Sergio Sammartano, primario del pronto soccorso dell’ospedale “Paolo Borsellino” di Marsala. I pronto soccorso sono vere e proprie trincee: come affrontate questa situazione voi operatori sanitari e anche gli utenti?
I pronto soccorso stanno vivendo, sia a livello nazionale che nella nostra regione e provincia, enormi difficoltà legate alla carenza di personale e, a volte, anche di strutture. Questo è il risultato di una mancanza di visione e programmazione negli ultimi vent’anni. Gli addetti ai lavori, le sigle sindacali e le comunità scientifiche avevano già segnalato da oltre un decennio che saremmo arrivati a questa situazione. Che oggi ci sia finalmente un focus su questo tema è importante, perché per anni siamo rimasti immobili. Soffriamo della carenza di personale, causata anche dalla mancata programmazione del numero chiuso per l’accesso alle facoltà di medicina e alle scuole di specializzazione.
È vero che non ci sono quasi più medici che scelgono la specializzazione in medicina d’urgenza?
Sì, purtroppo è così. In Italia, la scuola di medicina d’urgenza è partita da qualche anno, ma in Sicilia è stata istituita solo di recente: a Palermo tre anni fa e a Catania qualche anno prima. Nonostante ciò, le borse di specializzazione in medicina d’urgenza, rianimazione o chirurgia d’urgenza rimangono spesso poco attrattive. Questo accade perché i medici preferiscono specialità che offrano maggiore comfort lavorativo, opportunità di crescita professionale in ambito privato e una possibile exit strategy qualora decidessero di lasciare l’attività ospedaliera. (Qui sotto la prima parte dell'intervista al dottore Sammartano)
Diamo qualche numero: quanti accessi registra il pronto soccorso di Marsala?
Sono diventato primario del pronto soccorso di Marsala nel 2022. Quell’anno abbiamo registrato 19mila accessi complessivi. Già nella seconda metà del 2022 si è osservata una crescita significativa, che ci ha portato a 26mila accessi nel 2023 e a 36mila nel 2024.
Numeri enormi. A fronte di quanti medici?
La dotazione organica prevista sarebbe di 16 medici, me compreso. Tuttavia, attualmente operiamo con soli 4 medici, compreso me. Fortunatamente, la nostra direzione ha seguito le indicazioni regionali e ministeriali, permettendoci di integrare il personale con specialisti e specializzandi.
C’è anche il progetto “Ritorno verso Sud”?
Sì, è un progetto davvero interessante. La nostra direzione si è mossa con tempestività rispetto ad altre realtà regionali, reclutando il maggior numero possibile di medici di area medica e chirurgica. Abbiamo organizzato guardie interdivisionali per liberare medici equipollenti, che poi possono coprire turni nel nostro pronto soccorso. Così, oltre ai miei tre medici strutturati, posso contare sull’aiuto di medici di medicina interna, chirurgia e altre specializzazioni, che collaborano con grande generosità. Inoltre, abbiamo coinvolto gli specializzandi, seguendo le indicazioni regionali e ministeriali. Questo ci permette di gestire gli accessi a bassa intensità, che rappresentano circa il 30-40% del totale."
Dottor Sammartano, la medicina del territorio non funziona. Da sempre si parla di una sua riforma, ma sembra che siamo ancora a un punto fermo. Cosa ne pensa?
Non mi occupo direttamente di medicina del territorio, ma le criticità che viviamo nei pronto soccorso sono il riflesso di una mancata programmazione non degli ultimi anni, ma degli ultimi decenni. Serve una riforma seria e strutturata.
Si può arginare il problema nei pronto soccorso utilizzando i medici a gettone (cosiddetti “gettonisti”)?
Questo è un tema delicato. Bisogna valutare caso per caso. Se l’utilizzo dei gettonisti è una soluzione temporanea per tamponare l’emergenza, allora può avere senso. Tuttavia, non può diventare una strategia di lungo termine. Il decreto assessoriale ci chiede di aumentare la capacità di accoglienza dei pronto soccorso, che dipende sia dal layout delle strutture sia dalla disponibilità di medici in servizio. Noi, come medici di pronto soccorso, rappresentiamo il primo punto di riferimento del sistema sanitario nazionale, soprattutto nei giorni festivi e durante la notte. Dobbiamo essere in grado di rispondere ai bisogni dei cittadini. Se, nonostante tutti gli sforzi per il reclutamento, la pianta organica non è sufficiente, allora si può ricorrere ai gettonisti come ultima risorsa.
Qui la seconda parte dell'intervista integrale al dottor Sergio Sammartano.