Nel '93, Cosa nostra ebbe in subappalto una vera e propria strategia della tensione che ebbe nelle bombe di Roma, Milano e Firenze soltanto il suo momento più drammatico. Ma ci sono tanti altri episodi da ritirare fuori e rileggere insieme. "L'attentato al patrimonio artistico - ha spiegato il procuratore nazionale antimafia - orientava la situazione in Sicilia verso una prospettiva indipendentista, e dava la possibilita' ad una entita' esterna di proporsi come soluzione per riprendere in pugno la situazione economica, politica, sociale, che veniva dalle macerie di Tangentopoli'. Secondo Grasso 'certamente Cosa Nostra, attraverso questo programma di azioni criminali, che hanno cercato di incidere gravemente e in profondita' sull'ordine pubblico, ha inteso agevolare l'avvento di nuove realta' politiche che potessero poi esaudire le sue richieste'.
D'altro canto, ha sottolineato il magistrato, 'occorre dimostrare l'esistenza di una intesa criminale con un soggetto anche politico in via di formazione, intenzionato a promuovere e sfruttare una situazione di grave perturbamento dell'ordine pubblico per agevolare le prospettive di affermazione politica; e dimostrare l'esistenza di contatti riconducibili allo scambio successivo alle stragi'. Per Grasso quindi 'rimangono delle domande a cui bisogna dare risposta'.