Dopo che sono stati spesi decine di milioni di euro di soldi pubblici per la sua completa ristrutturazione e attivazione, dopo che la Provincia Regionale di Trapani si è svenata per permettere a Ryanair di far base al “Vincenzo Florio”. Adesso, come abbiamo raccontato già qualche tempo fa, il “gioiellino” è pronto per essere ceduto ai privati.
Prima, però, c’è una campagna elettorale da affrontare, quella delle Regionali, e a qualcuno, che magari è candidato, l’aeroporto serve ancora, per le ultime promesse, le ultime persone da assumere.
Perchè questo è stato ed è l’aeroporto di Birgi per la classe politica tutta della Provincia di Trapani. Altro che un’infrastruttura chiave per lo sviluppo del territorio. E’, semplicemente, un lavatoio. E come tutti i lavatoi, adesso che l’acqua manca, il giocattolo comincia ad annoiare.
Sulla carta l’aeroporto di Trapani è ancora lì. Vivo e vegeto. Gli aerei partono e atterrano. I numeri del traffico sono sempre gli stessi. Ma, guardando più da vicino, cè un bel po’ di immobilità.
Immobile è Salvatore Castiglione, presidente dell’Airgest dallo scorso Marzo. Commercialista, pupillo di Bartolo Pellegrino, già vicesindaco a Trapani, era, prima uno dei consulenti dell’Airgest. Poi, Mimmo Turano, con un colpo di mano, senza consultare nemmeno il suo partito, l’ha piazzato al vertice della società. Per lui 70.000 euro l’anno. E il silenzio. Perchè di Castiglione non c’è traccia, nelle dichiarazioni, nell’attività.
Immobile, appunto. Talmente immobile da aver mandato il tilt la commissione di inchiesta del consiglio provinciale che doveva vederci chiaro su conti, appalti, incarichi all’Airgest: “Abbiamo più volte sollecitato Airgest a darci le informazioni richieste - ha detto, sconfortato, il consigliere provinciale Giovanni Palermo qualche giorno fa in aula - ma non è arrivata mai nessuna collaborazione”. Castiglione non risponde su nulla: non spiega come mai il parcheggio, ad esempio, è diventato totalmente a pagamento, alzando i prezzi, favorendo le attività di coloro che - più meno regolarmente - fanno i posteggiatori in terreni nei pressi dell’aeroporto e offrendo il trasporto gratuito con il bus navetta. Castiglione non spiega il segno rosso, i 2.200.000 euro di perdita registrati nel bilancio 2012. L’11 Settembre scorso il consiglio provinciale voleva tenere una seduta straordinaria sull’Airgest. Ma Castiglione ha detto no. Entro la fine di Settembre Castiglione aveva annunciato un incontro con i sindaci “per spiegare le strategie di sviluppo dell’aeroporto”. Non si è mai tenuto.
Immobile è Ryanair. La compagnia irlandese, che tiene sotto scacco il destino di Birgi come degli altri aeroporti italiani dove fa base, sa di avere il coltello dalla parte del manico. Nessuno ci pensa (ovvio, sono tutti lì a vedere chi fare assumere e in che posizione) ma a Marzo 2013 scade la convenzione tra Airgest, e Ryanair. Tra soli sei mesi. A Marzo Ryanair deciderà se continuare a fare base o meno a Trapani, e in questo momento le indiscrezioni dall’interno della società dicono che - in assenza di una chiara strategia dei vertici dell’aeroporto - gli uomini di O’ Leary sono pronti ad una marcia indietro. Vogliono andare via da Birgi. Per tanti motivi. Il traffico passeggeri del “Vincenzo Florio” non dà più segni di crescita, e con questi numeri Palermo è più appetibile come piazza, perchè ha un bacino ovviamente più ampio. Nessuno degli enti locali (Comuni, Camera di Commercio, unioni e associazioni di enti che abbondano nel nostro territorio) ha sviluppato quelle azioni di co - marketing che Ryanair considera necessarie per la stabilizzazione di un rapporto con il territorio. Mancano referenti istituzionali nel management dell’aeroporto, e l’esperienza della chiusura dello scalo per le operazioni militari in Libia sono un precedente che è difficile da dimenticare (anche perchè dalla Siria al Nord Africa, il Mediterraneo è sempre una polveriera....). Insomma, Ryanair se ne vuole andare. E nessuno fa nulla per trattenerla. Eppure le prove del disamore di Ryanair per Trapani sono evidenti: le rotte internazionali (quelle che portano turisti, cioè vera ricchezza per il nostro territorio) sono calate, a favore di quelle nazionali. Durante la chiusura dello scalo per via della crisi libica molti voli internazionali sono stati spostati da Ryanair da Trapani a Palermo. Ebbene, non sono più tornati.
E a proposito di Libia. La Provincia di Trapani ha incassato i due milioni di euro come “ristoro” dalla Regione Siciliana per i danni subiti dalla guerra in Libia. Che fine hanno fatto? Dove sono? Perchè non vengono spesi nell’interesse del comparto?
