Non si mettono bene le cose per gli imputati al processo sui presunti abusi sessuali commessi ai danni di una ospite minorenne dell’Istituto Rubino di Marsala. Non si mettono bene perchè nel corso dell’ultima udienza si è seduta nel banco dei testimoni una ragazzina compagna d’istituto della giovane presunta vittima. E ha raccontato la sua versione. Cosa ha visto, le sue impressioni, a cosa ha assistito. La ragazza alle domande dei magistrati e avvocai degli imputati ha detto che quando sarebbero successi i fatti “non mi sono accorta di nulla. Adesso però, con il senno di poi, il bidello qualche comportamento equivoco ce l’aveva. A quei tempi non ci avevo fatto caso, ero anche molto piccola. Il processo si tiane al Tribubale di Marsala. Imputati sono Giuseppa Signorelli, 50 anni, ex responsabile dell'unità assistenziale dell'Istituto Rubino, e Vincenzo Galfano, di 48, bidello. I due sono da oltre un anno agli arresti domiciliari. Secondo l’accusa l’ipotesi del reato è quello di “violenza sessuale continuata e aggravata di una minorenne”. Accusa pesantissima. La ragazzina che avrebbe subito, secondo l’accusa, gli abusi sessuali adesso ha 16 anni, ed è costantemente seguita.
Intanto è venuto fuori che il Tribunale del minori, dopo la denuncia presentata sui presunti abusi sessuali, aveva disposto l'allontanamento della presunta vittima dal nucleo familiare. A fornire la notizia, in aula, è stata l'assistente sociale del Comune Caterina Safina, uno dei testi d'accusa chiamati a deporre dal pm Dino Petralia. Da allora la ragazzina, adesso 16enne, si trova presso una comunità protetta. “Il decreto - hanno, poi, affermato, gli avvocati Stefano Pellegrino e Roberta Piccione, difensori dei due imputati - dispone anche il divieto per la madre di prelevare la minore e gli incontri vengono concessi in maniera assistita”. A contestare, però, l'ingresso in dibattimento della novità è l'avvocato di parte civile, Simona Nathalie Lo Sciuto, che dichiara: “Le informazioni delicate contenute nei decreti del Tribunale dei minori transitate nel procedimento a corredo dell'esame della dottoressa Safina e relativa al rapporto madre-figlia esulano dall'oggetto del processo e il riferimento ad esse serve, verosimilmente, a sviare l'attenzione dai fatti odiosi per cui il procedimento penale è in corso”.