Mercoledì è stato convocato un consiglio comunale d'urgenza, al quale hanno partecipato molti cittadini. Il presidente, Giuseppe Spata, ha dato lettura di una nota della Prefettura di Trapani con cui viene comunicata la sospensione dalla carica di sindaco di Alberto Di Marzo e della custodia cautelare agli arresti domiciliari, emessa dal GIP. A nome della maggioranza ha letto poi questo comunicato:
“A seguito degli eventi di ieri, ritengo doveroso invitare il Consiglio Comunale e di conseguenza tutta la cittadinanza ad avere fiducia nelle istituzioni tutte e ad aspettare con serenità l'esito delle indagini e delle procedure avviate. Appare pertanto, in questo momento, doveroso aspettare la conclusione dell'iter procedurale, continuando ad assicurare con maggiore forza tutte le attività di istituto che la legge assegna a questo Organo Consiliare. Confermando la piena fiducia nelle istituzioni giudiziarie, e mantenendo al centro delle nostre preoccupazioni l'interesse della comunità pantesca, speriamo quanto prima per l'intera collettività e per se stesso che il Sindaco riuscirà a chiarire la propria posizione di fronte agli inquirenti in modo inequivocabile nel più breve tempo possibile.
Rinnovo quindi l'invito all'intero Organo Consiliare a continuare responsabilmente e serenamente l'attività amministrativa, con sempre maggiore impegno ed abnegazione stante il momento di grande difficoltà e smarrimento che viene oggi più di prima avvertito dalla intera comunità isolana. Il presente comunicato, letto in data odierna durante la conferenza dei Capi Gruppo, è stato integralmente condiviso dal Gruppo Consiliare “Pantelleria Libera”.
Il capogruppo di Progetto Pantelleria, Giuseppe La Francesca è intervenuto a nome dell'opposizione:
”I sottoscritti consiglieri comunali esprimono tutto il proprio disappunto, amarezza, delusione, rabbia per le cronache giudiziarie che ancora una volta hanno visto protagonista negativo il sindaco di Pantelleria. Noi non abbiamo il diritto di giudicare alcuno e non ci permettiamo di entrare nel merito della vicenda che vede coinvolto il nostro sindaco, saranno i competenti organi giudiziari, nei quali riponiamo totale fiducia, ad accertare quanto accaduto. Auspichiamo, però, che nell'interesse dell'isola di Pantelleria e della sua cittadinanza, ancora una volta umiliata, a prescindere da qualsivoglia sviluppo giudiziario, il Sindaco e l'Amministrazione Comunale assumano, responsabilmente, le dovute e consequenziali decisioni”.
Singolare la dichiarazione rilasciata dal consigliere Leonardo Valenza, che dà "solidarietà e conforto" alla famiglia di Di Marzo, come se fosse stato rapito...
Di Marzo sarà interrogato nei prossimi giorni. Secondo l' inchiesta, condotta dai carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Trapani diretto dal capitano Pierluigi Giglio, ha preteso 10 mila euro e due monili d’oro per la moglie, per assumere in Comune il figlio dell’imprenditore alcamese Ernesto Emmolo. Dagli interrogatori dell’imprenditore viene fuori l’immagine di un sindaco definito “vorace e privo di scrupoli” che pretendeva il 3 per cento sugli appalti. Ma anche altri imprenditori entrano nell'inchiesta. Ce n'è uno che dichiara di aver dato al Di Marzo negli anni dal 1994 al 2000 tangenti per circa 100 milioni. “In Sicilia si pagava la Mafia – ha detto a verbale – a Pantelleria si pagava il sindaco Di Marzo e…e la sua corte”. Pagavano tutti, anche i progettisti al momento del pagamento delle parcelle. I soldi venivano consegnati o a lui o a un suo fidato impiegato. Il sindaco Di Marzo avrebbe fiutato di essere indagato e nei colloqui con Emmolo, che sono stati registrati, cerca di svicolare non parlando specificatamente di soldi. Emmolo gli chiede però, dopo il licenziamento del figlio, se gli restituisce i 10 mila euro che gli aveva dato e lui gli dice: “Si i prestiti vanno restituiti”. Poi parla di un presunto certificato di destinazione urbanistica da consegnarli. Sarebbe stato soltanto un pretesto per incontrarlo e dargli indietro 9 mila dei 10 mila euro. Al momento in cui gli consegna la busta abbassa la voce e dice: “mancano mille”. Subito dopo Emmolo s’incontra con i carabinieri in località Sateria, a otto chilometri dal centro, e consegna la busta con i soldi. L’urgenza dell’arresto è scaturita anche, quindi, dal fatto che il sindaco avrebbe potuto inquinare le prove e costituirsi un alibi.