Vogliamo ribadire all’opinione pubblica locale le condizioni del carcere di Trapani dove a causa del sovraffollamento e alle precarie condizioni relative anche ai bisogni primari di cui i detenuti sono privi, la situazione è molto preoccupante. La realtà è grave e va ripresa alle radici considerando che non basta giustificare questa condizione umanamente degradante affermando che siamo in un momento di crisi: ci sono diritti fondamentali della persona che riguardano la dignità prima ancora della moralità, che vanno affermati come valori assoluti anche dietro le sbarre. I grandi facciano quello che vogliono noi continuiamo, come chiesa, come possiamo, a stare accanto a quanti soffrono senza ricercare le soluzioni globali ma nel limite del possibile, rendendo una credibile testimonianza cristiana attraverso gesti concreti anche se piccoli e spesso nascosti.
Già nel 2000 la Diocesi con il progetto “adotta un detenuto” ha promosso una campagna in tutte le parrocchie per assicurare mensilmente a quei detenuti che non ricevono “visite” o quei ladri di polli che non hanno alle spalle alcuna “organizzazione” nè familiare né di altra natura capaci di assisterli, un contributo mensile per potersi dotare di materiali igienico -sanitario e beni indispensabili per vivere da reclusi. Accanto alle attività a favore dei detenuti c’è da segnalare l’impegno di tutte le parrocchie dei detenuti domiciliari: gente che spesso commette reati per sopravvivere e che una volta agli arresti domiciliari, ha bisogno del sostegno della Caritas per continuare a vivere.
In carcere sono poi presenti diversi operatori pastorali a sostegno delle attività del cappellano mons. Gaspare Gruppuso che operano attraverso colloqui, formazione catechistica, sostegno umano e spirituale. Nella parrocchia Cristo Re ordinariamente sede del cappellano, inoltre è da sempre attiva una piccola struttura di accoglienza per “permissanti” o dimessi in attesa di lasciare il territorio trapanese. Inoltre anche presso Badia Grande recentemente è stato riattivato il dormitorio che è messo anche a loro disposizione. Un altro strumento importante attivato con la collaborazione della Caritas riguarda i progetti di “borsa lavoro” per i detenuti in cui la rete Caritas è fondamentale per garantire le aziende che ospitano i detenuti in regime di borsa lavoro (in questi progetti sono stati inseriti già 60 soggetti del circuito penale).
Una nota particolare riguarda il carcere di Favignana che è “casa di reclusione”: qui ci sarebbero molte opportunità di garantire una condizione di vita migliore ai detenuti in quanto, se vi fossero strutture di accoglienza idonee, tanti potrebbero uscire dal carcere. A Trapani invece il problema più grosso è rappresentato dalla presenza di molti extracomunitari che vivono dimenticati, in totale abbandono per i quali gli interventi risultano purtroppo sempre insufficienti. Il sovraffollamento inoltre impedisce il successo di molte attività che in un contesto normale avrebbero una funzione rieducativa di maggiore efficacia. Sono in corso di progettazione nuove iniziative che possano offrire ai detenuti maggiori occasioni lavorative anche in carcere e in collegamento con gli enti di formazione già presenti in carcere, proporre nuove attività che possano dare alla formazione un risvolto lavorativo più immediato. L’invito è rivolto a tutti: non dimentichiamo i detenuti, lottiamo per evitare la disumanizzazione delle strutture carcerarie e della nostra società”
La Casa Circondariale di Trapani ospita attualmente oltre 500 detenuti ospitati nelle quattro sezioni detentive. Un terzo circa dei detenuti sono extracomunitari e molti italiani provengono da situazioni economiche veramente precarie. Chi non ha il sostegno della famiglia vive in una condizione di povertà assoluta: umana e relazionale ma anche economica. “Ad alcuni detenuti, soprattutto agli immigrati, manca tutto: le ciabatte per fare le doccia e le scarpe per uscire per l’ora d’aria, i francobolli e i soldi per telefonare e comunicare con la famiglia, ad alcuni finanche la carta igienica – spiega mons. Gruppuso - La totalità degli extra-comunitari e molti italiani sono sprovvisti di biancheria intima, scarpe, asciugamani, calze, tute, pigiami e vestiti in genere, così come di prodotti per l’igiene personale. Molti detenuti chiedono oggetti religiosi quali rosari, medaglie, ecc. Altri desiderano leggere la Bibbia o avere dei sussidi per pregare e diventa sempre più difficile venire incontro alle esigenze di tutti”.