Cerchiamo di mettere ordine nella vicenda. Riguarda una spiagga di circa 800 metri, molto amata dai petrosileni (ma anche molto poco curata, fino a poco tempo fa...), per la finezza della sabbia e la bellezza del mare. Insomma, un piccolo paradiso. L’arenile è solo una parte di una zona molto più ampia e di grande importanza ambientale. È una zona Sic – Zps, ossia Sito d’interesse comunitario e Zona a protezione speciale. La spiaggia in sostanza fa parte di una vasta area umida di interesse internazionale. È stabilito dalla Convenzione Ramsar. La zona in questione è la ''Laghi Murana, Preola e Gorghi Tondi, Stagno di Pantano Leone, paludi costiere di Capo Feto e Margi Spanò'' e ricade nei comuni di Petrosino e Mazara del Vallo. Secondo un decreto del Ministero dell’Ambiente la zona “rappresenta un complesso ambientale significativo e peculiare per la conservazione di molte entità animali ( anatre selvatiche, tartarughe, fenicotteri e altri esemplari...).
Il processo di privatizzazione dell’area inizia tre anni fa. L’ imprenditore di Marsala Michele Licata, proprietario delle maggiori strutture ricettive della zona (il Delfino, il Delfino Beach Hotel, la Tenuta Volpara, il Baglio Basile) con la sua società, la Roof Garden Srl, inizia a comprare vari lotti di terreno che ricadono sulla zona protetta dei cosiddetti Margi e nella spiaggia di Torrazza. In totale 18 ettari. Diventa praticamente proprietario di tre quarti della spiaggia. Ma la spiaggia non è demanio pubblico? Certo, ma sulla carta. Perchè negli anni l’arenile ha subito un processo di erosione e si è via via rimpicciolito, con lui anche l’area demaniale, quella pubblica, che ad oggi presenta sulla carta ancora i confini degli anni ‘40. Cosa vuole farci Licata con tutta quell’area? Vuole creare un complesso turistico a ridosso della spiaggia per portarci i clienti del Baglio Basile che è poco distante dalla zona.
Il primo progetto per costruire il lido la Roof Garden lo presenta al Comune di Petrosino a gennaio 2010. Qui iniziano le trafile. Prima il Comune blocca tutto. Poi rilascia un parere di “compatibilità urbanistica del progetto”. Che non è un’autorizzazione ad iniziare i lavori. Servono altri pareri prima. Tra cui quello della Soprintendenza ai Beni Culturali di Trapani che arriva nel febbraio 2011, nonostante la relazione della Roof Garden sia piena di errori. I progettisti di Licata scrivono che “non sussistono specie particolari di flora e fauna, né il terreno è luogo di nidificazione di specie animali particolari che possano subire mutazioni o danni dalla presenza dell’insediamento produttivo commerciale”. Insomma, secondo gli ingegneri, non esiste alcun impatto ambientale. Nonostante tutto sia la Soprintendenza che la Capitaneria di Porto di Trapani danno parere positivo per la costruzione del lido. La stessa cosa però non fa la Commissione Comunale per la valutazione di incidenza ambientale che sottolinea le carenze del progetto. La Roof Garden rivede la relazione. Questa volta dal Comune arriva l’ok ma pone alcuni vincoli a Licata. Come la ricostruzione delle dune, il divieto di realizzare soste camper, la chiusura del traffico, il rispetto totale dell’originario ambiente umido della zona. Ma ancora non arriva l’autorizzazione a costruire. Anche l’Assessorato regionale Territorio e Ambiente dice che quella è una zona protetta e che come tale deve essere trattata. Quindi ancora nessun via.
Nonostante i vari stop le ruspe della Roof Garden accendono i motori. Iniziano i lavori. La prima cosa che fanno è spianare le dune. Quelle di Torrazza erano le uniche dune di sabbia ancora intatte in tutta la costa, adesso non ci sono più. Poi arano il terreno fin dentro la zona paludosa, livellando il tutto per impiantare il lido. I lavori durano poco, i vigili urbani infatti denunciano le irregolarità nel livellamento delle dune. Il cantiere viene prima sequestrato e poi dissequestrato. Il tutto nel giro di 10 giorni. I lavori possono ripartire, ma solo per le opere “non strutturali”. La Roof Garden integra il progetto specificando che si sta parlando di uno stabilimento balneare in struttura precaria. L’Assessorato regionale dà parere positivo e avanza altre richieste: gli ombrelloni non devono essere allineati, deve essere costruito il cannucciato per il birdwatching e il tutto deve essere rimosso entro il 30 settembre. I progettisti di Licata però non si fermano. Ad agosto 2011 la Roof Garden, che aspetta ancora l’approvazione del progetto per il lido, presenta un nuovo disegno. È qualcosa di molto grande. Licata ha 18 ettari e li vuole sfruttare tutti. E’ il progetto per un campo da golf, con nove buche e tre laghetti. Alle spalle spuntano anche delle villette a schiera e una grande struttura ricettiva.
