Si terrà oggi l'udienza preliminare del processo che ha preso spunto dalle indagini investigative sulla a falsa cieca scoperta qualche tempo fa a Marsala. La signora, Giuseppa Rita Amato, 74 anni, percepiva, secondo la Procura della Repubblica (a coordinare le indagini è stato il sostituto procuratore Dino Petralia) una pensione di invalidità, appunto, perchè non vedente, quando in realtà, ha scoperto la Guardia di Finanza, ci vedeva benissimo. Tanto che l'ha immortalata in un video mentre giocava a carte in un circolo. E non certo al buio.
Secondo la Finanza tra il 2006 e il 2008 ha percepito dall'Inps 78.000 euro. Dopo la denuncia nei confronti della signora le indagini sono andate avanti, e così adesso sono coinvolti alcuni noti medici marsalesi che - da componenti della commissione medica dell'Asp - hanno certificato la condizione di cecità della donna. Per loro è stato chiesto il rinvio a giudizio dalla Procura di Marsala e si presenteranno davanti al Gup Annalisa Amato.Si tratta di Gaspare Lucio Casano, di 64 anni, Andrea Farina, di 60, Saverio Urso, di 57, e Francesco Salvatore Pellegrino, di 59 anni. Con loro, il rinvio a giudizio è stato chiesto anche per un altro oculista di Marsala, Salvatore La Valle, di 60 anni, la cui consulenza, secondo gli inquirenti, avrebbe contribuito al riconoscimento della falsa invalidità. Nei confronti degli indagati il Gip Saladino ha disposto il sequestro"per equivalente" della somma che sarebbe stata indebitamente percepita dalla signora, appunto, 78.000 euro. Le accuse, a vario titolo, sono falso, truffa aggravata e induzione in errore per il reato di falso.
Secondo Stefano Pellegrino, avvocato difensore di alcuni degli indagati, "in realtà la commissione medica aveva deciso di ritirare la pensione di invalidità alla signora Amato - racconta - ma lei ha fatto ricorso al giudice del lavoro che invece le ha dato ragione. La commissione sapeva che la signora non era una cieca assoluta, tant'è che quando l'hanno invitata a firmre lo ha fatto in maniera soddisfacente".
L'indagine è scattata dopo una segnalazione arrivata al 117.
In Sicilia le stime parlano di oltre 20 mila falsi invalidi a fronte di 292 mila invalidi veri.
Un numero impressionante se si calcola che ognuna di queste pensioni ha un importo medio mensile superiore a 400 euro. La Sicilia è la seconda regione italiana che truffa lo Stato, preceduta solo dalla Campania. Un raggiro di oltre un miliardo di euro l’anno che coinvolge anche medici, politici e burocrati conniventi. Della ‘fabbrica dei falsi invalidi’ si occupa il nuovo numero di ASud’Europa, rivista del Centro Pio La Torre.
Disoccupati, cassintegrati, poveri e delinquenti. Gli aspiranti falsi invalidi, come rivelato dalle indagini delle Fiamme gialle, vengono dai ceti più bassi della società. Ma ottenere un “salario” mensile per una patologia inesistente non è una loro iniziativa. Molti non ne conoscono nemmeno l’esistenza.
La falsa invalidità è una proposta. A farla sono personaggi spesso vicini agli ambienti mafiosi, portantini e pregiudicati. Persone che fanno da tramite per ricevere assegni che raggiungono i 5 mila euro. In contanti ed anticipati.
MAZARESE VIOLENTO. Si apre oggi a Marsala il processo che vede imputato G.C. di 39 anni, di Mazara del Vallo. E' accusato di violenza privata, sequestro di persona, lesioni personali ed appropriazione indebita nei confronti dell’allora sua fidanzata, l’agrigentina R. L. G., di 41 anni, che in udienza si è costituita parte civile. I fatti risalgono all’inizio di Novembre del 2008 e sono accaduti a Mazara del Vallo, in piena notte, presso la villa al mare di G. C., in un posto isolato della cittadina, dove R. L. G. si trovava ospite dal fidanzato. Secondo l’accusa l’uomo cercò dapprima di costringere la R. L. G., che si trovava sdraiata e dormiente su un divano a piano terra, a seguirla nella camera da letto che si trovava al primo piano della villa, nonostante l’opposizione della donna, che ha tentato ripetutamente di liberarsi dalla presa; poi per vincere la resistenza della donna, l’ha colpita con un violento schiaffo al viso, procurandole lesioni personali giudicate guaribili in 6 giorni. Inoltre l’uomo, al fine di assicurarsi l’impunità per quanto aveva commesso, prima sottraeva alla R. L. G. il telefonino cellulare per impedirle di chiamare aiuto e poi, per lo stesso fine, la privava della libertà personale, impedendole di allontanarsi dalla abitazione, che peraltro era munita di grate in ferro. I fatti furono immediatamente denunciati dalla R. L. G. ai Carabinieri, una volta riacquistata la libertà.