Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
15/12/2013 07:00:00

Ricordando Don Andrea Parrinello - Il racconto di Pietro Rallo

Torna l'appuntamento con il ricordo domenicale di Don Andrea Parrinello, un grande personaggio sportivo che dal dopoguerra fino agli anni 70 ha rappresentato il principale punto di riferimento per tutti i giovani marsalesi che si sono avvicinati al mondo del calcio, creando un vivaio di giovani calciatori che si sono affermati sia nei tornei giovanili che in molte squadre dilettanti e professioniste. Un comitato nato appositamente e formato da Salvatore Lo Grasso,
Emanuele Parisi, Totuccio Cardinale e Rino Bonomo lo ricorda con una raccolta di racconti e testimonianze che Marsala.it pubblica settimanalmente

 

Episodio raccontato da Pietro Rallo, nato a Marsala il 7.02.1943. Ha giocato nell’Olimpia dal 1957 al 1960.  
Quando avevo soltanto 14 anni,  purtroppo, venne  a mancare mio padre.  La sua prematura scomparsa ha certamente accresciuto le difficoltà economiche in cui  già versava la mia famiglia. Era l’anno 1957 e  Il tenore di vita di quel periodo era per tutti quanti molto modesto. Non era ancora il tempo del Boom economico quando, in ogni casa,  cominciarono  ad entrare, uno dopo l’altro, elettrodomestici quali frigoriferi, televisori, lavatrici, telefoni, auto e altre comodità oggi indispensabili per ogni essere umano vivente.  Per cui era fondamentale continuare il lavoro che mio padre aveva intrapreso. Si trattava di un’attività artigianale di un forno a legna per la produzione del pane. Attività, ora come allora, molto impegnativa e faticosa. Mia madre e  mia sorella maggiore mandavano avanti quell’attività con molti sacrifici. Mio fratello era impegnato con gli studi,  praticava già l’atletica leggera  ed inoltre collaborava attivamente con l’associazione A.C.L.I.  della quale, tempo dopo, ne divenne  presidente.  Quindi  nessuno in famiglia  voleva coinvolgerlo in altre responsabilità.  Proprio nel periodo in cui mio padre ci lasciò io avevo da poco conosciuto la gioia che il gioco del calcio può dare, quando lo si ama come io l’amavo. E’stato, perciò, necessario, oltre che doveroso, scendere a patti con la mia famiglia. Convenimmo  che  anch’io avrei contribuito al lavoro, durante le fasi di preparazione dell’impasto,  cioè per  ben due riprese  ogni notte.  In cambio ottenni che avrei potuto continuare a sognare di realizzare il mio desiderio. Giocare al pallone, possibilmente nella squadra giovanile dell’Olimpia, dove già altri miei conoscenti avevano assaporato  momenti di vera gloria. Il miracolo si è compiuto poco tempo dopo quando, inaspettatamente, alla biglietteria di un noto cinema di Marsala (il Bellini oggi fuori esercizio)  mi sono trovato davanti, in carne ed ossa,  proprio lui,  Don Andrea Parrinello.  La domanda che mi ha fatta è stata semplicemente se ero disposto a giocare  nell’Olimpia. Quell’uomo,  a mia insaputa, mi aveva già adocchiato,  evidentemente credeva nelle mie possibilità. Non è difficile immaginare la risposta che gli ho data. La sua guida e i suoi insegnamenti, non solo calcistici, hanno fatto sì che quei quattro anni trascorsi in quella squadra, sono stati i migliori della mia vita, compresi quelli successivamente giocati  nella prima squadra del Marsala 1912.              

 

Marsala, lì     23.06.2013   

                                                                                                                                         Pietro Rallo