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09/02/2025 06:21:00

Cultura è cittadinanza

 Un pomeriggio in libreria in una Roma piovosa, un pomeriggio in libreria ad ascoltare uomini visionari che hanno messo a servizio della cultura la loro vita, uomini che hanno creduto e credono che dal basso si possa costruire e proporre modelli per comunità consapevoli.
Ledo Prato una vita spesa per visioni sostenibili (un paio di esempi Palazzo delle Esposizioni a Roma, Palazzo Ducale a Genova), Giuseppe De Rita ha diretto il Censis dalla sua fondazione ma è stato molto altro e insieme a Paolo Di Paolo ci hanno condotti in un viaggio fantastico donando speranze e spunti futuri e raccontando di confronti con la politica non sempre fruttosi. Hanno indicato un percorso e una strada possibile non cambiando mai il focus di base ovvero ripartendo dal basso.
La scusa un piccolo volume_Cultura è cittadinanza (per i tipi di Donzelli editore)_ e lì ascoltare di progettualità possibili verso obiettivi di comunità, di operatori culturali che devono vestire i panni di veri e propri agenti del cambiamento. Viviamo un tempo difficile da declinare, tra guerre alle porte di casa e ondate reazionarie che cavalcano (come spesso succede storicamente) la complessità dell’oggi e sopratutto dove accusiamo tutti una assenza di strategie su come poter leggere il quotidiano.

Orizzonti valoriali e il coraggio incosciente per affermare con fermezza che si può costruire un modello sociale diverso fondato sulla condivisione e sulla sostenibilità di idee, che poi messe a sistema creano un tessuto sociale ed economico evoluto.

Pensare di poter lavorare non sulle grandi Città che hanno oggi problemi di sovrabbondanza di proposte in qualunque ambito, ma sulle comunità intermedie ovvero le comunità locali lì la vera sfida: il futuro è di fatto uscito dalla agende politiche, si vive in una bolla improntata a hic et nunc e si deve invertire questo modus operandi.

Il dialogo con le amministrazioni locali dovrebbe essere costante e continuo, e sottoporre idee e progettualità calate sui territori con un respiro medio-lungo periodo; fare politica e fare cultura sono gesti coincidenti afferma Paolo Di Paolo e non potrebbe essere diversamente, è la cultura che pone la persona al centro di ragionamenti e forse oggi più che mai è necessario un umanesimo che possa rigenerare questa difficoltà del vivere che molti di noi sentono pressante. Ledo Prato sottolinea che cultura è libertà, è pace e aiuta a andare oltre le diseguaglianze, il razzismo e l’egoismo. Sempre lui ricorda tristemente che i regimi autoritari, una volta al potere, per prima cosa hanno colpito gli artisti e gli intellettuali: le menti libere.

Contrastare modelli e stilemi vecchi e dove spesso il nostro Paese si è fossilizzato graniticamente non volendo cambiare e crescere, una responsabilità equamente divisa tra la classe imprenditoriale e quella politica. La necessita di uno sguardo al futuro all’innovazione a gestione rispetto a offerte che segnano il passo da troppo: abbiamo per esempio a Marsala una occasione unica, dovrebbe a breve aprire il nuovo Museo degli Arazzi e la speranza che la proposta sia concretamente dinamica e in linea con quanto la tecnologia e tanto altro ci mette a disposizione. Energie giovani e qualificate ci sono a patto che le tre P siano sempre con loro ovvero Passione Pazienza e Professionalità, la prima è un motore unico in qualunque ambito (in quello culturale forse decisivo) la seconda perché spesso i cambiamenti anche minimi sono duri da recepire e la terza perché le fondamenta di tutto risiedono nello studio approfondito e continuo. Non ci sono modelli replicabili, esistono spesso “abiti su misura” e questi vengono cuciti dal dialogo e collaborazione tra soggetti diversi.

La complessità che oggi viviamo forse è anche frutto di una inazione che si è protratta per troppo tempo e che oggi impone gioco forza di rimboccarsi le maniche per un futuro possibile.
Generare nuove forme di cultura per una cittadinanza coerente e attiva, altre forme per cambiare passo con un orizzonte incerto, forse questa è la vera sfida che ci attende

giuseppe prode