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22/08/2012 04:46:43

Gli scienziati ad Erice: "L'emergenza oggi è il traffico di materiale radioattivo. Pericolo terrorismo. Cyberspazio, nuova frontiera di guerra"

 45 anni dopo, gli scienziati che da tutto il mondo si riuniscono nella cittadina medievale di Erice, per raccontarsi e raccontare lo stato del pianeta, tornano ancora una volta al punto di partenza: l'allarme per possibili attacchi nucleari.
Ma se nella Guerra fredda erano le superpotenze d'occidente ed oriente a fare paura, oggi sono i potenziali attacchi terroristiche che allarmano la comunità scientifica internazionale. Il pericolo sono le bombe sporche. “Oggi c’è un traffico di materiale radioattivo incontrollabile – dichiara il padrone di casa, Antonino Zichichi – è impossibile metterci al riparo dal traffico di bombe sporche: è come il traffico di cocaina, non si può fermare ”.
Solo negli Stati Uniti si perdono 30.000 fonti radioattive l'anno. Roba innocua, strumenti che si utilizzano per la radiologia, in agricoltura, in industria. Non si costruisce con questo materiale una bomba ma è comunque un dato significativo del mercato nero che c’è dietro questo fenomeno.

Terrorismo e nucleare, dunque, è il tema portante di questa 45° sessione dei seminari internazionali sulle emergenza planetarie, che coinvolge 110 scienziati di 40 nazioni. Cosa fare in caso di attacco? Si chiede in una relazione Richard L. Garwin, fisico americano che è stato alliveo di Enrico Fermi. Ha presentato uno studio simulato su Washington. Auspica che le sue "informazioni per l'evacuazione" siano distribuite casa per casa, ufficio per ufficio in caso di un attacco radioattivo. L'esposizione alle radiazioni potrebbe in una metropoli comportare la morte per almeno due milioni di persone. Sulla base dei dati di Fukushima e Chernobyl, Garwin calcola il ritorno alla normalità in 10 - 15 anni: “In caso di attacco terroristico con un improvvisa detonazione nucleare almeno 100.000 vite possono essere salvate”. Secondo Garwin anche i reattori nucleari sono in pericolo, perché “particolarmente esposti ad attacchi terroristici”.
Aggiunge Lord John Alderdice, esperto in terrorismo: "Mentre nelle generazioni precedenti c'era una consapevolezza del pericolo nucleare, oggi manca questa coscienza". Gli scienziati parlano propriamente di "banalizzazione" del mercato nucleare.

Dall'università di Salisburgo, il professore Fredic Steinhausler fa il punto sulla lotta al terrorismo tra le mura dell'Unione Europea. Tra il passato (Brigate Rosse, Eta, Ira gli esempi citati ) fino agli attacchi più recenti di Londra, Madrid, e Oslo: “Dal 2006 al 2010 il terrorismo ha fatto nel mondo 87.000 vittime, 180.000 persone ferite. Oggi per atti terroristici vengono arrestate mediamente due persone al giorno”. Il particolare più preoccupante il professore però lo rivela quando scende dal palco e parla con i giornalisti: “Ogni giorno in Europa, statistiche alla mano, falliscono due attentati terroristici”.
E’ una guerra quotidiana e strisciante. E’ per questo che l’Unione Europea ha attivato, tra mille problemi e contraddizioni, diversi programmi, soprattutto per prevenire attacchi alle fonti d’acqua potabile o attacchi biologici.

Zichichi ascolta soddisfatto e commenta amaro: “Purtroppo la cultura del nostro tempo è tutt’altro che moderna, è pre-aristotelica. L’opinione pubblica si fa terrorizzare da emergenze irreali, come il famoso buco dell’ozono, e trascura fatti più gravi, come il traffico di materiale radioattivo”. Per Zichichi un caso di cattiva informazione riguarda proprio il disastro della centrale di Fukushima, in Giappone, a seguito dello tsunami dello scorso anno. Non c’entra niente il nucleare, ma bastava fare un muro di protezione alto venti metri e non sarebbe accaduto nulla. E’ come se io esco in Ferrari, buco una ruota e dico: è colpa del motore”.
Da Erice gli scienziati lanciano l’appello per una grande alleanza tra scienza e politica. “La violenza rischia di stravolgere i destini del mondo – aggiunge Zichichi – e noi scienziati possiamo solo proporre soluzioni, ma la realizzazione dei progetti ha bisogno del potere politico”.
È proprio nello spirito di una grande alleanza tra scienza e politica che è intervenuto il presidente della Repubblica Ceca, Václav Klaus - eroico esponente della «Velvet Revolution» di Praga.
E’ l’attualità a farla da padrone. Il Medio Oriente sembra ribollire. La Siria esplode. Un conflitto tra Israele ed Iran sembra ogni giorno sempre più inevitabile. Si studiano scenari di guerra. Le bombe e le sue conseguenze. Secondo alcune previsioni una guerra costerebbe ad Israele non più di 500 vittime e 30 giorni di operazioni militari: “Una cosa impensabile – si dicono gli scienziati nella terrazza del convento di San Domenico – perché in guerra non si possono fare previsioni. Le conseguenze  sarebbero devastanti. Una guerra tra Iran e Israele cambierebbe il profilo del terrorismo in Europa e ci esporrebbe ad attacchi nucleari. L'Iran darebbe ai gruppi terroristici un armamento molto più pericoloso di quello che hanno adesso, con esplosivi più potenti, razzi a lunga distanza, bombe radioattive”.
Altro tema di attualità è il terrorismo legato al cyberspazio. “Le guerre umane sono cominciate in terra, poi sono continuate in mare e in cielo – spiega Hamadoun I. Tourè, dell’ITU di Ginevra - Il secolo scorso è stato caratterizzato da una strisciante guerra spaziale, adesso è la volta del cyberspazio. Il rischio di una guerra cibernetica è molto più concreto di quello di una guerra nucleare”. E non bisogna pensare che sia una guerra senza conseguenze fisiche: "Con un virus in un sistema informatico si può fare saltare un acquedotto, creare il black out in una città. Oggi con Internet governiamo tutto, dalla nostra casa alla nostra identità. E infatti il furto di identità è uno dei fenomeni più diffusi in rete. Si tratta di un campo senza super potenze. Mentre per il nucleare servono ricerca, soldi e tempo, per cominciare a fare guerra in rete basta poco2.