Palermo.