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05/07/2013 07:23:45

Coste siciliane. La nuova proposta di legge degli abusivi del cemento

La paura fa novanta, proprio come il numero dei deputati dell’Ars. Soprattutto perché in caso di inadempienza, l’amministrazione regionale denunzierebbe all’autorità giudiziaria i sindaci e i comuni verrebbero commissariati. Un bel problema. Anche perché i media, tra tutti i comuni siciliani che verrebbero colpiti dal commissariamento, si fionderebbero  a Castelvetrano: la borgata di Triscina è infatti troppo appetibile giornalisticamente, essendo l’unica in Italia ad essere nata completamente abusiva.   Che fare? La reazione è stata affidata al consigliere regionale Giovanni Lo Sciuto del Mpa. 
E’ una proposta di disegno di legge intitolata “Salvaguardia delle coste”, anche se a leggerla si capisce subito che ciò che si vuole salvaguardare è il cemento. Termini come “riqualificazione” o “risanamento ambientale-urbanistico” si sprecano, ma senza l’intenzione di demolire nulla. Il senso della proposta è semplice: perché costruire altre case consumando altro suolo, se si possono utilizzare quelle già esistenti? E poi, se li demolissimo, dove potremmo mai mettere tutte quelle macerie? E per “riequilibrare” viene spostato il limite della fascia di inedificabilità assoluta da 150 a 300 metri. Come nel ’76, quando la Regione Siciliana la spostò dai 30 metri ai 150. Uno spostamento che allora non rallentò molto il proliferare degli abusi, visto che chi doveva impedirli si è girato dall’altra parte, lasciando che tante famiglie impiegassero i loro risparmi per il sogno di una casa al mare rivelatosi poi un incubo.   Ma guai a chiamarla proposta di sanatoria.  Il sindaco di Castelvetrano (cui appartiene la borgata di Triscina), FeliceErrante (ex Fli) è stato perentorio: “ Prima che partano le solite sterili polemiche, voglio rappresentare che il DDL presentato dall’On. Lo Sciuto non propone alcuna “sanatoria”. Se solo si fosse letto attentamente il DDL – aggiunge - si sarebbe facilmente compreso che la proposta prevede l’assoluta inedificabilità nella fascia dei 300 metri dal mare, ed un piano di riqualificazione degli immobili già edificati nella fascia dei 150 metri”. Insomma, non è detto che le case debbano essere per forza sanate o demolite. L’alternativa c’è: “riqualificarle”. Ma per carità, meglio evitare la parola “sanatoria”. Il primo a non evitarla però è lo stesso DDL. Basta leggerlo attentamente, come suggerisce il sindaco, e per esempio troviamo scritto che il comune “rilascia la concessione edilizia in sanatoria contenente eventuali prescrizioni e nel contempo revoca i provvedimenti eventualmente emessi di demolizione e/o di acquisizione al patrimonio pubblico, restituendo l’immobile all’originario proprietario o ai suoi aventi causa”.
Lo spauracchio delle demolizioni ha fatto da collante per questo capolavoro, mettendo d’accordo Errante e Lo Sciuto, che se ne erano dette di tutti i colori nella corsa a sindaco delle scorse amministrative. E siccome la difesa del territorio coincide con la difesa del cemento, sono tutti combattenti.

 

E tra i combattenti c’è anche Marco Campagna, vicesindaco di sinistra, appartenente allo stesso partito del Crocetta che prescrive le demolizioni. Chissà cosa ne pensa anche Pasquale Calamia, consigliere comunale del Pd e collaboratore di Mariella Lo Bello, assessore regionale al Territorio e Ambiente della squadra del presidente della Regione.   Ma  il DDL non è proprio un’idea nuovissima, perché somiglia molto alla STU del precedente sindaco di Castelvetrano, Gianni Pompeo: la cosiddetta Società di Trasformazione Urbana, fatta di piani di recupero volti a trasformare tante case da abbattere in strutture alberghiere e di servizi. Difficile che un governo regionale, che sembra guardare in tutt’altra direzione, possa prenderlo in seria considerazione. Ma forse poco importa. Quello che conta è dimostrare ai numerosi abusivi che ce la si è messa tutta e che quel cattivone di Crocetta non vuole sentir ragioni. Un tentativo quasi teatrale che la politica locale (senza distinzioni di colore) mette in atto, dopo che in passato ha fatto la frittata a fuoco lento, illudendo coloro che avevano impiegato i loro risparmi nel mattone della vacanza. Anche se i risparmiatori non sono tutti uguali perché, oltre a quelli che credevano fosse automatico costruire dopo aver acquistato un terreno, c’è anche chi ha costruito sapendo benissimo come stessero le cose, perché collegato con coloro che rappresentavano l’istituzione.   Oggi non c’è bisogno di scomodare leggi e fasce di rispetto di 30, 150 e 300 metri, per capire che ci sono persone alle quali nessuno si sognerebbe nemmeno di pensare di demolirgli la casa. E di edifici a meno di 10 metri dal mare ce ne sono lungo le coste dell'isola. Così come ci sono edifici a 500 metri dal mare, costruiti da chi ha invece rispettato il divieto e oggi vedrebbe premiati, insieme a quelli che non sapevano, anche coloro che se ne sono fatti beffe. Beffe che erano quasi un sistema: non appena veniva fatto un condono, in molti si affrettavano prontamente a costruire. Premiare questi comportamenti forse non sarebbe proprio un grande messaggio di legalità.   Insomma, questo DDL sembra essere l’ennesimo colpo di coda della politica che cerca di reagire compatta (almeno a livello locale), mettendo da parte appartenenze politiche e storiche antipatie. Un  po’ come quando, nei film di fantascienza, le grandi potenze del mondo si uniscono per fronteggiare l’attacco degli alieni. C’è da chiedersi se davvero Crocetta vuole invadere la terra. Intanto, da troppo tempo ormai, gli abusivi hanno invaso le coste.   Egidio Morici www.500firme.it