Nel frattempo la gente si mobilita. Nasce un comitato spontaneo di cittadini. Vogliono la spiaggia pubblica. Infatti si chiama “La spiaggia di Torrazza è di tutti”. Lanciano una petizione per riappropriarsi di quel pezzo di territorio, che poi è un pezzo di storia di tutti i petrosileni. Firmano anche Dario Fo e Franca Rame. Raccolgono 2500 firme. Studiano il caso. Esaminano le caratteristiche della zona. Constatano che i confini dell’area demaniale tracciati sulla carta non sono più quelli reali.. Serve una nuova mappa della zona.
Arriva la primavera. A Torrazza è tutto fermo. Le dune non ci sono più. Petrosino è in fermento. A maggio si vota e sulla questione della spiaggia si gioca una partita determinante. Nel frattempo la Roof Garden ottiene una concessione edilizia per costruire due casolari in cemento armato all’interno della zona dei Margi. Vuole farci un opificio per prodotti caseari....
Il nuovo sindaco di Petrosino è Gaspare Giacalone, uno dei promotori del Comitato per Torrazza. Ribadisce che la spiaggia deve essere di tutti. “Attenzione, noi non siamo contro l’iniziativa privata, ma questa deve essere fatta nel rispetto delle regole e dell’ambiente”.. Il giorno della sua elezione, il 7 maggio scorso, l’ingegnere capo del Comune di Petrosino rilascia l’autorizzazione per la costruzione dello stabilimento balneare a Torrazza.La nuova giunta riprende in mano le carte. Sospende l’autorizzazione per 15 giorni. Chiede ufficialmente alla Regione di rimisurare la spiaggia, avvia anche l’iter per l’esproprio dei lotti di terreno della Roof Garden che sono di interesse pubblico. Ma passano due settimane ed iniziano i lavori per il lido. Non ci credono i ragazzi del comitato. Occupano la spiaggia, la puliscono. Protestano. “Torrazza deve essere di tutti”. La nuova amministrazione e Licata si incontrano più volte. Tante parole ma poche soluzioni. La Roof Garden, non cede la proprietà, propone addirittura di dare in comodato d’uso gratuito al Comune la parte di spiaggia che non gli serve. Inoltre, secondo quella concessione firmata il 7 maggio, il lido deve essere smontato al termine della stagione estiva. Ma la società vuole una struttura definitiva.
A sostegno della salvaguardia di Torrazza interviene anche Legambiente Sicilia, chemanda un esposto alla Procura della Repubblica di Marsala chiedendo che si faccia luce sulla poco chiara vicenda riguardante l’iter autorizzativo per la costruzione del lido. Per gli ambientalisti i punti oscuri del progetto della Roof Garden sono tanti. Innanzitutto le strutture e le soluzioni proposte per la realizzazione del progetto “non hanno per nulla le caratteristiche necessarie e autorizzate di precarietà, smontabilità e stagionalità. Così come i lavori di supporto e propedeutico al loro montaggio. Siamo inoltre in presenza di un vero e proprio ristorante sulla spiaggia – scrive Legambiente - che viene descritto come stabilimento balneare”. Inoltre “si fa obbligo alla ditta di prevedere e realizzare una rinaturalizzazione dei luoghi e la ricostruzione del sistema dunale nella spiaggia prospiciente ma non risulta alcun piano in tal senso”.
Nasce li lido “Le Torrazze”, comincia a macinare ombrelloni e soldi. L’estate passa. Nessuno smonta il lido. Ed entra in campo la Procura, che la settimana scorsa mette i sigilli alla struttura e notifica a Licata un avviso di garanzia per abusivismo edilizio. Altro che sostenibilità: le fondamenta della struttura sono in cemento armato...
Lui si dichiara tranquillo. “Ho ottenuto una proroga per smontare la struttura entro il 30 Novembre - dichiara - e ho chiesto al Comune se fossero interessati ad avere la struttura in comodato d’uso gratuito per il monitoraggio della zona, ma nessuno mi ha risposto”. A favore di Licata si mobilitano molte persone, che sostengono che il lido sia “occasione di divertimento, turismo e lavoro”. “Ma le leggi vanno rispettate - commenta il Sindaco Giacalone - soprattutto in materia ambientale, soprattutto quando si parla di lavoro e sviluppo”. Il comitato “Spiaggia di Torrazza” esprime invece “soddisfazione” perchè da tempo aveva denunciato le irregolarità presenti nell’area umida.
Come finirà? Licata ha chiesto il dissequestro dell’area. Già una volta è riuscito ad ottenerlo. Il Comune continua nella strada della riperimetrazione della spiaggia, e pare che dalla Regione qualcosa in tal senso si stia muovendo. Licata ha presentato nelle ultime ore un progetto di "fruizione integrata" dei Margi, con la creazione di percorsi e sentieri, firmato dal progettista Gianluigi Pirrera.