Raccontavamo ieri (cliccate qui per leggere la prima parte dell'inchiesta) di come è nata l'idea del Borgo della Pace, che ha come ideatore l'ex deputato Massimo Grillo, di come si sia costruita questa struttura con soldi pubblici ottenuti quando Grillo era deputato della maggioranza del Governo Berlusconi (2005) per farne di fatto un albergo. Abbiamo lasciato ieri la Fondazione San Francesco mentre appunto, nell'Aprile scorso, era alla ricerca, infruttuosa, di qualcuno che si prendesse la struttura in gestione. Continuiamo.
Dato che nessuno vuole prendersi in gestione la struttura, bisogna cambiare strategia, e trovare uno del mestiere, una struttura vicina che potrebbe utilizzare il Borgo della Pace come depandance. A qualche centinaio di metri dal Borgo c’è un albergo vero e proprio, l’Hotel Isola di Mozia, gestito dalla famiglia Vaccari. La Fondazione Francesco d’Assisi per sondare il suo interesse manda in avanscoperta Vittorio Greco, fratello di don Vincenzo (prete del Santuario della Madonna della Cava e delegato del Vescovo di Mazara di Vallo nel Cda della Fondazione stessa). Greco incontra Gaspare Vaccari e gli propone l’affare: pochi, benedetti e subito. Con appena 40.000 euro annui può gestire tutto il Borgo, tranne una stanza che dovrà rimane a disposizione della Fondazione. Rispetto alle transazioni precedenti la proprietà rinuncia alla cappella. Anche gli angeli mangiano fagioli, verrebbe da dire.
“Il dott. Greco si è presentato a nome di una cordata di gente che mi voleva affidare le sorti del nascente hotel” racconta Gaspare Vaccari che, in relazione al numero di stanze considera il canone di affitto troppo alto. L’operazione lo incuriosisce perché lui stesso, diversi anni prima, aveva acquistato un pezzo di terreno nella stessa zona per ampliare i servizi del suo hotel senza mai ottenere alcuna autorizzazione. “Io non ho potuto ancora mettere la segnaletica stradale che indica il mio albergo - continua Vaccari - perché il lato destro della strada provinciale è sotto vincolo paesaggistico, ci vuole il parere della Provincia e della Soprintendenza”. Per il Borgo è filato tutto liscio, tutto. Vaccari si chiede: perchè per me no? Misteri della fede.
Aprile sta finendo, l'estate bussa sullo Stagone e Vaccari attende un secondo incontro per lanciare la sua controproposta economica e verificare tutta la documentazione. Non viene ricontattato, e la cosa finisce lì.
Nonostante le difficoltà, a Maggio il Borgo della Pace trova un gestore. Ce ne accorgiamo perchè da qualche tempo non c'è la solita Fiat Uno bianca parcheggiata nel retro ma una piccola Mercedes nera. La tentazione di entrare e valutare il ventaglio di offerte turistiche proposte da Grillo e soci è tropppo forte. Facciamo ammenda, ci battiamo il petto e grazie ad una coppia di nostri complici entriamo. Motivazione: il posto è bello, a Settembre ci sposiamo e vorremmo che i nostri parenti del nord dormissero a venti metri dallo Stagnone. Entriamo.
Il prato del giardino è di un verdino brizzolato di giallo autunno. Dopo una breve diffidenza iniziale ci fanno girare tutto il Borgo, ci illustrano tutti i comfort. Non è ancora ufficialmente operativo il Borgo (o albergo) della Pace. Ma già da un po’, ci dice chi gestisce la struttura, qualche amico viene ospitato. In che senso? E che significa "ospitato"? Ci dicono che per i pagamenti si accettano solo contanti, perchè mancano alcuni dettagli amministrativi, come la possibilità di accettare carte di credito. “Molti si stupiscono che siano riusciti a far costruire questa cosa, anche se secondo me dal punto di vista architettonico l’impatto è bassissimo” ci dice il gestore mentre apre la prima camera. Di chi è l’albergo, chiede la coppa di inviati sotto copertura di www.marsala.it: ““È di una fondazione religiosa - è la risposta - che ha per scopo l’abbattimento dei costi per la realizzazione della struttura. Anzi, loro all’inizio la osteggiavano”.
Il gestore, il manager, si chiama Carlo Crocicchia. «Ho lasciato Milano per venire a vivere e morire qui – dichiara– ero in zona, ho aperto le finestre e ho visto in un colpo solo le vigne, Mozia, lo Stagnone e le Egadi, e ho pensato che questo fosse il Paradiso».
Apre la prima camera. A piano terra. Ci sono due letti singoli, comodini, due poltrone, scrivania e climatizzatore. “Questo è lo standard qualitativo di questa ala. Io attualmente queste camere le vendo a 35 euro a notte”. Costa meno delle altre perché non ha la vista sullo Stagnone. Saliamo su. Ci sono altre stanze. Costano di più: 45 euro a posto letto. E hanno la terrazza che dà sull’entroterra. Quelle che invece danno sullo Stagnone le chiama “i gioielli”. Le suite sono esposte su due lati: sul giardino interno, che è in fase di allestimento, e sullo Stagnone. E costano 55 euro a posto letto. Il tour della struttura finisce. In totale sono 7 le camere, l'ottava è riservata alla Fondazione. Un altro stanzone dovrebbe essere predisposto a mo’ di ostello che, con uno slancio di fantasia, verrà chiamato "Ostello della Pace". Quando sorgerà i prezzi saranno 20-25 euro a posto letto, e potrà ospitare, in quell’ala, da 7 a 10 persone. Il gestore ci racconta che c’è stato un problema con l’Enel. L’energia elettrica è arrivata solo tre mesi fa, nonostante la struttura fosse pronta da due anni. E poi c’è il problema dell’acqua, ogni volta devono chiamare l’autocisterna. "L’allacciamento con l’acquedotto è una cosa biblica perché, come sapete, siamo in Sicilia…”. In compenso c'è la linea Adsl.
Borgo della Pace, o albergo, o ostello. Fate voi. Non chiamatelo B&B però, è quasi peccato mortale. Manca la seconda B, quella di Breakfast. “La colazione non rientra nella nostra mission. Non possiamo produrre alcun genere di alimenti, perché siamo in riserva naturale…”. Però c’è un accordo col Mamma Caura e si può anche allestire un servizio catering. È un work in progress. Non ci sono ancora i depliant. Il sito nemmeno, si appoggerà a quello della Fondazione che, a sua volta, è in fase di elaborazione. E non provate a telefonare perchè il numero di telefono riportato nel biglietto da visita appartiene alle case-vacanza "Torre Lupa”. Cosa c’entrano?
Peccato però, appena 800 mila euro di soldi pubblici, oltre all'adsl una linea voce se la sarebbe potuta permettere. Ne riparleranno alla prossima finanziaria....