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23/10/2013 08:31:00

"Falsa cieca" a Marsala: a giudizio i cinque medici. Usura: chiesti 10 anni per Bilardello

Sono stati alla fine rinviati a giudizio dal Gip del Tribunale di Marsala Annalisa Amato i  cinque medici accusati di avere contribuito a far riconoscere la pensione d`invalidità ad una "falsa cieca"  che tra il 2006 e il 2008 ha percepito 78 mila euro dall`Inps. Ad essere processati davanti il Tribunale di Marsala (prima udienza fissata per l`8 gennaio prossimo), saranno i quattro componenti della commissione che visitò la donna: Saverio Urso, di 57 anni, Gaspare Lucio Casano, di 64, Andrea Farina, di 60, e Francesco Salvatore Pellegrino, di 59, nonché un altro oculista, Salvatore La Valle, 60 anni la cui consulenza per gli inquirenti avrebbe contribuito con maggior decisione al riconoscimento della "falsa invalidità".

Alla sbarra vi sarà poi la fasulla non vedente, Giuseppa Rita Amato, di 74 anni. Le accuse a vario titolo contestate sono falso, truffa aggravata e induzione in errore per il reato di falso. A condurre l`indagine è stata la Guardia di finanza. "La commissione medica - ribatte però l`avvocato difensore Stefano Pellegrino - aveva disposto la sospensione della pensione. Poi, fu il giudice del lavoro su ricorso della donna a disporre l`erogazione".

USURA. La condanna di tutti i sette imputatiè stata invocata in Tribunale, a Marsala, dal pm Giulia D'Alessandro nel processo scaturito dall'operazione anti usura effettuata il 19 giugno 2009 dalla sezione di pg della Guardia di finanza presso la Procura.
La pena più pesante (10 anni di carcere e 30mila euro di multa) è stata chiesta per il principale protagonista della vicenda giudiziaria, il 72enne commerciante marsalese Giacomo Bilardello, titolare di un negozio di autoricambi a Strasatti, che nel 2009 finì in carcere. Quattro anni di reclusione e 10mila euro di multa ciascuno, invece, sono stati invocati per Pietro De Vita, di 50 anni, dipendente di Bilardello, allora posto ai domiciliari, Elisa Conticelli Ottoveggio, di 54, e il mazarese Bartolomeo Pacetto, di 52, all'epoca dei fatti direttore dell'agenzia di Petrosino della Banca Popolare di Lodi, al quale il gip impose il «divieto di esercitare, per la durata di due mesi, la professione di funzionario, o comunque impiegato, presso istituti bancari». Chiesti 3 anni di carcere e 8mila euro di multa per Giuseppa Errante Parrino, di 51 anni, commerciante, un anno e mezzo e 5mila euro di multa per Nicolò Salvo, di 49, entrambi di Castelvetrano e un anno e due mesi, con 3mila euro di multa, per Giuseppe Burzotta, di 63 anni, di Mazara.
I reati a vario titolo contestati sono quelli di usura ed esercizio abusivo dell'attività finanziaria. Bilardello, De Vita, Pacetto e Conticelli sono, inoltre, accusati anche di associazione per delinquere. I tassi d'interesse praticati sarebbero stati, in alcuni casi, di oltre il 450 per cento annuo. Una sessantina i casi di usura contestati. Per alcuni il pm è stato costretto a chiedere l'estinzione del reato per prescrizione, per altri l'assoluzione con formula dubitativa. Per Bilardello, infine, è stata chiesta la confisca di beni e società «per equivalente» all'ammontare dell'illecito guadagno.
Per le parti civili, l'avvocato Giuseppe Gandolfo ha, invece, chiesto un risarcimento danni di 500mila euro in favore dell'associazione antiracket e antiusura e 30mila euro ciascuno per le quattro presunte vittime assistite (in tutto, le parti civili sono 11). Nel 2009, l'operazione delle Fiamme Gialle (avviata a seguito di un'indagine dei carabinieri di Partanna) sfociò anche nel sequestro della «Autoricambi di Bilardello Giacomo», di quote (per oltre 100mila euro) di due società dello stesso commerciante e di beni immobili per un valore di oltre 300mila euro.