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29/05/2010 04:24:00

Annullato la sentenza sul processo a Dell'Utri per la Pallacanestro Trapani

Pallacanestro Trapani. La sesta sezione penale della Suprema Corte ha infatti disposto un nuovo processo annullando cosi’ la sentenza pronunciata nell’aprile 2009 dalla Corte d’Appello di Milano, in sede di rinvio, nei confronti di Dell’Utri e di Vincenzo dellutri.jpgVirga, con cui si dichiarava non doversi procedere per intervenuta prescrizione per il reato di minaccia grave.

Dell’Utri e Virga erano finiti sotto processo per tentata estorsione ai danni di Vincenzo Garraffa, presidente dell’associazione sportiva Pallacanestro Trapani: i due imputati, secondo l’accusa, avevano preteso dalla parte offesa, nell’interesse della societa’ Publitalia 80 di cui Dell’Utri era presidente, la corresponsione in contanti e in nero di una somma corrispondente al 50% della sponsorizzazione fornita all’associazione sportiva dalla societa’ Birra Messina, appartenente al gruppo Dreher, di circa 1.500 milioni di vecchie lire, tra il ‘91 e il ‘92. Virga e Dell’Utri erano stati condannati sia in primo che in secondo grado, ma la Cassazione nel 2008, aveva disposto un processo di appello-bis: la Corte milanese, dunque, aveva ritenuto che si fosse realizzato un “tentativo di estorsione qualificato ‘incompiuto’, seguito da desistenza volontaria” e che la condotta dei due imputati costituisse il delitto di minaccia grave, prescritto gia’ prima della sentenza di primo grado. Contro questo secondo verdetto d’appello avevano presentato ricorso in Cassazione il Pg di Milano, Dell’Utri e Garraffa, parte civile nel processo. I giudici di Piazza Cavour, dunque, hanno ritenuto parzialmente fondati i ricorsi, disponendo un ulteriore processo davanti alla Corte d’Appello di Milano, che dovrà’ verificare “l’eventuale sussistenza della minaccia”, nonché’ “l’eventuale configurabilità’ della desistenza volontaria dal tentativo di estorsione”. Nel nuovo processo, si legge nella sentenza n. 20513, i giudici del merito dovranno attenersi a due principi di diritto fissati dalla Suprema Corte, in base ai quali “la minaccia finalizzata ad ottenere un profitto ingiusto integra per se’, qualora il profitto non sia poi conseguito per causa indipendente dalla volontà’ dell’autore, il tentativo di estorsione” e “dopo il compimento di condotte idonee ad integrare il delitto di tentata estorsione, la desistenza volontaria non puo’ essere configurata dal mero ricorso del tempo, ma richiede comportamenti o fatti determinati incompatibili con la successiva consumazione, che intervengano prima che sia cessato l’effetto delle condotte di minaccia o violenza e siano idonee a farlo cessare”.