Noi, in quanto socialisti, siamo fermi oppositori di questo governo, ma sufficientemente equilibrati da riconoscere la validità della decisione di introdurre finalmente la separazione delle carriere dei magistrati.
Si tratta di una riforma il cui precursore fu il grande giurista socialista Giuliano Vassalli già nel secolo scorso e che ci ha visti impegnati come area riformista anche negli anni successivi.
Molti non comprendono le ragioni di questa riforma, spesso perché non hanno mai avuto la sventura di imbattersi nelle problematiche che essa mira a risolvere. Purtroppo, non è stato il mio caso.
Il 15 novembre 1993, in piena "caccia al socialista" che mieteva vittime quotidianamente da Roma fino alla periferia, fui arrestato. Il magistrato che chiese il mio arresto era, all'epoca, il procuratore capo facente funzione di Trapani. Il GIP incaricato di valutare quella richiesta era una giovanissima magistrata fuori sede. Quest'ultima, qualora avesse voluto, ad esempio, andare in ferie la settimana successiva, avrebbe dovuto presentare un'istanza proprio al magistrato che aveva richiesto il mio arresto, lo stesso che aveva condotto le indagini preliminari su 18 persone.
Si tratta di una situazione che da sola rende evidente il rischio di conflitti di interesse, acuito dal comprensibile timore reverenziale che una giovane assunta potrebbe nutrire nei confronti di un collega più anziano e influente.
Per la cronaca, sono stato poi assolto e lo Stato mi ha risarcito con 1.500 euro per l'ingiusta detenzione causata da quell'errore giudiziario.
In compenso, quell’esperienza mi ha fatto comprendere, sulla mia stessa pelle, quanto sia fondamentale la separazione delle carriere per garantire la piena terzietà del magistrato giudicante rispetto al collega che conduce l'accusa.
Nino Oddo, vice segretario del PSI