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27/05/2013 04:13:09

Pd, grandi manovre in Sicilia in vista del congresso. "A Trapani siamo ostaggio dei soliti noti"

 In Sicilia, gli equilibri interni del Pd devono fare i conti con il Megafono fondato da Rosario Crocetta e i Democratici riformisti siciliani che hanno già detto di volersi federare con il Pd.
Nel frattempo, aumentano di giorno in giorno le adesioni alla corrente di Matteo Renzi che all'Ars conta già due deputati: Fabrizio Ferrandelli e Gianfranco Vullo (ex Territorio).
Dichira l'ex capogruppo all'Ars, Antonello Cracolici, che nella passata stagione congressuale sosteneva la candidatura a segretario regionale di Beppe Lumia, ora senatore del Megafono.  Il Pd in Sicilia, così com'è, non funziona. Non mi piace la marginalità che alcuni di noi vivono. Fino a un anno fa il Pd aveva un ruolo centrale, sosteneva il governo Lombardo, mandando in frantumi il centrodestra e favorendo la vittoria alle regionali del centrosinistra. Abbiamo vinto le elezioni, ma non ce ne siamo accorti. Crocetta non sarebbe mai diventato presidente dellla Regione, senza l'accordo con l'Udc. Se anche a livello nazionale si fosse fatto lo stesso... Invece, si è voluto ripetere lo schemino dei progressisti. Mi sembra risibile la polemica sui sottosegretari». Una bocciatura del segretario Lupo: «Sarei ipocrita se dicessi che condivido la segreteria Lupo. Nulla di personale, ma siamo stati commissariati con Zoggia. I movimenti federati? Per prima cosa devono iscriversi al Pd, altrimenti c'è il rischio del disfacimento del Pd. E di fronte a questo pericolo, dico: bisogna rifare il Pd».
Ma per Salvatore Cardinale, fondatore del Pd e presidente onorario dei Drs, «nel Pd è possibile la federazione mantenendo le specificità. Se si voterà con le tessere e sarebbe un passo indietro, si può pensare al tesseramento, ma se si fanno le primarie non è necessario. Si vota e si appoggia chi vince, ma poi deve essere riconosciuto il ruolo nei vari livelli di rappresentatività del partito».  «L'esigenza è nata - ha aggiunto Cardinale - dopo la decisione di Lombardo e Miccichè di tornare nel centrodestra. Il movimento ha diversi candidati sindaci e presenta liste proprie a Messina e Catania a sostegno dei candidati del centrosinistra. L'obiettivo è rafforzare l'area moderata del Pd. Riteniamo che il governo Crocetta debba avere una caratura più marcatamente politica per aiutare Crocetta nel suo sforzo di cambiare la Sicilia. Gli assessori tecnici, ce ne sono eccellenti, capiscano che devono dialogare con chi ha il rapporto col territorio e che con il proprio consenso ha consentito la vittoria».

In provincia di Trapani il clima è ancora più rovente, con un nuovo documento politico che è stato diffuso la settimana scorsa, le richieste sono durissime. Dalle dimissioni del presidente dell'Assemblea provinciale Dario Safina all'azzeramento della reggenza che ha guidato i democratici dopo le dimissioni di Baldo Gucciardi. Il documento, con 28 firme, la prima è quella del consigliere Anna Maria Angileri, ma ci sono anche quelle di Saverio Piccione e Sabrina Rocca, è stato inviato al segretario nazionale Guglielmo Epifani, a quello regionale Giuseppe Lupo ed al responsabile organizzazione del Pd Nicola Stumpo. Per i 28 il Pd trapanese è «ostaggio delle strategie dei soliti noti. Il partito è «incapace di parlare alla gente» ed ha ormai raggiunto «i minimi storici» dal punto di vista elettorale.

"Non è in questo modo che si apre un dibattito all'interno di un partito - replica Safina -.Chi invoca le regole deve il primo a rispettarle. Che ci sia la necessità di un cambiamento l'ho detto in tempi non sospetti, dopo il voto delle Politiche ed analizzando anche quello delle Regionali. Ho finora svolto la funzione di presidente nell'interesse del Pd trapanese senza utilizzare la carica contro qualcuno o qualcosa. Ho avuto modo di leggere le firme sul documento. Credo che vi sia un difetto di coerenza per alcuni. C'è chi chiede il rispetto delle norme statutarie e si candida contro il partito e mi riferisco alle attuali elezioni amministrative. C'è chi si è candidato contro il partito. C'è chi ha messo il bastone tra le ruote al partito. C'è anche chi un giorno è del Pd e l'altro non si sa bene di cosa". 

E contribuisce a destabilizzare ulteriormente il quadro del Pd l'adesione di Doriana Licata, da Campobello di Mazara, ex consigliere comunale della maggioranza dell'ex Sindaco Caravà e assessore (in quota Miccichè) della Giunta Turano. Licata, che ha fondato un movimento chiamato "Onda nuova" e ha tentato inutimente l'elezione all'Ars candidandosi nel Pds (l'ex Mpa) di Lombardo, ha adesso aderito ai "democratici riformisti" di Cardinale, a loro volta federati con il Pd.

Acque agitate anche nell'Udc. Gianni Pompeo si è dimesso dalla carica di presidente provinciale  in polemica con la decisione del suo partito di sostenere, a Castellammare del Golfo, il candidato sindaco del centrodestra Piero Russo. «Il direttivo locale - ha dichiarato l'ex sindaco di Castelvetrano - aveva stabilito l'alleanza con il Pd e, invece, il simbolo è comparso nella coalizione con il Pdl e l'Mpa per volontà dell'onorevole Mimmo Turano, che ha trovato nei quadri dirigenti del partito il benestare». L'Udc castellammarese è divisa in due. Gli amici di Turano hanno il simbolo e si sono schierati con il berlusconiano Russo, mentre i fedelissimi di Pompeo ma anche del presidente regionale del partito Giulia Adamo hanno scelto di stare dalla parte del candidato sindaco Nicolò Coppola e gli hanno affiancato una lista civica. Per Pompeo sarebbe stato «naturale schierarsi al fianco di Coppola». Turano ha replicato dicendo che le scelte dell'Udc di Castellammare hanno avuto la necessaria copertura politica dei massimi dirigenti del partito.