"Nel 2001, in occasione delle elezioni regionali -dice il pm antimafia- Cuffaro, su richiesta di Giuseppe Guttadauro, si adopero' per fare entrare nelle liste del Cdu il medico Domenico Miceli", l'ex assessore comunale di Palermo condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. Non solo. Secondo la Procura di Palermo, sarebbe stato l'autore di una fuga di notizie su un'indagine a carico dello stesso Guttadauro. Cuffaro sarebbe stato "consapevole nella condotta di interrompere le indagini sul capo mandamento di Brancaccio". Per il pm Di Matteo "ciascuna di queste condotte e' provata". Il magistrato, nel corso della requisitoria, ricorda che i "rapporti tra Guttadauro e Cuffaro vennero instaurati gia' dal febbraio 2001, al fine di un consolidamento mafioso per influenzare delle scelte politiche, come la candidatura o un posto di sottogoverno e scelte di carattere amministrativo, come quella di manipolare un concorso medico".
Nella requisitoria il pm Antonino Di Matteo, che rappresenta l'accusa insieme con il pm Francesco Del Bene, parla ancora di "rapporti intrattenuti direttamente o indirettamente, di Salvatore Cuffaro con esponenti mafiosi". E fa riferimento, in particolare, ai "rapporti personali diretti tra Cuffaro" e il boss Francesco Bonura. "Gia' nel 2005 -spiega Di Matteo- Bonura era componente della 'triade' insieme con Antonino Cina' e Antonino Rotolo che governava Palermo". Poi, parla anche di "rapporti quanto meno indiretti tra Cuffaro e Antonino Rotolo".
E legge in aula alcune intercettazioni telefoniche e ambientali tra i boss Bonura e Rotolo. Nel settembre 2005 Bonura viene intercettato mentre dice al suo interlocutore: "Con Cuffaro ci vedevamo ci incontravamo", secondo il pm Di Matteo "si evincono rapporti quanto meno indiretti tra i due". E' sempre Rotolo a dire: "Aspetto risposte da Cuffaro, perche' mi servono dei favori". "Si evince da cio' la sussistenza di attuali rapporti di fattiva collaborazione tra Cuffaro e Rotolo in riferimento a favori che sarebbero destinati a Rotolo". Secondo il pm Antonino Di Matteo c'e' "un numero tale di rapporti da fare escludere la fortuita' e l'innocenza dei rapporti stessi". Inoltre, il magistrato legge in aula delle intercettazioni ambientali, ribadendone piu' volte la "pregnanza" e "l'importanza per le indagini", in particolare si riferisce ad una intercettazione tra Emanuele Lentini, ritenuto vicino al boss Bernardo Provenzano e condannato di recente con un interlocutore. Lentini, in quella occasione, ha detto di essersi recato a casa di Cuffaro "ci vogliono occhi per guardarla", ha poi commentato parlando dell'appartamento nel cuore di Palermo.