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06/02/2025 12:06:00

La rete di Messina Denaro, parla la difesa di Alfonso Tumbarello

  “Non c’è nessuna prova che il dottor Alfonso Tumbarello conoscesse la vera identità del paziente. Era convinto di curare Andrea Bonafede, non il boss latitante, come tanti altri medici ospedalieri e della clinica La Maddalena. In mano all’accusa solo ipotesi e indizi”.

E’ quanto ha sostenuto l’avvocato difensore Giuseppe Pantaleo, in Tribunale, a Marsala, nel processo all’ex medico di base di Campobello di Mazara Alfonso Tumbarello, imputato per concorso esterno in associazione mafiosa e falso in atti pubblici per avere redatto numerosi certificati medici a nome di “Bonafede Andrea”, classe ’63, per consentire al capomafia castelvetranese, deceduto a L’Aquila il 25 settembre 2023, di potersi curare.

Per Tumbarello, il pm della Dda Gianluca De Leo ha chiesto la condanna a 18 anni di carcere. Ma per l’avvocato Pantaleo (l’altro difensore è Gioacchino Sbacchi) il medico sotto accusa sarebbe stato talmente in buona fede da “conservare i messaggi sul suo telefonino”.

E in proposito il legale ha aggiunto: “Il dottor Tumbarello poteva dire: ‘basta, tutto quello che ho lo strappo, lo distruggo’. Poteva cancellare i messaggi sul telefonino. E invece ha conservato tutto. Non tocca una virgola. Si trovano pure vecchissimi messaggi whatsapp. E poi aveva tantissimi pazienti, non poteva conoscerli tutti. Contraddizioni, omissioni o cattivi ricordi non sono indizi di menzogna o di volere nascondere la verità perché si è responsabili di determinati fatti delittuosi”. L’avvocato Pantaleo ha, quindi, concluso la sua arringa chiedendo l'assoluzione per i reati contestati: per il concorso esterno in associazione mafiosa “perché il fatto non sussiste” e per il falso in atti pubblici “perché il fatto non costituisce reato”. L’altro difensore, l’avvocato Gioacchino Sbacchi, interverrà nell’udienza del 19 marzo. Un rinvio lungo necessario in quanto l’anziano legale palermitano ha avuto un problema di salute e necessita di almeno un mese di convalescenza. Nel frattempo, però, per l’imputato, che è agli arresti domiciliari, rimangono sospesi i termini di custodia cautelare.