Si trovava in un bar di Palermo con un imprenditore che gli ha passato una busta con oltre diecimila euro in contanti. Dopo pochi secondi viene arrestato dagli agenti in borghese che avevano filmato lo scambio. I soldi sarebbero serviti per facilitare l'iter per l'installazione di un impianto fotovoltaico. Con lui è stato fermato anche l’ingegnere Pier Giorgio Ingrassia, 38 anni, che sarebbe il mediatore della tangente.
Vitrano, dipendente regionale originario di Misilmeri, è alla sua terza legislatura. Negli interrogatori successivi all'arresto, ha negato che si trattasse di una tangente, spiegando che i diecimila euro erano parte dei ricavi di una delle società di cui lui faceva parte. L'arresto del deputato ha svelato agli inquirenti una matassa spinosa, le difficoltà sarebbero state create da funzionari “disponibili” a sostenere il sistema di corruzione. Ingrassia faceva pressioni sull’imprenditore taglieggiato perché pagasse altrimenti “non avrebbe più lavorato”. Ha alzato il velo su una rete di collegamenti anche all’interno della Regione. Una prassi di corruzione presunta e di mazzette necessarie. Vitrano siene sospeso dal partito e dalla carica di deputato.
Il 15 aprile a Vitrano vengono concessi gli arresti domiciliari, c'è sempre la possibilità di reiterazione del reato e dell’inquinamento delle prove. Nel frattempo è stato sospeso dal partito e da deputato regionale. A giugno il Tribunale del Riesame revoca i domiciliari ma gli impone il divieto di soggiorno in Sicilia. E tutto ritorna come prima, o quasi....
Il divieto di soggiorno non configura tra le fattispecie si sospensione della carica di deputato. Dal 3 agosto Gaspare Vitrano può ritornare alla vita di prima: deputato regionale con funzione di deputato questore, componente del Consiglio di presidenza dell'Ars, ufficio personale e auto blu. Lo dice la legge, mica è colpa sua. In pratica può fare il deputato siciliano ma in un altra regione, seguire le sedute via Skype e votare cliccando “Mi piace” nella pagina Facebook dell'Assemblea Regionale Siciliana. Una soluzione si trova, o forse no. Le polemiche nate intorno a questo corto circuito hanno indotto Vitrano ad autosospendersi dalla carica di deputato, con annessi e connessi.
“La mia reintegrazione nella carica e nelle funzioni di deputato regionale - commenta Vitrano - è la conseguenza della scrupolosa applicazione di una legge nazionale. La correttezza che mi contraddistingue impone la rinuncia a tutte le prerogative i benefici e le funzioni di deputato segretario, componente dell’ufficio di Presidenza, carica alla quale sono stato chiamato con un voto dell’Aula, e dalla quale mi autosospendo. Solo essendo libero da ogni condizionamento e con la piena fiducia nella magistratura potrò dedicarmi alla vicenda giudiziaria per chiarire in tempi brevi la mia posizione”. Se proprio voleva liberarsi da ogni condizionamento avrebbe potuto dimettersi, senza dare l'impressione di fare un favore. Ma non c'è da scandalizzarsi, purtroppo.
Dal 24 febbraio si celebra a Trapani il processo conseguente all'operazione “Cosa Nostra Resort”. Sul banco degli imputati oltre a boss Tommaso Coppola, imprenditori addomesticati dalla mafia, il vicesindaco di Valderice Francesco Maggio e tale Camillo Iovino. Chi è? E' il sindaco di Valderice, comune che si è costutiuto parte civile: il comune di cui Camillo Iovino è sindaco chiede i danni agli imputati, tra cui lo stesso Iovino.