13,15 - Una violenza percepita come ineluttabile. E' un altro degli aspetti dell'inchiesta che oggi ha portato all'arresto di diversi agenti in servizio al carcere di Trapani.
Dalle indagini emerge una sorta di "condivisione generale" tra gli agenti, dove la violenza era vista come un mezzo inevitabile per mantenere l’ordine. “Non possiamo più tollerare che la violenza venga considerata un metodo accettabile – dichiara il procuratore Paci –. Serve urgentemente assistenza per le persone più fragili, non possiamo più aspettare”.
Non solo violenze fisiche: le indagini hanno rivelato anche false relazioni di servizio, usate per calunniare i detenuti e coprire gli abusi. “Un conto è l’uso legittimo della forza, un altro è la violenza sproporzionata e il disprezzo verso chi è già in una condizione di estrema debolezza”, ha dichiarato il comandante del Nucleo Investigativo Centrale della polizia penitenziara.
La Procura specifica che la direzione del carcere e la parte sana dell’amministrazione penitenziaria non sono coinvolte. Anzi, è stato proprio grazie alla collaborazione interna che è stato possibile installare telecamere nascoste per documentare gli abusi. Tuttavia, la situazione del carcere di Trapani, già nota per criticità e disservizi, è un segnale di un malessere più ampio. “È come se ci fosse un’organizzazione di 55 persone che faceva quello che voleva”, ha commentato Paci.
12,20 - Il carcere di Trapani come una zona franca, dove tutto era possibile. Lo dice il Procuratore di Trapani Paci in merito all'indagine che oggi ha portato a numerosi arresti tra gli uomini della polizia penitenziaria del carcere "Pietro Cerulli".
Un quarto dell’organico della polizia penitenziaria del carcere Pietro Cerulli di Trapani è sotto indagine per episodi di violenza che vanno dall'intimidazione alla tortura. L'inchiesta, che coinvolge 55 indagati, ha portato alla luce una realtà sconvolgente, definita dal procuratore Gabriele Paci come una vera "zona franca", dove la legge sembrava sospesa e la violenza gratuita e sproporzionata era diventata una prassi.
Tra i casi più gravi accertati, detenuti fatti spogliare e umiliati, scherniti anche in gruppo, e vittime colpite con lanci di acqua e urina. Atti disumani che non risparmiano nemmeno persone con problemi psichiatrici, sia italiane che straniere, accomunate da una condizione di vulnerabilità. “È inconcepibile che chi riveste un ruolo istituzionale si renda protagonista di simili atti”, ha sottolineato il procuratore Paci, qualificando molti episodi come veri e propri atti di tortura.
09,40 - Torture e abusi al carcere di Trapani. 25 agenti della Polizia Penitenziaria sono stati raggiunti da misure cautelari. 11 sono stati arrestati. 46 in totale le persone indagate.
E' il terremoto giudiziario che scuote il penitenziario trapanese.
Un'indagine avviata nel settembre 2021 dalla Procura di Trapani, coordinata dal Nucleo Investigativo della Polizia Penitenziaria, ha portato oggi a un'importante operazione giudiziaria che coinvolge la Casa Circondariale di Trapani. Il Nucleo Investigativo Regionale di Palermo, con il supporto di diversi Reparti territoriali siciliani, ha eseguito 11 arresti domiciliari e 14 misure interdittive di sospensione dal pubblico ufficio nei confronti di poliziotti penitenziari.
Gli agenti sono accusati, a vario titolo, di reati gravi quali tortura, abuso di autorità contro detenuti, falso ideologico e calunnia. L'inchiesta ha visto anche l'emissione di 46 decreti di perquisizione, coinvolgendo complessivamente 46 indagati appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria.
L'indagine è nata dalle denunce di alcuni detenuti che avevano segnalato maltrattamenti subiti in aree dell'istituto prive di telecamere. Grazie all'installazione di sistemi di videosorveglianza e alle ricognizioni fotografiche, gli investigatori sono riusciti a raccogliere prove determinanti.
Le condotte emerse rivelano un modus operandi inquietante: violenze fisiche e vessazioni ripetute nel tempo, eseguite in modo sistematico da un gruppo di agenti. Le vittime erano sottoposte a maltrattamenti deliberati, in un contesto che, secondo gli inquirenti, era caratterizzato da un clima di impunità.
L’operazione, frutto di oltre due anni di investigazioni serrate, punta a fare luce su episodi che sollevano serie preoccupazioni sul rispetto dei diritti umani all'interno del sistema carcerario. La magistratura continua a lavorare per accertare tutte le responsabilità e garantire che simili episodi non si ripetano.