Trapani Shark perde contro Trieste. Incredibile ma vero! Il Trapani butta alle ortiche una partita che sembrava ampiamente blindata, trascinandosi dietro code velenose che potrebbero pregiudicare anche il cammino del campionato.
Le dichiarazioni del fine partita da parte del debordante Presidente Antonini non lasciano molto scampo ad interpretazioni diverse: ”È la solita sconfitta delle ultime partite, alla fine la squadra crolla. Cambi e gestione della partita che non mi piacciono…una squadra molto nervosa, probabilmente il manico comincia ad essere fragile”.
Una diagnosi che non fa una grinza in tempi normali, considerato che gli ultimi 4 palloni giocati sono risultati di una scelleratezza unica. Ma se arriva dopo una sconfitta in cui si si pregustavano i sapori inconfondibili della vittoria, allora il discorso cambia.
L’errore più vistoso è stato quello di voler giocare col cronometro alla mano, a due minuti e mezzo dalla fine. I 7 punti di vantaggio, nel basket, non costituiscono garanzia assoluta considerato che il tempo di gioco si può interrompere con un fallo. Poi, con l’avvenuto riaggancio e con appena un punticino sopra, può spuntare il braccino del tennista e far riaffiorare pressioni di matrice esterna. Quali? Quelle impresse dal brand- Antonini che, in testa alla classifica e guardando tutti dall’alto in basso, con la solita supponenza dispensava a tutto il globo esplorato ed in piena trance comunicativa che il campionato aveva già un padrone. Riprendendo, cioè, hype ed annunci rilasciati “shakespearianamente” in una notte di mezza estate, periodo in cui si costruiva un roster che doveva meravigliare il pianeta-basket. Con quale risultato? Quello inequivocabile che appare oggi, con una squadra allo sbando dopo due sconfitte in campionato (ultima delle quali grave perché in casa della cenerentola Vanoli) e buttata fuori al primo turno da una matricola, seppur agguerrita, battibile ed inferiore tecnicamente.
Al tycoon, per scaricare responsabilità sulle spalle degli altri, non è apparso vero ricevere un assist direttamente dal suo Coach per andare a schiacciare a canestro. Ad una onesta ammissione di Repesa: ”Voglio assumere la piena responsabilità. Non sono riuscito a dare tranquillità alla squadra…ma tanto nervosismo da dove nasce è difficile spiegare” è seguito un processo mediatico che non è certo sfuggito al suo destinatario.
Un nervo, quindi, lasciato scoperto ed in cui il Patron si è sentito legittimato ad affondare il coltello ed a scavare in fondo, dando poi la stura ad una dichiarazione che rappresenta una sorta di inizio della belligeranza.
Si sta per aprire, di conseguenza, quello scenario paventato in estate, di uno scontro tra personalità diametralmente opposte: a quella debordante, spregiudicata e machiavellica, si contrappone una sorniona, bonaria, ma che nasconde un’astuzia vigile e sottile ed un carattere poco aduso a compromessi che si scontrino con principi, valori e deontologia.
Il pomo della discordia può essere individuabile nella mancata utilizzazione di John Petrucelli, tenuto in panchina ad asciugarsi qualche traccia di sudore. Non è stata ben assimilata e digerita dal Patron e solo il Gaviscon della vittoria poteva alleviargli le sofferenze stampate sul volto e riprese impietosamente dalle telecamere.
Inquadrato come si trattasse di una star dello spettacolo, mostrava gli stessi sintomi di nervosismo che stavano attanagliando la squadra, incapace del colpo del KO definitivo. Si sarà chiesto perché Brown e non il celeberrimo nazionale italo-americano pagato a suon di dollaroni? I numeri esibiti ed il rendimento fornito dai due pendono decisamente a favore dell’ex giocatore di Varese, mentre Petrucelli disegnava una virgola nello score personale. Ma poco importa: se si vuole attaccare qualcuno a fondo non si deve guardare troppo per il sottile e far assumere alle evidenze un ruolo dirimente. Ci si arma, si mette una corazza, ci si ingobbisce e lancia in resta si mira al bersaglio grosso, che nella fattispecie supera i due metri e risulta visibile anche attraverso la visiera.