Altri 10 milioni di euro il nostro territorio li aspetta dal Governo. Che fine hanno fatto questi soldi? Dove sono? Perchè non sono stati più stanziati? Perchè nessuno tra i nostri politici è tornato più sull’argomento? Il Senatore Antonio D’Alì dice di essere in contatto sulla vicenda con il sottosegretario alla Presidenza, Catricalà. Ma ancora non si vede nulla.
Tutti questi soldi sembrano immobili. Dovevano arrivare. Non sono mai arrivati.
L’unico a non essere immobile dietro l’aeroporto di Trapani è Mimmo Turano. L’ormai ex presidente della provincia si candida all’Ars, e la sua campagna elettorale sembra poggiare, al momento, su due pilastri. Il primo pilastro sono i contributi dati per 800.000 euro poco prima di dimettersi ad associazioni, enti, parrocchie di varia natura. E l’altro pilone è proprio l’Airgest.
E’ Turano, infatti, lo stratega, il regista, della nuova governance dell’aeroporto. Ha sempre frequentato il mondo dell'imprenditoria, Turano. E' stato in affari con Vito Nicastri, il re dell'eolico recentemente arrestato e al centro di una richiesta di sequestro di beni per 1 miliardo e mezzo di euro. E’ Turano che ha deciso - all’indomani delle dimissioni di Salvatore Ombra, con cui lo scontro sulle diversità di vedute sullo sviluppo dell’aeroporto era arrivato ad un punto di non ritorno - di nominare Castiglione presidente lo scorso Marzo, facendo infuriare il segretario provinciale del suo partito, Giulia Adamo. E’ Turano che da un lato parla di “coinvolgimento degli enti locali nella gestione dell’aeroporto”, ma in realtà ha dato il via libera ai privati per prendere sempre più piede nell’aeroporto in attesa di farne un solo boccone.
In cambio di cosa? Assunzioni, probabilmente. Sono al centro delle tante lettere anonime arrivate in Procura in questi giorni. Liste ne sono sempre girate tante, all’Airgest. Tutti, da destra a sinistra, hanno avuto i loro raccomandati. Poi, ad un certo punto, si è passato il segno. All' Airgest ricordano ancora quando, pochi mesi fa, è arrivata una lista di 32 nomi, con la scritta a pennarello: “Bisogna assumerli tutti”. E c’è anche una storiella interessante, indicativa, che gira tra i corridoi del primo piano del “Vincenzo Florio”: un tizio, un raccomandato da assumere ad ogni costo, ma con una qualifica totalmente diversa da quella necessaria. Immaginiamo che sia un pasticciere, che però viene assunto ai controlli. Ci sta come i cavoli a merenda. Il “pasticciere” fa una cavolata, una cosa grave - capita, non è il suo mestiere - e viene licenziato in tronco. Dopo un paio di mesi, magicamente, è riassunto. E’ ancora lì.
Al momento la Provincia di Trapani detiene il 49% delle azioni. Il 49% dell’aeroporto è dei privati. Il restante 2% è della Camera di Commercio di Trapani. Presidente del Cda è Salvatore Castiglione, componenti sono Paolo Angius (vice presidente), Fabrizio Bignardelli, Vittorio Fanti e Gino Lo Presti, fedelissimo di Mimmo Turano.
Fotografiamo per un attimo questo consiglio di amministrazione. Castiglione è il presidente. Per il resto, tutti i ruoli chiave sono assegnati agli azionisti privati: il vicepresidente, il direttore generale, l’amministratore delegato.
Ricordiamo sempre chi sono i privati. C’è il gruppo armeno - argentino dell' imprenditore Eduardo Eurnekian, che già gestisce quasi tutti gli scali aeroportuali argentini ed un buon gruppo di scali esteri. Ha acquisito quote azionarie anche nell’aeroporto di Crotone, ed è interessato a Comiso, Falconara, Genova. E' entrato in Airgest con una quota del 12% grazie al gruppo “Mira Radici Finance”. Il suo uomo in Airgest, nel CdA, è Vittorio Fanti, ex manager di Alitalia ed ex dirigente della società di gestione dell’aeroporto di Catania.
Il 38% è della “Infrastrutture Sicilia srl”, a sua volta controllata dalla C.I.A., Compagnia Immobiliare Azionaria, società quotata in borsa, della quale uno dei maggiori azionisti (11%) è Paolo Panerai, gionalista, fondatore e direttore di Capital e de “ll Mondo”. Ma dentro la “Infrastrutture Sicilia Srl” c’è anche “Euroairports”, adesso controllata appunto dall’imprenditore armeno argentino Eduardo Eurnekian. L’8% dell’Airgest è, infine, del gruppo Cesare Dessena Quercioli.
Ricapitolando: si attende solo il decreto ministeriale per la concessione totale dello scalo per i prossimo 30 anni. Poi, nella piena immobilità di tutti coloro che dovrebbero avere a cuore le sorti del nostro territorio, l’aeroporto “Vincenzo Florio” sta per essere privatizzato, gratis.