Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe, prosegue la sua attività di monitoraggio indipendente per fornire ai cittadini un quadro oggettivo sui fondi del PNRR: “Al 31 dicembre 2024 l’unica scadenza europea della Missione Salute del Pnrr che condiziona il pagamento delle rate, ovvero la realizzazione di almeno 480 Centrali Operative Territoriali, è stata rispettata”.
L’allarme
Per Cartabellotta il rischio è che le 480 Cot, per la carenza di infermieri dal Ssn, rischia di mettere in crisi l’ operatività delle stesse: “Inevitabilmente la crisi del personale sanitario, in particolare quello infermieristico, si ripercuote a cascata sulla riforma dell’assistenza territoriale programmata dal Pnrr che rischia di trasformarsi in una occasione mancata. È inaccettabile che, mentre si celebrano giustamente gli obiettivi raggiunti, si perda di vista che l’indebitamento del Paese rischia di non avere alcun beneficio per la salute delle persone. Ovvero, il fine ultimo del Pnrr non può limitarsi al rispetto delle scadenze per incassare le rate: ma è cruciale garantire che queste riforme lascino un’eredità duratura per tutelare la salute di tutte le persone, riducendo le diseguaglianze regionali e territoriali e assicurando un’assistenza sanitaria equa e universale. Ecco perché il successo del Pnrr è strettamente legato al rilancio del Servizio Sanitario Nazionale e in particolare delle politiche per rendere nuovamente attrattiva la carriera di tutti i professionisti nella sanità pubblica”.
Le COT
Le Centrali operative territoriali sono state progettate come hub organizzativi per migliorare il coordinamento tra ospedali, medici di famiglia, assistenza domiciliare e servizi sociali. Rappresentano un elemento chiave per affrontare le sfide legate all’invecchiamento della popolazione e alla crescente prevalenza delle malattie croniche. Secondo la programmazione iniziale del Pnrr, era previsto un rapporto di una Cot ogni 100.000 abitanti, per un totale di almeno 600 strutture distribuite proporzionalmente tra le Regioni. Tuttavia, per l’aumento di costi di energetici e materie prime, la rimodulazione del PNRR approvata il 24 novembre 2023 dalla Commissione Europea, le ha ridotte del 20%, portando il target ad almeno 480 Cot. Tale rimodulazione, tuttavia, non modifica il numero originario di Cot da attivare, ma riduce prudenzialmente il target EU per garantire l’erogazione delle risorse previste dal PNRR: di conseguenza, le ulteriori 120 Cot dovranno essere realizzate con altri fondi non ancora ben definiti e senza vincoli legati alle scadenze del Pnrr, ovvero senza tempistiche definite. "In tal senso – commenta Cartabellotta – fino a quando non saranno pienamente funzionanti tutte le 611 Cot previste originariamente, si registrerà un aumento del carico di lavoro per quelle attive, che si troveranno a gestire un bacino di utenza più ampio, rischiando di compromettere la qualità dei servizi".
Per il Presidente di Gimbe “E’ opportuno fare il punto sullo status complessivo di attuazione di queste strutture che, insieme a Case di Comunità, Ospedali di Comunità, telemedicina e al potenziamento dell’assistenza domiciliare, configurano quella rivoluzione organizzativa dell’assistenza territoriale prevista dal DM 77 e finanziata dal Pnrr”.
Agenas
Nino Cartabellotta esprime preoccupazione anche a fronte dei dati Agenas: “In un momento storico caratterizzato grave carenza di infermieri dal Ssn, l’effettiva operatività delle Cot rischia di essere compromessa, rendendole di fatto delle scatole vuote". In particolare, secondo le stime dell’Agenas per il funzionamento delle Cot servirebbero da 2.400 a 3.600 unità di infermieri di famiglia e di comunità (IFoC), ovvero un coordinatore infermieristico, oltre a 3-5 IFoC per ciascuna Cot, personale per il quale sono già stati stanziati € 480 milioni dal DL 34/2020. Un fabbisogno che stride con sia con la carenza di personale infermieristico (nel 2022 6,5 per 1.000 abitanti, rispetto alla media Ocse di 9,8), sia con il basso numero di laureati (nel 2022 16,4 per 1.000 abitanti, rispetto alla media Ocse di 44,9), sia con la scarsa attrattività della professione visto per l’Anno Accademico 2023-2024 sono pervenute 23.627 domande per 20.058 posti disponibili e per il 2024-2025 21.250 domande per 20.435 posti.
Il Ministero
Il Ministero della Salute ha replicato alle affermazioni del presidente di Gimbe: “Le Centrali operative territoriali non saranno scatole vuote. L’obiettivo è stato raggiunto garantendo la loro funzionalità a livello logistico, organizzativo e di personale come previsto dal PNRR e come opportunamente e correttamente rendicontato all’Europa”.
La nota del Ministero poi prosegue: “La realizzazione delle COT era l’unico traguardo europeo di competenza della Missione 6 assegnato al Ministero della Salute, ed è stato pienamente raggiunto, peraltro in anticipo rispetto alla scadenza del 30 dicembre a dimostrazione del buon lavoro portato avanti.
Inoltre, rispetto a quanto riportato, non c’è stata alcuna riduzione del numero delle strutture: la rimodulazione del Piano ha stabilito un target “minimo” di 480 COT confermando la programmazione prevista di oltre 600 Centrali operative territoriali che, è utile ricordare, sono strutture di raccordo che serviranno a indirizzare i cittadini, in base ai bisogni di salute, presso i setting assistenziali più appropriati. Gli investimenti stanno procedendo in linea con la tabella di marcia del Piano, tra cui in particolare:
- avviato il 70% dei cantieri delle Case di Comunità e degli ospedali di comunità
- in linea anche l’obiettivo intermedio dell’Assistenza domiciliare
- il 78% delle nuove grandi apparecchiature acquistate con i fondi del Pnrr è già collaudato, ovvero in uso al cittadino”, conclude il Ministero.