Ci si chiede perché tanta circospezione prima e nessun intervento presidenziale dopo la partita di Cremona, persa inopinatamente? Semplice: perché il palcoscenico della Coppa era di tutto riguardo e gli occhi del pubblico guardavano ben oltre i confini provinciali. C’era tutto il Gotha del Basket nazionale presente e la figura barbina di lasciarsi scippare il pallone a spicchi, non da un Arsenio Lupin, bruciava terribilmente. Allora che significato assume la “sparata” di un Presidente sempre molto accorto e cauto nei confronti di un Coach dall’inarrivabile carisma e fortemente voluto per competenza e background? Forse la popolarità assunta nell’immaginario collettivo cominciava ad infastidire colui che sosteneva, auto referenziandosi ed auto incensandosi, di essere il vero artefice del miracolo cestistico?
A questo punto e con asce dissotterrate, una domanda è d’obbligo: chi ha ingaggiato Pleiss, il giocatore pagato 600 mila dollari l’anno e che nemmeno si è intravisto a Torino nelle Final Eight di Coppa Italia? È da tempo che non viene preso in considerazione dal Croato per caratteristiche di gioco che non si intersecano con il resto della squadra. Questo equivoco di fondo deve sicuramente aver incrinato i rapporti, non credo mai idilliaci da un punto di vista caratteriale, tra Responsabile tecnico e Presidente, E siccome tutti i nodi vengono sempre al pettine, meglio attaccare dopo una sconfitta che rende più vulnerabile il competitor dello share e della popolarità. Una strategia che l’anno scorso diede pieni frutti con Daniele Parente, licenziato in tronco pur essendo ampiamente in testa alla classifica ed a suon di record. Ed inoltre, che tipo di significato attribuire alle dichiarazioni di Antonini, a caldo sicuramente e con il volto stravolto da una sconfitta, quando sostiene che:” Il manico comincia ad essere fragile” e che “Il problema non è Jasmin (Repesa, N.d.R.) e probabilmente bisogna resettare psicologicamente”. Sia più chiaro Antonini: resettare psicologicamente il roster, il coach od entrambe le parti? Il proprietario della SportInvest ha sempre parlato chiaro e non sempre a proposito. Ora rilascia dichiarazioni sibilline. Risulta chiaro che, tranne il Presidente, sono tutti sotto esame, anche il prima intoccabile Repesa, e chi sbaglia pagherà il fio. La Governance non è poi nuova a soluzioni drastiche e radicali e la consorella calcistica ne è viva testimonianza. Nel momento in cui il Patron chiama in causa il Responsabile tecnico non esclude a priori un cambio della guardia nel “manico”. Ergo, ci si trova già sulla buona strada di un esonero o dimissioni concordate. La prossima partita con Varese del 2 marzo, potrebbe disegnare un sentiero definitivo, non necessariamente luminoso. “Resettare” sarà un mantra da perseguire a tutti i costi ma che potrebbe risultare foriero di ben altri risvolti, come il “ridimensionamento” dei costi, avvenuto recentemente nel calcio. L’epilogo più sicuro è che in questo braccio di ferro non ci saranno vincitori, ma solo vinti. Se avverrà un duro faccia a faccia, sarà conseguente ed inevitabile un redde rationem, quello che prevede la fine di una lunga luna di miele. Ed il disarcionato dello scorso anno, Andrea Diana, sarà nuovamente chiamato a cavalcare una “mission impossible”. Ammaestrare squali come fossero delfini ed a subire le invasioni di campo di uno squalo più grosso e bianco come il trench indossato.
Il sorcio verde