Un avvocato e un commesso giudiziario. Sarebbero loro le ‘talpe’ dei boss scoperte dalla Procura di Palermo nell’inchiesta che ha portato all’arresto di 183 persone, accusate di mafia. In particolare, un legale avrebbe messo in guardia un mafioso avvisandolo di essere indagato e di avere una microspia in macchina. Mentre già il 7 novembre 2023 era stato arrestato un commesso giudiziario della Procura, Feliciano Leto, perché mentre trasportava procedimenti coperti dal segreto, come le intercettazione, era solito fotografarle.
“Gli arresti di oggi servono per indebolire l’intera organizzazione mafiosa. È un momento complicato per la vita di Cosa nostra e noi cerchiamo di renderlo sempre più complicato attraverso una serie di interventi che servono a contrastare i clan ma anche a processare, con le prove, chi partecipa a Cosa nostra”. Sono le parole del Procuratore di Palermo, Maurizio de Lucia. “Bisogna tenere distinte le due fasi. Porteremo a processo coloro i quali sono destinatari di una delle cinque ordinanze emesse oggi, insieme con due provvedimenti di fermo, ma intanto è importante essere riusciti a neutralizzare in un solo momento una parte importante di Cosa nostra”, dice.