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06/08/2013 07:45:00

Bioreattore per i rifiuti a Mazara. Si fa perché "la differenziata è passata di moda..."

 Aula Consiliare semideserta in occasione della conferenza di servizi a Mazara del Vallo, per discutere del progetto di un Bioreattore per il trattamento dei rifiuti.

In sostanza a Mazara si vorrebbe realizzare un centro di trattamento dei rifiuti solidi urbani con una nuova tecnologia in grado di produrre energia alternativa. Si tratterebbe di un bioreattore con tecnologia Best. Il progetto è della Società Unità di Misura s.r.l. (UDM) di Milano che , in collaborazione con la Società di ingegneria Montana S.p.A., ha trovato alcune aree dove far sorgere la struttura, in zona San Nicola. Questo bioreattore dovrebbe trasformare i rifiuti in energia pulita. L’impianto quindi dovrebbe smaltire rifiuti organici, inorganici, sfabbricidi, amianto, e rifiuti biogreadabili gestiti attraverso la cosiddetta “bioreazione”. Inoltre lo stabilimento potrà accogliere anche i rifiuti speciali
Il progetto della ditta milanese si baserebbe sulla capacità di accelerare i processi naturali di bioreazione senza generare criticità ambientali azzerando gli impatti che sono classici di un impianto di discarica tradizionale.
Pochi i cittadini presenti, pochi i rappresentanti istituzionali e anche i consiglieri comunali.
C’era Gianluca Moro, amministratore di Unità di Misura (società che finanzierà il progetto) che si aspettava forse più gente. “Eppure noi abbiamo invitato anche le associazioni, come per esempio Legambiente tramite la sede nazionale”.
Quello di Moro è il primo intervento. Comincia facendo un excursus sulla sua esperienza trentennale in materia di gestione di rifiuti cominciando con la raccolta del vetro, a Milano. Ciononostante si rende conto che oggi la raccolta differenziata non è proponibile in termini di costi e sostenibilità. “E’ passata di moda. Non si raggiungeranno mai certe percentuali. Non ci riescono al nord e quindi non ci riuscirà il sud e la Sicilia in particolare.” Aggiunge anche che non è questione di cultura. I rifiuti ci sono e vanno smaltiti. Ecco, dunque, la proposta del bireattore progettato dalla società Montana con tecnologia BEST che risolverebbe il problema della gestione dei rifiuti in una regione come la Sicilia in cui sono presenti molte criticità. Il bireattore compatterebbe i rifiuti e utilizzerebbe il percolato reimmettendolo in circolo.
Il bioreattore però non prevede una separazione a monte come, invece, stabilisce la normativa europea e quella nazionale. La separazione è prevista alla fine, pratica che lascia qualche dubbio sul recupero dei materiali in eccesso, che probabilmente andranno in discarica.
I fautori del progetto sostengono che si avrà una riduzione della tariffa sui rifiuti. Fanno attenzione alle parole, evitano di parlare di discarica quando descrivono il bioreattore, ma ogni tanto la parola “discarica” scappa. Come è scappata all’ing. Condorelli. Condorelli e Piero Simone, geologo, fanno un intervento quasi insieme. Presente all’incontro anche Prof. John Schert, Direttore del Hinkley Center for Solid and Hazardous Waste Management, University of Florida. Inizia con i saluti, mi piace l’Italia, la Sicilia in particolare (guiro, sembrava di stare ai concerti, tipo ciao Italia e cose di questo tipo). Ha mostrato delle immagine di discarica e bioreattori dicendo che queste sono delle soluzioni diverse dalle discariche comuni.
Poi la parola è passata ai cittadini. Non hanno aperto bocca invece i rappresentanti del Movimento 5 Stelle, quelli di Legambiente Mazara, e quelli del Wwf. Solo due dei Consiglieri comunali che hanno seguito l’incontro hanno approfittato anche della possibilità di fare domande e chiedere chiarimenti. Vincenzo Pecunia, Presidente della Commissione ambiente, ha posto l’attenzione sul rapporto tra salute e inquinamento e in particolare ha fatto riferimento ai pericoli derivanti dalla gestione dei rifiuti in discarica. Frazzetta ha invece chiesto lumi sulla copertura finanziaria del progetto.
Non sono mancate le domande sul funzionamento tecnico dell’impianto, sull’impatto ambientale che lo stesso potrebbe avere per esempio in termini di consumo di acqua e di inquinamento delle falde acquifere, sul numero di posti di lavoro (dovrebbero essere poco più di 20 presso l’impianto oltre all’indotto). Dall’aula arrivano anche domande sui fanghi del porto e sull’amianto (vanno in una discarica a parte? Verranno trattati? Come?). Le risposte non sempre sono chiare, però non sempre sono chiare, e si rinvia alla visione del progetto. Moro, in particolare, ha precisato che l’impianto rispetterà le disposizioni normative previste dal D.Lgs. n. 36/2003 “Attuazione della direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti” e ci mancherebbe che l’impianto nascesse già non a norma.
Sciabica dell’associazione “Pro Capo Feto”, della Federazione nazionale Pro natura, chiede come mai è stata scelta proprio quell’area, San Nicola, e con quali criteri è stata effettuata la scelta. Gli rispondono che l’area è stata scelta anche perché c’è già una discarica. Vicino c’è infatti la discarica di Misiddi.
Tiziana Giacalone, dell’associazione “Tueri Naturam” che aderisce alla strategia Rifiuti Zero ha chiesto in che modo il progetto del bioreattore si coniuga con la necessità di rispettare le percentuali di raccolta differenziata e la “gerarchia dei rifiuti” previsti dalla direttiva comunitaria sui rifiuti. La gerarchia sui rifiuti prevede al primo posto la prevenzione, il riutilizzo, il riciclaggio, il recupero e solo alla fine lo smaltimento in discarica. E’ stato chiesto anche come intende agire l’azienda al fine di garantire la partecipazione attiva dei cittadini rispetto al loro progetto.
Moro ha ripetuto che la differenziata non è proponibile per i costi, per la cultura che manca, e poi ha ricordato che il contributo ambientale CONAI non rimane nelle casse dei Comuni come invece dovrebbe. In sostanza la differenziata è da cancellare, o meglio, da rimandare, quando la gente sarà pronta. Al momento è meglio fare il bioreattore, questo sostengono i vertici dell’azienda che vorrebbe costruire l’impianto a Mazara.