Fa molto discutere nel mondo del vino in provincia di Trapani, l'ultima puntata della trasmissione Report che ha scelto come bersaglio il Passito di Pantelleria, con un servizio che solleva dubbi sulla “purezza” del prestigioso vino dolce dell’isola.
L’inchiesta, dal titolo “I Furbi del Passito”, si concentra in particolare su Donnafugata, storica azienda siciliana, mettendo in discussione la tradizionalità del metodo di essiccazione delle uve utilizzato per il famoso Ben Ryé, uno dei passiti più celebri al mondo. Secondo Emanuele Bellano, autore del servizio, l’uso delle coperture per l’appassimento dell’uva violerebbe il disciplinare della DOC Pantelleria, che prevede un “appassimento al sole”.
Il disciplinare dice altro, ma Report ignora i dettagliIl problema, però, è che il disciplinare della DOC Pantelleria, all’articolo 5, parla chiaramente di “appassimento al sole con la possibilità di proteggere le uve da eventuali intemperie”. Tradizionalmente, i produttori usano stenditoi, strutture che coprono i graticci per riparare l’uva da piogge improvvise. Donnafugata, invece, ha optato per delle coperture più ampie, simili a serre, ma comunque arieggiate e aperte, in modo da non snaturare il processo naturale di essiccazione.
La domanda, quindi, sorge spontanea: c’è davvero un illecito? O si sta solo cercando di stabilire un presunto standard "puro" e arbitrario per la produzione del Passito?
Il metodo tradizionale e i piccoli produttori “buoni”Nel servizio, Report mette in contrapposizione Donnafugata con i piccoli produttori, dipingendo questi ultimi come gli ultimi difensori della tradizione e i grandi marchi come “furbi” che prendono scorciatoie. L’enologo Paolo Vivirito e la produttrice Ketty D’Ancona spiegano che l’appassimento lento sui graticci conferisce un gusto “completamente diverso”, mentre le serre influenzerebbero i terpeni, le sostanze aromatiche delle uve. Un dettaglio tecnico che non prova alcuna irregolarità, ma che viene usato per insinuare un dubbio sulla qualità del Ben Ryé.
La differenza tra Passito di Pantelleria e Pantelleria Passito LiquorosoReport sposta poi il focus su un'altra questione: la distinzione tra Passito di Pantelleria DOC e Pantelleria Passito Liquoroso. Il primo si ottiene con appassimento naturale al sole, il secondo può essere prodotto con appassimento in ambienti condizionati, come forni che accelerano il processo. Cantine Pellegrino, di proprietà del presidente del Consorzio Benedetto Renda, usa questa tecnica.
Il punto, però, è che questa distinzione è chiara e ben regolamentata, anche se secondo Report il consumatore medio non ne sarebbe consapevole. Un’accusa che sembra voler colpire il presidente del Consorzio più che fare vera informazione.
Il problema non è tanto l’uso delle serre per l’appassimento, né l’acquisto di uve da altri produttori, né l’etichettatura dei vini. La vera colpa di Donnafugata, secondo Report, sembra essere quella di avere successo.
Non è un caso che, nel servizio, venga ripetuto più volte il prezzo del Ben Ryé (65 euro a bottiglia).
Insomma, Report non ha svelato alcun “furto” ai danni dei consumatori, né irregolarità clamorose. Ha piuttosto costruito una narrazione in cui i grandi produttori sono i cattivi e i piccoli produttori sono i buoni.
Il problema è che il vino non è un dogma, ma il risultato di tradizioni, innovazioni e regole ben precise. Se il disciplinare della DOC Pantelleria non vieta le coperture, perché mai si dovrebbe gridare allo scandalo?
C'è inoltre una piega politica, in tutta questa vicenda, perché Report intervista l'ex Sindaco pentastellato di Pantelleria, Vincenzo Campo. Ed è proprio il suo movimento "Pantelleria 2050", l'unico a commentare la puntata del programma di Ranucci, parlando di un "tema di straordinaria gravità che coinvolge la produzione del Passito di Pantelleria". Secondo il movimento "le irregolarità emerse mettono in discussione non solo la qualità del prodotto, ma anche l’etica di chi dovrebbe rappresentare il meglio della nostra tradizione vinicola". "Di fronte a queste evidenze - continua il movimento dell'ex Sindaco - non è più tollerabile il silenzio e l’inazione dell’Amministrazione Comunale e del Parco Nazionale. Chiediamo un intervento immediato a difesa dei nostri agricoltori e della continuità dell'azione portata avanti dalla precedente Amministrazione Campo a difesa dello Zibibbo e della sua riconoscibilità nel mondo".
Passito di Pantelleria e l’inchiesta di Report: la reazione dei produttoriDopo la puntata, il Gambero Rosso ha raccolto le reazioni di alcuni produttori dell’isola. Se l’inchiesta di Rai Tre ha sollevato dubbi sulla purezza del metodo di produzione, i vignaioli panteschi, anche quelli più piccoli, difendono il proprio lavoro e criticano il modo in cui è stato trattato l’argomento.
“Chi non conosce il nostro lavoro pensa che siamo furbi”Un piccolo produttore, che ha preferito rimanere anonimo, ha espresso forte disappunto per l’inchiesta: “Chi è ignorante pensa che siamo furbetti”. Pur essendo un piccolo produttore, che in teoria potrebbe sentirsi penalizzato dalle grandi aziende, ha dichiarato di essersi ritrovato a difendere aziende come Donnafugata, accusata da Report di utilizzare metodi poco trasparenti. Anche Francesco Rizzo, titolare della cantina Vinisola, ha espresso perplessità sul servizio di Report, sottolineando che le serre non sono una novità sull’isola e che vengono impiegate da molti viticoltori per proteggere le uve dalle intemperie.
Il rischio di un effetto distorsivo sull’opinione pubblicaI produttori intervistati temono che l’inchiesta di Report possa influenzare negativamente il mercato e creare un'immagine distorta del Passito di Pantelleria. “Chi ha visto la trasmissione senza conoscere il nostro lavoro penserà che le serre siano un imbroglio”, spiega un vignaiolo. In realtà, le serre usate a Pantelleria sono strutture con aperture laterali che permettono una corretta ventilazione, evitando muffe e contaminazioni.
Anche Francesco Rizzo ha difeso l’uso di queste strutture, sottolineando che l’agricoltura pantesca si è evoluta rispetto al passato: “Cento anni fa non c’erano coperture, oggi esistono. I produttori fanno un lavoro eroico e aiutarli a ridurre la fatica non è un male”. Dello stesso parere Francesco Basile (Cantina Basile), che ha affermato che “il metodo più sicuro per l’essiccazione è il forno, seguito dalle serre. Lasciare l’uva all’aria aperta è molto più rischioso”.